I dem di Renzi alle prese con parecchi dolori mentre arriva a conclusione la campagna elettorale per il voto marsalese
Abbiamo cercato di seguire la campagna elettorale per il voto marsalese molto speranzosi di poter vedere rimesso in moto il laboratorio politico di un tempo. Le condizioni c’erano, perché i due maggiori candidati sindaci non a caso arrivati al ballottaggio, Alberto Di Girolamo e Massimo Grillo, indubbiamente posseggono le caratteristiche politiche necessarie. Il primo certamente per le proprie capacità professionali, il medico, il cardiologo, al capezzale del malato, viene da pensare, ma battute a parte c’è da riconoscergli il ruolo di professionista serio prestato alla politica. Il secondo un politico di razza che si ricorderà ha messo a rischio la propria carriera quel giorno in cui rifiutò quella candidatura alle spalle del governatore Cuffaro, all’indomani di una serie di iniziative che lo portarono anche nella sede giudiziaria a indicare il malaffare tra politica e mafia che gli stava intorno. Ha pagato un prezzo restando fuori dall’agone politico, e rispetto a Di Girolamo ha fatto un percorso inverso, politico prestato all’impegno sociale. Purtroppo le cose in queste settimane di campagna elettorale non sono andate bene rispetto alla speranza nutrita. Tracce di laboratorio politico non se ne sono viste, ad essere giusti diciamo se ne sono viste molto poche. Forse qualche punto in più in questo senso è riuscito a metterlo a segno Massimo Grillo. Non ce ne vorrà Alberto Di Girolamo ma quel sostegno sotterraneo arrivato dal senatore di Forza Italia Tonino D’Alì non gli ha fatto un gran bene. Voto disgiunto a parte, qualche stonatura c’è stata, le maggiori proprio dentro il Pd che sta dalla parte di Alberto Di Girolamo. Un partito parecchio pieno di dolori, tanto da far pensare al giovane Werther di Goethe. Tormenti e sofferenze amorose. Le ultime scelte strategiche poste in essere in provincia di Trapani dal Pd sono tutte finite col segno negativo: pensiamo ad Alcamo e all’uscita di scena di Bonventre e della gloriosa macchina da guerra del senatore Papania, pensiamo anche a Trapani dove il Pd ad un certo punto ha scelto il candidato del centrodestra Peppone Maurici, bocciato al ballottaggio, e che non ha saputo sfiduciare Damiano, pensiamo ancora a Marsala dove si è dissolta l’altra storica macchina da guerra dell’onorevole Giulia Adamo, o ancora a Castelvetrano dove addirittura è uscito bocciato dall’abbraccio con il sindaco Errante proprio il segretario provinciale Marco Campagna, spossessato della poltrona di vice sindaco. Il Pd è riuscito a vincere a Salemi dove la rottamazione dei vecchi politici è stata però decisa dalle indagini giudiziarie prima che dalla stessa politica.
Le elezioni marsalesi in questo scenario fatto più di disastri che di cose buone, dovevano essere l’occasione per mettere in evidenza il partito del rottamatore Renzi e invece…niente rottamazione. Ci si potrà dire che in campagna elettorale tutto è permesso secondo la filosofia del Macchiavelli (ogni fine giustifica il mezzo) ma allora per carità non parlate di rottamazione, stretto un accordo è difficile poi potersene liberare, a meno che non si sia capaci come Macchiavelli. Ma qui di principi non ce ne sono. Ed allora torniamo al caso D’Alì. Di Girolamo deve riconoscere che il voto disgiunto a suo favore c’è stato. Arrivato anche dalla cordata di un altro eccellente candidato sindaco , l’imprenditore Salvatore Ombra. E si è mosso senza mai prendere le distanze dai due. Massimo Grillo ne ha approfittato e in queste ultime due settimane di campagna elettorale verso il ballottaggio di domenica ha sfoderato l’arma del politico di carriera. Sfidando al confronto a più riprese l’avversario…sapendo in partenza che non avrebbe ottenuto risposte dirette. Alberto Di Girolamo il confronto l’avrebbe dovuto accettare, ha sbagliato solo perché accettandolo avrebbe sbaragliato l’avversario che si è mosso sapendo che quel confronto non ci sarebbe stato. E’ pur vero però che Di Girolamo è riuscito a colpire il ventre molle del candidato Grillo, le alleanze di Grillo con gli espulsi dal Pd per esempio, ma proprio perché Di Girolamo ha bene individuato i punti vulnerabili resta incomprensibile la ragione del mancato confronto diretto. Ma oramai è andata così, le scelte sono state compiute e i due candidati sono oramai arrivati al momento finale senza mai incontrarsi direttamente. Solo tre giorni a domenica, la giornata in cui Marsala conoscerà un nuovo inizio. Ma che sia veramente nuovo, qualunque sia il risultato, non c’è certezza. A meno che…il pallino è in mano ad Alberto Di Girolamo e Massimo Grillo lo sa bene, di Girolamo deve lanciare il pallino per colpire il cuore pulsante dei marsalesi, per dare la scossa a suo favore, per riuscire nell’intento dovrà saper restare in equilibrio, qualche zavorra dovrà abbandonarla. Se vuol vincere.