PALERMO. È stato presentato ieri il libro del pm Nino Di Matteo e del giornalista de “La Repubblica” Salvo Palazzolo al Palazzo della Aquile di Palermo, alla presenza del giornalista e scrittore Gianni Minà, Rino Cascio, giornalista di Rai Sicilia, Nadia Spallitta, delegata del Sindaco e del magistrato Vittorio Teresi.
“Collusi. Perché politici, uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia” edito da “Bur Rizzoli” è un libro in cui il pm racconta la sua esperienza di magistrato in terra di mafia, spiega i rapporti tra mafiosi e imprenditori, dei rapporti con la politica, con una parte della magistratura e delle forze dell’ordine. Di Matteo, che oggi è uno degli uomini più protetti d’Italia (dopo le minacce ricevute dal capo dei capi Totò Riina e ancora di più dopo le rivelazioni del collaboratore di giustizia Vito Galatolo che ha raccontato i piani di morte nei suoi confronti, ndr), ritenuto “il magistrato più temuto dalla mafia”, ha indagato sulle stragi di Capaci e via D’Amelio. Oggi è impegnato nell’inchiesta sulla trattativa (non più presunta) tra lo Stato e la mafia, che portarono alle stragi del ’92.
Nella Sala delle Lapidi del palazzo comunale di Piazza Pretoria, in una sala gremita di amici, giornalisti e forze dell’ordine, il giornalista e moderatore Rino Cascio ha esordito: “Questo libro è un pugno nello stomaco. La mafia oggi non è alle corde, e questo libro ci aiuta ad aprire un cassetto che spesso si dimentica di aprire. Ci sono politici “ubriachi ”, collusi, che spesso credono di non avere contatti con la mafia perché hanno degli intermediari.” In sala sono presenti anche il pm Francesco Del Bene e il procuratore di Palermo Francesco Messineo.
“Ho trovato il libro di Nino davvero un libro che dà pugni nello stomaco. – ha spiegato Vittorio Teresi, che fa parte del “pool” che indaga sulla trattativa Stato-mafia – Risponde a fatti con nomi e numeri, e racconta di vicende spesso dimenticate, portate a galla dei processi. I nomi ci fanno capire quali sono i fatti e le collusioni tra mafia, chiesa, imprenditoria e politica. Il libro ci racconta in anticipo i fatti di ieri (l’arresto di alcuni deputati dell’Ars, ndr).”
Più duro il giornalista Gianni Minà che ha sottolineato con forza che il fallimento della società moderna e gli errori del passato non sono serviti a niente: “la democrazia di questo paese fa schifo. Questo di Nino è un libro agghiacciante, non smentibile. L’Italia è il paese che ha avuto sette stragi di stato ma non ha mai punito nessuno.”Si è soffermato anche sulla questione della corruzione, che nel nostro paese è diventato un problema fondamentale che impedisce lo sviluppo del nostro paese e che porta necessariamente alla violenza. “Nino Di Matteo può contare su di me!” ha concludo Minà.
Quella che racconta Di Matteo nel suo libro, è una mafia diversa, che non colpisce più come un tempo. “Non spara, ma colpisce tramite il sistema economico” spiega il Questore di Palermo Guido Longo. Quella che abbiamo di fronte è sicuramente una mafia raffinata. “I capitali in circolo sono ingenti, e con i capitali si fanno le guerre. Noi non dobbiamo abbassare la guardia” ha concluso il Questore di Palermo.
“Questo è un momento per me e la mia famiglia molto difficile, amaro. – ha spiegato il pm Nino Di Matteo – Questo libro è una riflessione, uno stimolo alla conservazione della memoria. Ho attraversato momenti di solitudine e di isolamento ma la società civile non mi ha mai lasciato solo.”
“Le sentenze Andreotti e quella Dell’Utri sono state significative. – ha sottolineato – Dell’Utri è stato il tramite tra l’imprenditore Berlusconi e la mafia. Oggi citare i fatti che sono consacrati in sentenze definitive non è scontato. Fino ad oggi non è cambiata la responsabilità della politica nel voler recidere i rapporti con la mafia. Anche se ci sono le sentenze, non sono servite ad escludere alcuni soggetti dalla politica. I silenzi sanno essere più assordanti delle chiacchiere e degli insulti. La speranza deve partire dalla verità. È proprio la sete di verità e giustizia che porta all’ottimismo e alla speranza.”
“Adesso stanno iniziando ad attaccare i movimenti antimafia, – ha concluso – questo non è giusto, rischia di portare a Palermo il clima che si respirava prima delle stragi. Certe volte ho paura che la memoria si stia perdendo.”
Salvo Palazzolo invece ha sottolineato l’importanza del lavoro delle associazioni sul territorio. “Riina dal carcere se la prende con don Pino Puglisi e con don Luigi Ciotti. Oggi il nome che dobbiamo fare è quello di Matteo Messina Denaro, latitante da 23 anni. Non è un fantasma, non è più bravo degli altri. Matteo Messina Denaro è detentore dei segreti del passato, sicuramente è protetto da persone importanti. Questo libro cerca di dare una linea guida per combattere la nuova mafia.”
A termine dell’incontro un lungo applauso ha abbracciato il pm Nino Di Matteo che, tra una stretta di mano e l’altra, ha ringraziato tutti per l’affetto dimostrato. Oggi, Nino Di Matteo non è solo. La società civile è con lui e con il pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia.