Incardinato il processo di secondo grado contro l’ex sottosegretario all’Interno accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
Appena il tempo di fare l’appello dei presenti, procedura utile a “chiamare” il processo contro il senatore Antonio D’Ali’ , e il dibattimento è stato rinviato al 27 maggio. Si tratta del processo di appello dopo quello di primo grado conclusosi con una pronuncia “andreottiana”, prescrizione e assoluzione. L’accusa anche in appello e’ rimasta identica, concorso esterno in associazione mafiosa. Al centro del dibattimento i rapporti tra l’ex sottosegretario all’Interno D’Ali’ è la famiglia mafiosa dei Messina Denaro, nonché i rapporti più recenti con imprenditori e mafiosi nell’ambito di una serie di “grandi appalti” nel trapanese. A chiedere il rinvio oggi alla Corte di Assise di Palermo, quarta sezione, presidente Spina, è stato il sostituto procuratore generale Nico Gozzo. In aula oggi c’erano gli avvocati difensori del senatore D’Ali, Bosco e Pellegrino, e gli avvocati di parte civile, hanno chiesto di costituirsi Libera, Comune di Castellammare, associazione Antiracket, centro Pio La Torre, con gli avvocati Enza Rando, Domenico Grassa, Giuseppe Gandolfo, Davide Bambina. Nell’appello, presentato contro la sentenza di primo grado, la Procura Generale ha chiesto la riapertura del dibattimento anche per sentire il sacerdote Ninni Treppiedi che sul finire del processo di primo grado decise di rendere una sua testimonianza per raccontare il “sistema” Trapani. Treppiedi per un lungo periodo e’ stato molto vicino al senatore D’Ali’ e in diretta ha raccontato di aver seguito incontri e ascoltato discussioni a proposito dell’influenza esercitata dal senatore D’Ali sulla “gestione” della cosa pubblica nel territorio trapanese e sui favori che sarebbero stati resi a imprenditori e a imprenditori vicini alla mafia.