Nei giorni scorsi, è stato annunciato dalle testate giornalistiche (compresa la nostra) che a Trapani, il 26 luglio prossimo, si svolgerà la prima edizione del Pride della città.
In un mondo normale, non ci sarebbe nulla di straordinario o di eccezionale, a parte l’entusiasmo di organizzare per la prima volta una giornata di sensibilizzazione e rivendicazioni di diritti sacrosanti. Una richiesta semplice, elementare, che capirebbe anche un bambino. In pratica, una società che non prevede cittadini di serie A e di serie B sulla base dell’orientamento sessuale. E invece no, sarebbe troppo bello! In tanti abbiamo assistito attoniti allo show dell’ intolleranza, dell’ odio e dell’analfabetismo funzionale. Un becero “hate speech” che riprende i soliti discorsi pre-confenzionati ad arte, da fabbricanti d’odio, pronti all’uso per menti fragili.
Con un paio di click sul web è possibile fare un giro veloce fra i vari post delle testate giornalistiche locali, e non solo, per trovare centinaia di commenti del tipo: “che schifo, si dovrebbero solo vergognare”, “che bisogno abbiamo di queste carnevalate”, o peggio “verrò in camicia nera”, “perché gli etero non festeggiano?”.
Naturalmente ogni persona è liberissima di esprimere la propria opinione, nel rispetto di una dialettica costruttiva e della dignità umana. Ma nelle reazioni degli intolleranti non troviamo niente di tutto ciò. Solo odio e intolleranza. E già basterebbe questo per spiegare le motivazioni per cui occorre ancora organizzare e partecipare ai Pride.
Ma proviamo anche a dare qualche numero in più per spiegare il motivo per cui è importante organizzare e partecipare al Pride.
Secondo il barometro dell’odio, pubblicato da Amnesty International nel 2022, un rapporto che monitora il livello di discriminazione e hate speech nel dibattito online, i bersagli dell’odio che troviamo in cima della lista sono: persone con background migratoria, il mondo della solidarietà e le persone LGBTQIA+. Nello stesso rapporto si evince come gli utenti premiano, tramite like o reazioni, i discorsi d’odio.
Nell’ottobre del 2024 la Commissione Europa contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) chiede all’Italia una serie di azioni urgenti di contrasto al razzismo, all’intolleranza e ai discorsi di rete. Tra i temi anche l’attenzione ai continui pregiudizi, violenze, discriminazioni e discorsi d’odio nel dibattito politico nei confronti dei diversi orientamenti sessuali.
La Rainbow Map del 2024 di Ilga-Europa che effettua un monitoraggio su 49 paesi dell’area europea, utilizzando una serie di criteri legati ai diritti, discriminazioni, crimini d’odio, discorsi d’odio e interventi politico-legislativi, classifica l’Italia al 36° posto (dietro a Ungheria, Kosovo, Macedonia, Estonia…). L’Italia scivola verso il basso di due posizioni, rispetto al 2023.
E se non fosse abbastanza, di recente pubblicazione, troviamo il rapporto ISTAT 2024 sulle Discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT+ e le diversity policy o il EU LGBTIQ SURVEY III 2024 pubblicato dell’agenzia EU per i diritti umani.
Un quadro allarmante che dovrebbe coinvolgere tutti verso una maggiore responsabilità al tema e a ripudiare tutto ciò che riguarda odio, pregiudizio, violenza, intolleranza e discriminazione. Forse un giorno nessuno verrà più insultato per strada, picchiato, discriminato al lavoro o si toglierà la vita per la messa in discussione della propria identità. Forse un giorno non ci sarà nemmeno più bisogno del Pride. Intanto, fino a quel momento, benvenuto PRIDE TRAPANI 2025.