Un’altra donna spunta nella latitanza dorata di Messina Denaro

Insegnante come la Bonafede, nome top secret, ma ieri è stata sentita dai pm antimafia
Un paio di giorni dopo l’arresto del capo mafia Matteo Messina Denaro, si era presentata dai carabinieri per dire che con il boss aveva intrattenuto una relazione, ma l’uomo a lei aveva detto chiamarsi Francesco Salsi, medico in pensione. Due anni dopo ieri la donna, professoressa di matematica è stata sentita dai pm antimafia di Palermo come indagata. E questo dopo le ulteriori indagini condotte dal Ros dei Carabinieri e dallo Sco della Polizia. Lo scrive oggi il quotidiano La Repubblica. «Diceva di chiamarsi Francesco Salsi — mise a verbale — e che era un medico anestesista in pensione». «Mai sospettato che si trattasse di Matteo Messina Denaro, sono sotto choc». La donna è di Campobello di Mazara ed insegna a Mazara del Vallo. Davanti ai pm stavolta è rimasta in silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. E’ indagata di favoreggiamento aggravato, secondo quanto accertato dagli investigatori attraverso la lettura di alcuni dei “pizzini” trovati nella casa di Campobello di Mazara, ultimo nascondiglio del latitante. Come è stato per Laura Bonafede, l’insegnante figlia e moglie di boss di mafia, condannata per mafia a 11 anni e 4 mesi, anche la professoressa e insegnante di matematica, il cui nome non è stato svelato dagli inquirenti, non avrebbe avuto solo il ruolo di amante del boss. Ma avrebbe avuto ruolo di favoreggiamento, quindi avrebbe saputo di chi si trattava nella realtà, non era il dott. Salsi ma il mafioso Matteo Messina Denaro. Quando venne sentita da teste, cinque giorni dopo la cattura del latitante, bloccato dai Carabinieri mentre andava a fare la chemioterapia presso la clinica “La Maddalena” di Palermo, il 16 gennaio 2023, la donna raccontò di aver incontrato il «Ho intrapreso quella relazione in un momento di crisi personale e coniugale». Spiegò di avere conosciuto il “dottor Salsi” in un supermercato di Campobello, vicino casa sua. «Fu lui a presentarsi». «A settembre ci scambiammo il numero di cellulare». Il mese successivo, la donna era già nell’appartamento di via Cb 31, il covo del superlatitante. «Mi diede appuntamento a Mazara del Vallo — raccontò ancora — andammo a casa sua con l’Alfa Giulietta che ho visto in Tv». «Mi invitò altre volte — spiegò la donna, rispondendo all’ennesima domanda — ma l’ho sentito solo telefonicamente, sino a pochi giorni prima del suo arresto». Per i pm, l’insegnante ora indagata nei “pizzini” viene indicata come “Sbrighisi” e “Handicap”, a tradirla anche alcuni particolari emersi nelle lettere al boss firmate da Laura Bonafede, che quindi sarebbe stata a conoscenza della frequentazione tra la prof. E Messina Denaro. Anche la vivandiera Lorena Lanceri, pure lei condannata, sapeva della relazione e parlava dell’insegnante indicandola come « gatta morta».

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