Sotto inchiesta anche l’ex vicepresidente della Provincia regionale di Trapani, Peppe Poma, cognato di Andrea Bulgarella, principale indagato e braccio destro del senatore Tonino D’Alì
L’accusa è quella di autoriciclaggio, ipotesi di reato solo recentemente introdotta dal Parlamento nel codice penale. Questa l’accusa mossa dalla Dda di Firenze, con l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa, nei confronti dell’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella, 69 anni. Assieme a lui è indagato il cognato, Peppe Poma, 66 anni, noto anche per il suo impegno politico sopratutto al fianco del senatore trapanese Tonino D’Alì del quale di recente è tornato ad esserne braccio destro, dopo averlo affiancato nel periodo in cui D’Alì era presidente della Provincia regionale di Trapani. Altro indagato è Salvatore Bosco, valdericino, 53 anni, punto di riferimento delle imprese gestite da Bulgarella in Toscana, essendone suo fidato direttore tecnico. Gli altri indagati (accusa associazione per delinquere assieme a Bulgarella) sono: Fabrizio Palenzona, numero due di Uniocredit, i pisani Federico Tumbiolo, Giuseppe Sereni, Roberto Mercuri, di Lametia Terme, Massimiliano Fossati, milanese, Alessandro Cataldo, napoletano, Vincenzo Littara, pisano (appropriazione indebita). C’è tanto delle storie criminali mafiose del trapanese negli atti della Dda fiorentina che colpisce uno degli imprenditori più in vista nel trapanese. Ex presidente del Trapani Calcio, imprenditore edile di successo, tra gli anni ’80 e ’90 trasferì le sue imprese in Toscana e in nord Italia, ma mantenendo nel trapanese il proprio caposaldo operativo.
La Dda di Firenze e il Ros hanno ricostruito la tela dei suoi rapporti con alti esponenti della politica, dal repubblicano ed ex ministro Aristide Gunnella fino all’attuale senatore ed ex sottosegretario agli Interni, Tonino D’Alì. Ma non solo rapporti con la politica. Tra i contatti di andrea Bulgarella figurerebbe anche Luca Bellomo, nipote del boss latitante Matteo Messina Denaro e genero del boss mafioso palermitano Filippo Guttadauro. Sul ruolo di Bellomo nell’organizzazione mafiosa capeggiata da Messina Denaro si trovano tanti elementi di accusa nell’ambito dell’operazione antimafia Eden durante la quale venne arrestato. E’ una tela di rapporti pericolosi quella dell’imprenditore andrea Bulgarella che negli anni ’90 fu indagato per favoreggiamento dalla Dda di Palermo, anche se poi la sua posizione venne archiviata. Ma a leggere le odierne carte della Dda di Firenze su di lui l’attenzione degli investigatori antimafia non è mai venuta meno, soprattutto da quando si è reso protagonista dell’escalation edilizia nella zona di Pisa. Si è così tanto legato a quel territorio che qualche anno addietro di lui si parlò come possibile nuovo presidente del Pisa calcio, ipotesi poi tramontata proprio per il suo passo indietro quando la cosa sembrava essere cosa fatta. I carabinieri del Ros hanno presentato nei confronti di Andrea Bulgarella un voluminoso rapporto, dove non poche sono le intercettazioni che sono state trascritte, anche prese da precedenti indagini come da quella condotta a suo tempo dalla Dda di Palermo e dalla Squadra Mobile di Trapani, dove si cita anche il caso della calcetruzzi Ericina, azienda che Bulgarella contribuì a fondare prima che finisse nelle mani del capo mafia trapanese Vincenzo Virga.. La novità introdotta è quella che per i Ros “i soldi investiti in Toscana da Bulgarella sono arrivati dalle casseforti della mafia trapanese, facente capo al latitante Matteo Messina Denaro”. I carabinieri del Ros sostengono che Bulgarella ha trovato nelle casseforti della mafia decine di milioni di euro per i suoi investimenti, soldi ricavati “dalla gestione “segreta” della calcestruzzi Ericina” quando questa impresa era per intero in mano ai mafiosi.
Una storia imprenditoriale che per la Dda di Firenze è passata indenne attraverso “forti rapporti” con i capi mafia di Trapani, da Totò Minore a Vito Sucameli, da Vincenzo Virga, e quindi con i corleonesi di Riina, sino ai Messina Denaro. Rapporti potenti con i capi assoluti dell’organizzazione mafiosa, che talvolta gli hanno consentito di girare le spalle ai gregari locali di Cosa nostra. Fondamentale nella storia imprenditoriale di Bulgarella, ricostruisce ancora la Dda di Firenze, il rapporto con la politica, dall’ex ministro Gunnella al più volte assessore regionale della Dc Francesco Canino sino al senatore Antonio D’Alì. Un giorno messo alle strette dall’inviata di Report Maria Grazia Mazzola, risponendo alla domanda su contatti e pressioni da parte della mafia, disse che lui il peso della mafia non l’aveva mai sentito, e poi, ricordano i pm fiorentini, tentò inutilmente di bloccare la messa in onda della sua intervista, scrivendo ai vertici dell’epoca della Rai. Episodio che fu oggetto di dibattito in seno alla commissione di vigilanza Rai, con l’on. Pippo Gianni, parlamentare del centrodestra, che difese le ragioni dell’imprenditore. Gianni, parlamentare siciliano fu poi intercettato mentre chiedeva a Bulgarella assunzioni presso una struttura turistica gestita dall’imprenditore nel siracusano, a Floridia: “Sollecitazione accolta da Bulgarella”.