Arriverà in Cassazione il caso giudiziario che riguarda l’imprenditore trapanese, trapiantatosi in Toscana, e il numero due di Unicredit Palenzona: i pm fiorentini ricorrono contro il Tribunale del Riesame
La procura di Firenze presenterà un ricorso alla Cassazione contro la decisione del tribunale del riesame di Firenze di dissequestrare i documenti prelevati dal Ros dei carabinieri nelle perquisizioni effettuate l’8 ottobre scorso nell’inchiesta su presunte infiltrazioni mafiose nel Centro Nord e sui rapporti dell’imprenditore siciliano Andrea Bulgarella con i vertici della banca Unicredit. I sequestri – di computer, documenti, agende – furono fatti a titolo probatorio. Tra gli indagati, si ricorda, c’è anche il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona. La Dda di Firenze non cambia idea, e insiste nel contestare a Bulgarella l’accusa di autoriciclaggio, con l’aggravante del favoreggiamento a Cosa nostra. Per Bulgarella c’è anche l’accusa di appropriazione indebita e su questo aspetto i giudici del Riesame non hanno avuto nulla da ridire. All’indomani della decisione del Tribunale del Riesame i legali di Palenzona e Bulgarella hanno accolto la pronuncia sottolineando come erano state bene recepite le loro eccezioni. “Il riesame ha ripristinato la verità dei fatti che non tollerano nemmeno in via astratta e ipotetica il coinvolgimento in attività illecita”, ha detto Giulia Padovani, legale di Bulgarella. Il mio assistito “non è un mafioso, è soltanto un siciliano di successo, condizione troppo spesso e immeritatamente considerata sospetta, cui il tribunale ha restituito quella dignità che aveva perduto con l’onta di accuse infondate e infamanti”. “Il decreto si fondava sul nulla. Il riesame ne ha preso atto – ha detto Massimo Dinoia legale di Palenzona – . Non c’è neppure un vaghissimo fumus di reato; non si tratta neppure di valutare gli indizi, perché in questo caso gli indizi non esistono; tutto si è svolto in maniera corretta e trasparente. Questa è stata la lapidaria conclusione”. Provvisoria, considerato che ci sarà adesso una udienza in Cassazione e che comunque i magistrati fiorentini non paiono aver mandato in archivio l’indagine.