Con la sesta parte dell’introduzione alla rubrica “La favola” delle Regie Trazzere di Sicilia, scritta egregiamente dal Dott. Antonino Messana, ci si può immergere nei meandri di questo argomento che racchiude nozioni squisitamente giuridiche, storiche e culturali. Giuà dall’introduzione si è messo in luce anche una farraginosa burocrazia siciliana e l’acquisizione di diritti locali da parte dell’ente locale siciliano in modo approssimativo. Ringraziamo chi finora ci ha seguiti, ma soprattuto il Dott. Messana per il paziente lavoro realizzato sinora con molta energia e dedizione.
Di Antonino Messana
Per presentare al lettore un perfetto quadro dell’Ufficio Trazzere e quello che ho vissuto anche allo scopo di far capire a chiare lettere che ciò che scrivo non è solo frutto di studio su libri, ma è essenzialmente anche frutto di esperienza diretta. In altre parole ho vagliato il campo. Ricomincio, pertanto, con l’iniziale discorso della legittimazione di una piccola particella di terreno della mia parente. Infatti, questo, come già detto all’inizio di questa rubrica, è stato il primo impatto con l’Ufficio in parola. Accenno, brevemente, per fare un discorso esaustivo e completo, alle procedure per legittimare una parte di terreno trazzerale.
Per ottenere un atto di legittimazione (tra privati costituirebbe atto di vendita perché c’è un prezzo cioè un corrispettivo in denaro) occorre fare una domanda specificando la particella, il foglio catastale, il titolo di proprietà, la destinazione urbanistica del terreno (terreno agricolo o edificabile) e pagando una tassa (circa €. 200,00) per l’istruttoria. L’ufficio, vagliata la domanda, esegue il sopralluogo e con lettera raccomandata invita il richiedente a pagare l’importo calcolato a mq. ed a fissare la data per la stipula dell’atto, a mezzo di un dipendente denominato “Ufficiale rogante”. Per chiarezza di esposizione ho sotto riportato, come fac simile, e nel rispetto della privacy, la raccomandata inviata alla mia parente. Il lettore può osservare che la richiesta è stata avanzata nel giugno 2008 (Riferim. Istanza prot.N….del 2008); l’Ufficio risponde, dopo quasi un anno, esattamente il 12 maggio 2009. Oltre la somma di €. 3.021\00, si aggiungono le spese di bolli, di registrazione, di trascrizione, ecc., che assommano a circa 1.000 euro. Quando, tutto è pagato viene stipulato l’atto. La legittimazione si è conclusa ad ottobre 2009. Tempo impiegato trascorso anni uno e mesi 4.
Da quella data, fine ottobre, non soddisfatto del lavoro svolto e nel ricordo della causa difesa dall’Avvocato Virga di Palermo, ho ricercato la sentenza presso gli Uffici Immobiliare di Palermo e Trapani, stimolato, anche, da amici. Esito negativo.
Dopo di ciò, ho seguito la strada di ricercare documenti e titoli presso l’Ufficio Trazzere, Così, l’11/10/2011 ho richiesto i Decreti Assessoriali e le Relazioni dimostrative di demanialità con i relativi titoli probatori delle trazzere Trapani-Palermo (R.T. 452) e Alcamo-Castellammare. Dopo oltre un mese mi vengono consegnati Decreti, Relazioni e le loro mappe, senza i titoli probatori, con la scusante che gli originali sono depositati presso Archivi Comunali, di Stato e Notarili. Qui sotto è riportata la risposta; il lettore ne può prendere immediata e diretta visione.
Nel 2012 c’è stato un’enorme scambio di corrispondenza. Con insistenza, fino al successivo mese di ottobre, ho chiesto Decreti, Relazioni e titoli probatori, non originali, delle seguenti Trazzere: R.T. 409 Magazzinazzi-Alcamo; R.T. 457 Pietralonga; R.T. 57 Alcamo-Raitano per Corleone. Riporto, sotto, una delle diverse richieste.
Ricevute le lettere e i documenti richiesti, come prima riflessione sulla risposta datami che i titoli originali li dovevo rintracciare presso gli Archivi, ho pensato che era diplomatica magari per evitare una ricerca negli archivi. Era del tutto banale possedere “i titoli originali, mi bastavano le copie appena leggibili, quindi, tralasciando per il momento questi altri documenti, mi tuffo a studiare e ripassare numerosissime volte decreti, relazioni e mappe. Con squallore o letto “i titoli inoppugnabili” nel Decreto. Ho trascorso mesi e mesi a capire le mappe e i luoghi, a causa, soprattutto, della mia ignoranza tecnica a leggere quelle specifiche carte. Ho acquistato tutti i fogli catastali riguardanti le trazzere in parola, al fine di conoscere i percorsi citati nei Decreti e nelle Relazioni. Alla fine, ho percepito che decreti, relazioni e mappe non erano in pieno accordo.
Incontravo spesso un amico architetto a cui mostrai le carte e anche lui dopo aver vagliato quelle carte si sorprendeva. I dubbi erano tanti, accenno per confermare quanto detto in precedenza: come mai per la Alcamo-Castellammare, la Relazione la denomina Timpi Rossi-Gammara; mentre il percorso in mappa tracciato dall’Ufficio è del tutto diverso? Così pure per la Trapani-Palermo, nominata dalle Forche e carica e scarica che incomincia dalle porte di S. Francesco e che conduce al Vallone Grande… e nelle mappe, la strada attraversa il Vicolo Nuccio Scio senza entrare in città per arrivare alla Madonna delle Grazie?
Allora sempre per sperimentare i percorsi ed in compagnia di quell’amico, ho camminato, per una verifica sul campo, dal bivio Setterino, le due biforcazioni: la strada (R.T. 659) che conduce al Fiume Freddo e l’altra, (R.T. 452) che attraversa il molino Marcione e arriva al Fiume S. Bartolomeo. Sempre, con l’architetto ho percorso le vecchie strade dello Spirito Santo fino al Castello di Calatubo verificando sia il percorso del Vicolo Nuccio Scio che si congiungeva con quella di Calatubo nei pressi a dello Spirito Santo, sia la strada diretta, a nord-est per Calatubo. Conclusioni: i dubbi diventavano certezze. In altre parole, abbiamo scoperto che c’erano sicuramente imbrogli o nelle mappe o nelle carte.
Dopo questa esperienza e studi, rivisito la risposta dell’Ufficio Trazzere e rifletto sul cercare i titoli presso gli archivi dei Comuni. Ho preso i contatti con gli Uffici tecnici dei Comuni di Alcamo e Castellammare, mostrando loro Relazioni ed i titoli in esse contenute. Ad Alcamo mi hanno detto che un incendio aveva bruciato gli archivi. Quindi, ricerche fallite. Anche Castellammare non è stato in grado l assecondare la mia richiesta. Adesso, mi restavano di vagliare gli Archivi come ultima chance.
Per farla breve, mi sono recato agli Archivi di Stato di Palermo: Catena e Gancia, ho mostrato le Relazioni dicendo che cercavo tutti i titoli in esse elencati. La gentilissima dottoressa Maria Neglia ed altre sue colleghe mi spiegarono che per ricercare quelle carte era necessario conoscere il fondo archivistico, la serie e il volume.Ho domandato se potevo rintracciare, almeno, delle antiche mappe e carte catastali senza altre specificazioni, e mi hanno risposto che potevo trovarle alla Gancia ed all’Archivio di Stato di Trapani. Mi hanno dato, inoltre, numerosi suggerimenti per ricercare atti e documenti riguardanti le trazzere. Insomma, ho trovato un ambiente fertile per i miei fini. Pure il personale di staff mi ha dato preziosi suggerimenti. All’Archivio di Stato di Trapani ho conosciuto il Dottore Stefano Fontana, ricercatore, profondo studioso e pionieristico scrittore, che già nel 2001 pubblicava “Il mito delle Regie Trazzere di Sicilia” . Conoscere il Fontana, per puro caso è stata la mia fortuna. Sicuramente, una volontà misteriosa ed invisibile aveva deciso di spianarmi la strada per conoscere e divulgare la verità sulle trazzere di Sicilia. Invece, conoscere l’Architetto Santagati, è stato frutto di studi e ricerche.
Dai primi mesi del 2012 non ho più abbandonato l’Archivio di Stato “Catena” di Palermo, in particolare acquistando numerosi documenti con metodi informatici. Mi invitano a partecipare a conferenze e manifestazioni.
Il 9 marzo con mia richiesta protocollata al n. 8652 ed, in risposta alla lettera con la quale dovevo ricercare i titoli presso archivi, ho reso noto che mi occorrevano i fondi archivistici, le serie ed i volumi.
Dopo poco meno di tre mesi, 2 maggio l’Ufficio così ha risposto: “…lo scrivente ufficio sconosce i dati necessari per la richiesta archivistica presso gli Archivi di Stato (fondo, serie, n° di volume) dei “titoli probatori” indicati nella relazione di demanialità, non essendovi citati gli estremi negli atti rinvenuti in ufficio. Qui sotto riporto integralmente la risposta dell’Ufficio come documentazione.
Certamente non avevo il piacere di fare ricerche all’Archivio di Stato. Volevo solo i titoli in fotocopia (non gli originali), i fondi archivistici non mi interessavano. Quindi, risposta senza senso. Mi dovevano semplicemente consegnare gli atti rinvenuti in ufficio, senza gli estremi dei fondi archivisti. Perché non l’hanno fatto? E’ possibile che non avevano nulla? Intanto, non scoraggiato dall’impossibilità di trovare i titoli delle “Relazioni,” per mancanza dei fondi archivistici, ho continuato con le ricerche e nel contempo ho fatto altre richieste per ottenere i titoli.
Il 6 agosto con nota protocollata al n.25477 ho richiesto ancora una volta le copie (specificando dai vostri archivi) dei titoli probatori delle Trazzere n.390, 108,452 e 409. Purtroppo nessuna risposta. Il 9 ottobre faccio protocollare al n. 31774 un sollecito, che riporto, qui sotto, integralmente per documentazione. Il lettore può osservare che ho chiesto i titoli degli archivi dell’Ufficio e che aspetto una risposta sia pure negativa.
Questa volta con solerzia, rispetto alle precedenti comunicazioni, mi arriva a casa una lettera di risposta e costituisce l’ultima della serie. La nota con protocollo n. 34222 del 29 ottobre 2012 mi comunica che “per motivi contingenti di organizzazione di questo ufficio, quali carenza di personale e di attrezzatura per la foto riproduzione, non è possibile la fornitura delle copie fotostatiche da Lei richieste. E’ nostro proposito quello di organizzare il nostro archivio storico…” Il lettore può leggere con i suoi occhi.
Che risposta meschina! Poveretti non avendo la fotocopiatrice non potevano avere neanche carta. Dovevo fare altra richiesta, tranquillizzandoli, che fotocopiatrice e carta gliela portavo direttamente in Ufficio (la retorica non rientra nella mia forma mentis). Come risposta potevo far valere la legge regionale 30 aprile 1991, n.22. Il titolo V denominato accesso ai documenti amministrativi, offre con l’articolo 25 la seguente garanzia: “1 Al fine di assicurare la trasparenza dell’attività amministrativa e di garantire lo svolgimento imparziale della stessa, chiunque vi abbia interesse per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti ha diritto di accesso ai documenti amministrativi…”.2 Ai fini suindicati è considerato documento amministrativo ogni rappresentazione grafica, fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti formati dalla pubblica amministrazione, anche se trattasi d atti interni, o di atti comunque utilizzati ai fini dell’attività amministrativa”. La legge offre altre numerose garanzie che possono essere applicate nel procedimento di legittimazione di un terreno trazzeriale. Per esempio, il caso del diniego da parte del Comune della concessione o autorizzazione sotto condizione di sdemanializzazione. Altro che mancanza di fotocopiatrice, l’Ufficio Trazzere deve esibire tutti i titoli elencati nella Relazione, mappe e perizie comprese ed, anche, eventuali atti interni e quelli utilizzati durante l’attività svolta per accertare la consistenza delle medesime trazzere. Aggiungo, infine, che questi famigerati “titoli” non li hanno consegnati a legittimi proprietari di terreni definiti trazzeriali. Il documento sotto riportato dimostra che il vicolo EREMITA è la trazzera Regia n. 452. I cerchi rossi indicano il tratteggiato eseguito dall’Ufficio che allarga a circa m. 38 il vicolo. Le particelle dentro il tratteggiato sono state usurpate e gli attuali possessori, sicuramente in buona fede, se e volessero realizzare per esempio una costruzione dovrebbero pagare la sdemanializzazione. La carta sotto riportata è stata usata come titolo probatorio di trasferimento.
Nel caso specifico, invece di legittimare con quella carta catastale modificata, sarebbe compito dell’Ufficio dimostrare, con documenti originali, che l’intero percorso che collega Porta S. Francesco (come è scritto nella Relazione) con il vicolo Eremita fa parte della Trapani-Palermo R.T. 452. E, tra l’altro, tale status, è in contraddizione con quanto, abbiamo visto in precedenza e, cioè, che la trazzera era stata raddrizzata all’incrocio con la R.T. 108 percorrendo in lungo il Vicolo Nuccio Scio. Ricordo che, era la SS.113 che arrivava alla Porta S. Francesco e non la Trazzera Trapani-Palermo. Come prova ripropongo la mappa redatta dall’Ufficio Trazzere, ove ben si legge S.S. 113 che arriva a Porta S. Francesco, segnata con cerchi rossi e in linea retta (lati est-ovest) la Nuccio Scio segnata con cerchi bianchi.
I cerchi bianchi indicano la Via Nuccio Scio e quelli rossi evidenziano la SS. 113, che arriva a Porta S. Francesco; tratto non facente parte della Regia Trazzera n. 452.
Il lettore, se vuole, può tornare a vedere la precedente mappa nella parte V di questa Introduzione. Allora, come si concilia questa contraddizione? Se la 452 percorre la Nuccio Scio non può cominciare da Porta S. Francesco per scendere al Vallone Grande e viceversa.
Qui, ho chiuso l’avventura epistolare con l’Ufficio Trazzere, non perché mi sono arreso, ma perché mi è passata l’ansia di conoscere quelle carte e mappe dato che avevo già visto tanti di documenti, carte e mappe tali da considerare vere e proprie inutili quelle contenute nelle Relazioni. Infatti, le carte visionate portano alla conclusione che in Sicilia le Regie Trazzere si contano, proprio col contagocce. A questo punto, non mi resta che ringraziare l’Ufficio Trazzere di avermi data la possibilità di trasferire le ricerche su Uffici più appropriati e in possesso di “Vangeli”.
Stando così le cose, ho deciso di continuare la strada intrapresa e pubblicarne le conclusioni, allo scopo di lasciare indelebile traccia e incoraggiare specialisti in strade, come ingegneri e architetti, di sviluppare meglio questa mia modesta trattazione.
Già nel 2013, come già accennato, avevo visitato, evidentemente, gli Archivi di Stato di Trapani e Palermo (visto l’ambiente favorevole); le Biblioteche Comunali e Regionali di Palermo; la Biblioteca Fardelliana di Trapani; la Biblioteca della Società Geografica Italiana con sede a Roma; la Biblioteca della Società di Storia Patria di Palermo; l’Archivio Storico Comunale di Palermo; l’Istituto Geografico Militare, per citare i luoghi più importanti, ma anche tante altre Biblioteche (Francescana), in particolare modo a Palermo. Avevo già conosciuto l’Architetto Santagati e il Dottore Stefano Fontana. Di recente ho visitato, pure, la Biblioteca Nazionale di Madrid e la Biblioteca della sede provinciale dei Cappuccini di Palermo. Nello scorso mese di marzo ho visitato gli archivi dell’Arcivescovato di Monreale. Non esagero, anche perché molti amici e conoscenti lo possono testimoniare, ho raccolto centinaia e centinaia di documenti, carte topografiche e mappe ed ho fatto migliaia di fotocopie. Ho lavorato e continuo a lavorare nel mio studio con una valanga di carte.
Per chiudere questa lunga introduzione e prima di ringraziare le persone che mi hanno ascoltato, seguito ed aiutato, anticipo brevemente lo sviluppo dei prossimi capitoli. Inizio con la preistoria e tutte le civiltà successive (Greci, Romani, Bizzantini fino al 1.200 con Federico II) che hanno avviato l’impianto stradale in Sicilia. Seguono: le vicissitudini delle trazzere, la crisi di strade in Sicilia e la loro costruzione in epoca borbonica. Introduco, inoltre, la sorte delle regie trazzere nel Regno d’Italia e chiudo con una breve storia di Alcamo per allacciarmi alle numerose trazzere, in particolare alla Trapani-Palermo.
Passo ai ringraziamenti e già mi scuso in anticipo per qualche sicura dimenticanza, poiché ho coinvolto numerose persone.
Come prima persona sento il dovere di ringraziare mia moglie che ha accettato e tutt’ora acconsente, non senza lamentele, che due camere sono rimaste a lungo impegnate (cinque anni) da montagne di libri, carte, fotocopie, mappe arrotolate, faldoni. Lei non solo ha tollerato questo stato di fatto, ma ha pure letto e corretto i miei scritti. In altre parole, ha dato anche il suo contributo.
Devo ringraziare l’Architetto Santagati, mio maestro e mio autore. Sono stato onorato dalla Sua conoscenza personale, dai numerosi colloqui telefonici, dai suoi ringraziamenti scritti, nella conferenza di Monforte, per le carte e documenti riguardanti le regie trazzere che gli ho inviato. Con il suo contributo ho acquistato la “forma mentis” di base sulle trazzere di Sicilia e ho potuto arrivare fin qui.
Come seconda persona devo ringraziare il Dr. Stefano Fontana di Trapani che ho, nominato in precedenza. La sua conoscenza è stata una manna caduta dal cielo. Mentre l’Architetto Santagati l’ho cercato per miei studi, l’incontro con il Fontana è stato per caso. Mi recavo all’Archivio di Stato di Trapani e per due volte, il caso ci ha fatto incontrare. La prima volta egli ha indicato il libro di Antonino Lo Presti e la sentenza della Corte di Appello di Palermo con la quale la Regione Sicilia veniva pure condannata a rifondere anche le spese di processo, stabilendo che la R.T. 452 era la strada consolare romana larga 40 palmi. Successivamente mi sono onorato della sua amicizia, tanto che abbiamo parlato e fatte ricerche in collaborazione, sia a Trapani che a Palermo. Ho completato la mia cultura soprattutto con i suoi scritti e documenti antichi che possedeva riguardanti le regie trazzere e che me ne ha fatto, pure, omaggio.
Devo ringraziare il Dr. Alessandro Crisafulli, funzionario della Biblioteca del Dipartimento Ingegneria Civile (DICAM) dell’Università di Palermo; la Dottoressa Rosalba Guarnieri funzionaria della Biblioteca Comunale – Casa Professa di Palermo che mi ha indirizzato nelle ricerche non solo dei manoscritti ma anche di mappe ed altri documenti. Dr. Filippo Guttuso direttore della citata Biblioteca Comunale di Palermo, che ha ascoltato le mie necessità e mi ha predisposto la consultazione dei “Bandi” a partire dal 1700. La dottoressa Maria Neglia e gli amici alcamesi dell’Archivio di Stato di Palermo. Gli amici dell’Archivio di Stato di Trapani. Il personale della sala lettura della Biblioteca Fardelliana di Trapani che mi hanno permesso di fare numerose fotocopie e mi hanno aiutato a fotografare libri storici antichi. Grazie anche a Roberto Calia bibliotecario della Civica di Alcamo che mi ha dato alcune indicazioni su contrade e masserie di Alcamo. Grazie al professore Mariano Milana che mi ha ascoltato, letto e seguito fin dall’inizio le mie preliminari idee e le carte che già possedevo, il Dr. Ernesto Di Lorenzo che ha letto le mie prime carte, manifestandomi interesse e apprezzamento all’argomento Regie Trazzere, l’Architetto Ignazio Messana e l’Archeologo Ignazio Messana per collaborazioni e suggerimenti. Devo, ancora, ringraziare la Professoressa Rina Pennolino che ha letto e corretto pazientemente le bozze. Ringrazio il sito Alqamah che mi ha ospitato; in particolare il responsabile Dr. Marcello Contento che ha risposto tempestivamente alla mia richiesta via e-mail e si è, pure, precipitato a fissare un incontro, provvedendo con immediatezza alla pubblicazione. Desidero ringraziare, anche, le Signore Angela Chiarelli e Francesca La Monica della “Copisteria Print Paper” che mi hanno accompagnato a capire e collegare i numerosi fogli del Catasto di Alcamo. Ringrazio i miei figli Francesco e Fabio che hanno seguito i miei affanni. Vera ha, realizzato le mappe. Meritano un ringraziamento i compagni di vita dei miei figli: Lucia, Raffaella e Alberto che hanno prestato attenzione con tanta dedizione a questo mio lavoro. In queste ultime settimane ho, pure, conosciuto Mons. Saverio Farina, direttore dell’Archivio Diocesano di Monreale e la dottoressa Anna Manno, archivista di Curia. Ringrazio entrambi per l’accoglienza, in particolare la Dottoressa per la cortese e solerte risposta ad una mia richiesta tramite e-mail che mi ha permesso di visitare l’Archivio e per le congratulazioni che mi ha rivolto per avere letto sul sito le mie pubblicazioni. L’archivio è ricco di documenti sulla contrada Sirignano di Alcamo.
Per chiudere, dedico queste mie fatiche al mio nipotino di anni quattro Leone, già un ometto.