Arcivescovo di Pisa è stato per più di un anno amministratore apostolico della Diocesi di Trapani. Le parole a ricordo del Vescovo Fragnelli
E’ morto stamane a Roma mons. Alessandro Plotti, 82 anni, arcivescovo di Pisa fino al 2008, amministratore apostolico della Diocesi di Trapani dal maggio 2012 al novembre 2013, periodo in cui subentrò al vescovo Francesco Miccichè quando questi fu rimosso da Papa Benedetto XVI e predecessore dell’attuale Vescovo mons. Pietro Maria Fragnelli. E mons. Fragnelli stamane nell’annunciare la triste notizia ha diffuso queste sue dichiarazioni: “La nostra Diocesi si raccoglie in preghiera per raccomandarlo all’amore misericordioso del Padre. In questo momento ci illumina e conforta l’ esemplare testimonianza di paternità, di dialogo e di fede che Egli ci ha donato. La nostra comunità, nel voler esprimergli ancora una volta il suo grazie, lo ricorda sorridente, persona libera e sempre capace di orientare verso il bene ogni situazione personale e comunitaria. Il 24 ottobre, in occasione della festa della dedicazione della Cattedrale, pregheremo per lui”. Nel periodo in cui è stato a capo della Diocesi di Trapani, mons. Plotti ha dovuto ricostruire una Diocesi scossa dagli scandali. Le sue parole su quel periodo furono raccolte dalla collega Federica Tourn per la rivista Jesus. Ci piace riproporre parte di quell’articolo, nella parte in cui mons. Plotti ha parlato della sua esperienza trapanese.
Come ha lasciato la comunità trapanese?
«Direi rasserenata. Con l’insediamento del nuovo vescovo, monsignor Pietro Maria Fragnelli, lo scorso novembre si è concluso il percorso di ricostituzione di una comunità molto provata dalla gestione precedente. Personalmente sono stato accolto con grande simpatia e stima: ho ricevuto più affetto in diciotto mesi a Trapani che in ventidue anni a Pisa; la Messa di addio è stata commovente. Le chiese sono sempre piene e resiste una fede tradizionale, molto devozionale, dove per esempio la famiglia tiene più che al Nord. I valori sono forti: da un lato c’è una cultura cristiana profondamente radicata e dall’altro c’è una sorta di omertà, un immobilismo diffuso, un’attitudine radicata a far finta di niente di fronte ai problemi».
Che impressione ha avuto di Trapani?
«Una città bellissima che non trova il suo futuro, con una grande vocazione turistica inespressa. Non c’è lavoro, i giovani se ne vanno; non si muove nulla perché c’è qualcuno che è determinato a mantenere tutto fermo».
Qualcuno che lavora nell’ombra?
«Sicuramente. A Trapani non si vede mai niente con chiarezza».