L’ex sottosegretario all’Interno è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo di appello, dopo la sentenza di prescrizione e assoluzione, si è arricchito di ulteriori verbali, anche un rapporto sulla tangentopoli per l’appalto della videosorveglianza a Trapani.
Il processo di appello contro il senatore D’Alì non è ancora cominciato e però già ci sono i primi colpi di scena. Un incredibile giro di mazzette ci sarebbe stato a Trapani attorno all’appalto per la video sorveglianza: benefit che sarebbero stati elargiti e garantiti a favore di stretti collaboratori del parlamentare trapanese quando era, tra il 2001 e il 2005, sottosegretario all’Interno, denunciati furono anche imprenditori avvicinai o anche “distributori” delle mazzette, coinvolta alta burocrazia, da Trapani a Roma, di mezzo ci sarebbe anche il gruppo Finmeccanica con i suoi “papaveri” più importanti di un tempo, i manager Gualdaroni e Subbioni.
Oggi la prevista prima udienza del dibattimento di appello, davanti alla quarta sezione della Corte di Appello di Palermo, presidente Spina, è stata rinviata al 30 settembre. L’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Nico Gozzo, ha depositato nuovi atti a sostegno della richiesta, già scritta nei motivi di appello, di riaprire il dibattimento per sentire alcuni testi. Il deposito però non è avvenuto rispettando il termine dei cinque giorni per consentire alle difese di avere conoscenza degli atti, da qui il rinvio.
Al centro della produzione documentale c’è il tentativo, risalente al periodo in cui D’Alì era al Viminale, di fare trasferire da Trapani l’allora capo della Mobile Giuseppe Linares, da due anni direttore della Dia di Napoli. Vicenda che è denunciata anche al’interno del rapporto sulla “videosorveglianza”. Pressioni che sarebbero state esercitate nei confronti dell’allora capo della Polizia Gianni de Gennaro e che sono state raccontate anche dal sacerdote Ninni Treppiedi, sentito come teste dalla procura di Palermo.
I verbali depositati dal pg Gozzo riguardano le testimonianze di Treppiedi e Linares. Tra i documenti c’è anche la richiesta di misura di prevenzione nei confronti dell’ex deputato regionale della Dc, il salemitano Pino Giammarinaro.
Il processo contro il senatore Antonio D’Alì, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, si concluse in primo grado con una dichiarazione di prescrizione per i fatti contestati sino al 1994 e con una assoluzione per il periodo successivo. Al processo di appello hanno chiesto di costituirsi diverse associazioni, come è avvenuto già per il processo di primo grado. Tra queste Libera rappresentata dagli avvocati Enza Rando e Domenico Grassa.