E’ la storia di Giovanni Loretta, mazarese, autotrasportatore. Si occupava per la Dda di Palermo di gestire la trasmissione dei “pizzini” del boss latitante Matteo Messina Denaro, intanto capeggiava la rivolta dei “forconi” in provincia di Trapani
Sul Canal Grande a Venezia qualcuno, magari a Trapani si dirà che questo sconosciuto è un “professionista dell’antimafia”, ha esposto tra due balconi a ridosso del Ponte di Rialto uno striscione, “No mafia! Venezia è sacra”. L’autore di questa iniziativa non poteva certo immaginare che due notti addietro nemmeno a molta distanza da quel luogo, c’era un mafioso e favoreggiatore (presunto) di un super boss, Matteo Messina Denaro, che era venuto a chiudere una serie di affari. Giovanni Loretta, mazarese, 43 anni, è uno degli 11 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione Ermes. E’ stato arrestato dai poliziotti della Mobile di Trapani che sono andati a prenderlo a Venezia dove Loretta si trovava per acquistare una partita di cozze. Uomo fidato del boss Vito “Coffa” Gondola, tra le “gondole” veneziane pare avesse trovato buona accoglienza. Loretta non è certo una persona che non è capace a socializzare, sa bene impersonare la figura di leader e grazie a questa capacità nei mesi della dura lotta dei “forconi” lo si è visto tra i capi della rivolta, in prima fila a Trapani e provincia nel blocco di autostrada, strade cittadine. Solo che a quanto risulta dalle indagini della Squadra Mobile di Trapani si dedicava anche ad altro, far parte, e questo dall’aprile 2011, del “cerchio magico” dei “pizzinari” del super latitante Matteo Messina Denaro, accusa che lo hanno condotto in carcere. Il suo soggiorno veneziano, lontano dalla Sicilia, è durato poco. Loretta si sarebbe interessato di organizzare gli incontri al vertice durante i quali Vito Coffa a voce riferiva il contenuto dei “pizzini” inviati al clan dal latitante Messina Denaro. I “capi” infatti direttamente non potevano sentirsi, Gondola, Pietro Giambalvo, Scimonelli e Gucciardi, per vedersi avevano degli intermediari e Loretta era tra questi, usando al solito un linguaggio cifrato: “…Senti qua a me Giovanni …ma … uh … tu il graniglio quando me lo porti? […] ah lunedì me lo porti ? e verso che ora me lo porti il graniglio? Lunedì verso mezzogiorno? Va bene!”) ed il 10.12.2012: “tu verso le sette … sette e mezza qua sei? perché mi serviva …” e subito Loretta: “si! sette … sette e mezza sono lì … va bene?[…] senti qua … cosa faccio … nel pomeriggio ti porto questi cantuna?”. In particolare Loretta era quello incaricato a fare incontrare Vito Gondola con Pietro Giambalvo, uno capo della mafia di Mazara, l’altro capo della mafia di Santa Ninfa. I “pizzini” talvolta nel parlare criptato venivano descritti come assegni: “…Leonardo Giovanni sono …oeh…Giovanni …senti qua…oh…oh…il conto quanto e rimasto lì…aspetta che te lo dico.. (voci in lontananza)…. resta millesetteecinquantuno…e gli vuoi dire lì.. a Nino… così nel pomeriggio salgo e mi fa trovare questo assegno…va bene ora glielo dico…ok”. In altri casi i “pizzini” erano spacciati al telefono per “graniglio”: …leonardo? (Leonardo Agueci altro arrestato ndr)…Giovanni… ciao!…buongiorno… dimmi!…come siamo combinati? …ma qui siamo… rovinati! …ma oggi quel materiale me lo consegni? Magari verso mezzogiorno? …il graniglio?…eh!…ora vediamo se ha macinato va… fammi chiamare vediamo se ha macinato e te lo vado a caricare! …andiamo… fammelo sapere cosi mi fai sapere a che ora vieni! Okkei?…va bene!…quindi ormai se ne parla sempre nel pomeriggio è vero? …si! …logico… va bene … va bene …” .