Trivellazioni selvagge in Sicilia, uno scempio, aggravato dalla pochezza politica di chi un giorno si dichiara contrario per difendere la Sicilia, un’altro possibilista e l’altro ancora favorevole. Questo è sembrato l’atteggiamento del Presidente della Regione Sicilia, Crocetta, che appare “confuso” perché da un lato per ragioni politiche, sembra non voler apparire anti siciliani e dall’altro sembra ricercare il favore dei “potenti”, in questo caso l’Eni e il Governo Nazionale. A questa impressione dovrà rispondere Crocetta davanti ai siciliani e ai suoi elettori.
A favore di questa impressione va una dichiarazione, letta su un social, di Massimo Fundarò, Segretario Regionale di Sinistra e Libertà, che in particolare si sofferma sulla sorte degli operai: “Era prevedibile che finisse così, l’Eni ha incassato la cambiale delle trivellazioni selvagge in Sicilia senza rispettare gli impegni presi nel 2014, che prevedevano la riconversione dello stabilimento di Gela in bioraffineria e le relative tutele occupazionali per i dipendenti. Crocetta ha svenduto la propria città e il futuro dei suoi concittadini”. Queste dichiarazioni si legano al caso delle proteste dai lavoratori dell’indotto e dai dipendenti diretti del petrolchimico dell’Eni. Questi ultimi “da stamattina – continua Fundarò – manifestano alle porte di Gela contro la chiusura della raffineria e contro la sua mancata riconversione “green”. “Crocetta pochi giorni fa si è definito un vero ambientalista, continuando a difendere a spada tratta l’accordo con Eni nonostante ci siano centinaia di persone a rischio licenziamento. E’ evidente a questo punto la malafede del governatore – conclude Fundarò – che probabilmente ha più interesse a difendere gli interessi dell’Eni che quelli dei siciliani”.