Intanto tra Palermo e Firenze scambio di documenti processuali, le Procure iinteressate a rapporti tra mafia, politica e impresa. Il pg Gozzo anticipa che ci potrebbe essere il deposito di nuovi documenti. Il collaboratore Birrittella: “la massoneria voleva spiare il pm Tarondo e arrivare al procuratore Viola”, tentativi falliti
Stavolta causa del rinvio dell’udienza del processo di appello dove è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa il parlamentare trapanese , senatore Antonio D’Alì, è stato lo sciopero dichiarato dalla camere penali. I suoi difensori, avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino hanno dichiarato l’astensione e il presidente del collegio, la dottoressa Borsellino, ha rinviato il dibattimento al nuovo anno, 4 febbraio 2016 la data scelta. Nonostante il nulla di fatto qualche novità la si è potuta raccogliere. Le Procure di Palermo e Firenze pare stiano mettendo mano ad un nuovo dossier investigativo. E’ cosa nota che la Procura di Firenze con l’indagine a carico dell’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella ha aperto una indagine che tocca la provincia di Trapani e alcuni soggetti autorevoli, tra questi il senatore D’Alì. La Procura generale di Palermo pare sia molto interessata a quell’inchiesta e qualche carta l’avrebbe chiesta, ma nel frattempo anche i magistrati fiorentini hanno chiesto ai loro colleghi di Palermo, anche a quelli della Dda, nuovi incartamenti. Insomma sembra profilarsi alla prossima udienza la possibilità che il pg Gozzo presenti nuova documentazione. Il processo allo stato è ancora fermo alla fase preliminare. Il sostituto procuratore generale Nico Gozzo, rappresentante dell’accusa, ha chiesto ai giudici la riapertura del dibattimento per sentire alcuni testi, e a sostegno di questa necessità dibattimentale ha prodotto una prima gran mole di documenti, alla quale altra sembra essere pronta per essere consegnata. Tra i documenti in cancelleria ci sono già depositati i verbali del collaboratore di giustizia Nino Birrittella, le testimonianze parecchio dettagliate e approfondite del sacerdote Ninni Treppiedi, ma anche atti arrivati da uffici inquirenti e investigativi.
D’Alì assolto in primo grado per i fatti contestati successivi al 1994, e prescritto per i fatti antecedenti, si ritrova sul banco degli imputati nel processo di appello dovendosi confrontare con prove anche nuove. E’ interessante il capitolo “massoneria” che si è aperto anche con le dichiarazioni del collaborante Birrittella, che ha fatto riferimento all’esistenza di una loggia che a Trapani più che alle faccende esoteriche si sarebbe interessata del lavoro dei magistrati a Palazzo di Giustizia. Una loggia che pensava di riuscire a scavalcare il lavoro di alcuni pm, e nei verbali si legge il nome del magistrato Tarondo che in primo grado sostenne l’accusa contro l’ex sottosegretario all’Interno D’Alì, per trovare sponda addirittura nel nuovo procuratore che all’epoca si era insediato, il magistrato Marcello Viola. Volevano arrivare a Viola, racconta Birrittella, attraverso personaggi altolocati palermitani. Inutile dire che si trattò di un tentativo semmai davvero compiuto, andato a vuoto, e forse prova ne sono tutta una serie di episodi di natura intimidatoria che colpirono proprio Viola a pochi mesi dal suo arrivo a Trapani, da uno strano inseguimento in autostrada, sino alla porta dell’ufficio trovata aperta di buon mattino. Segni comunque inquietanti, se non è stato possibile conoscere o indirizzare il lavoro del procuratore e dei sostituti più esposti, come il dottor Tarondo, le mani di certi poteri occulti hanno dimostrato di essere capaci comunque di “mettere piede” a Palazzo di Giustizia, fatti sui quali indaga la procura di Caltanissetta. Ma non c’è solo il capitolo massoneria. C’è soprattutto e sempre più rilevante il capitolo “Messina Denaro”. Il processo D’Alì parte proprio dai rapporti con i boss mafiosi che la famiglia D’Alì ebbe come campieri nei suoi terreni di Castelvetrano contrada Zangara. C’è il verbale di un altro pentito, Giovanni Ingrasciotta, pronto a fare l’elenco delle persone che con i Messina Denaro partecipavano alle allegre conviviali nel baglio di Zangara pronto a raccontare come durante la campagna elettorale del 1994, elezioni che videro l’esordio politico di D’Alì con Forza Italia, c’erano squadre, organizzate dalle cosche, che durante la notte si occupavano di non fare oscurare i manifesti della propaganda elettorale pro D’Alì. C’è poi l’ex capo della Polizia De Gennaro che riferisce di un interesse del senatore D’Alì a far trasferire da Trapani l’allora capo della mobile Linares paventando la necessità di preservare così la sua sicurezza, mentre in prefettura a Trapani si era già scritto un documento che sanciva come idonee le misure di sicurezza adottate per il capo della Mobile. E a proposito di trasferimenti resta sempre quel punto interrogativo sul trasferimento improvviso nel 2003 dell’allora prefetto Sodano, periodo in cui D’Alì stava al Viminale e con Sodano non aveva un buon rapporto. E i mafiosi intercettati nel frattempo venivano ascoltati dire che sicuramente Sodano presto sarebbe saltato.