Il Giorno del Ricordo, il cuore arriva fino in gola e cresce solo rabbia, ma anche tanto senso umano, questo dovrebbe far pensare coloro che oggi in maniera sbrigativa e razzista liquidano la situazione dei profughi. Andando nel particolare: siamo alla fine del secondo conflitto mondiale, il 10 febbraio del 1947, i trattati di pace assegnano in modo definitivo l’Istria e la Dalmazia alla Jugoslavia, e dalla data dell’armistizio dell’8 settembre 1943, fino al maggio del 1945, i “partigiani comunisti” di Tito scatenarono una feroce rappresaglia contro gli italiani, mascherando quegli atti come azione di guerra contro i fascisti. Migliaia di uomini, donne e bambini vennero affamati, massacrati e gettati, spesso ancora vivi, nelle foibe; profonde cavità carsiche di origine naturale. Ma il giorno del ricordo non è solo dedicato al dramma degli infoibati, è il giorno anche di quei 350 mila italiani costretti a lasciare la loro terra per essere sfollati al di là del nuovo confine. In un contesto bellico angoscioso e terribile, politicamente confuso, i profughi giuliani furono considerati un peso ulteriore alle privazioni della guerra, per coloro che non ebbero parenti o amici in grado di accoglierli, furono in maggioranza relegati campi profughi dove restarono per anni.
Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani, in occasione del Giorno del ricordo, istituito con Legge 30 marzo 2004, n. 92, intende ricordare la tragedia degli italiani e le vittime delle foibe, invitando le scuole di ogni ordine e grado a far leggere in ogni classe nelle prime ore l’articolo 1 istitutivo di tale giornata.
Lo stesso Coordinamento spiega che “per tutta la durata del cosiddetto dopoguerra fino ai nostri giorni, la crudele vicenda delle foibe è stata ignorata nel totale disinteresse delle forze politiche, solo nel 2005 il Parlamento italiano ha dato inizio all’annuale commemorazione di una delle pagine più tristi della nostra storia”.
“Oggi il comportamento – continua il comunicato – vile e odioso degli aguzzini del tempo ci appare lontano, relegato ad un contesto storico-politico terribile e disperato. Ma ricordare ci aiuta a comprendere quanto sia labile il confine che ci separa da tragedie molto simili che si consumano oggi nel mondo. La storia si ripete in quelle terre in cui la guerra e le devastazioni colpiscono la popolazione innocente. Quei popoli che oggi bussano alle porte dei confini europei, un tempo furono italiani istriani cacciati dalla follia vendicativa dei partigiani di Tito”.
“Riteniamo – conclude il comunicato – che nella scuola pubblica italiana, oggi più che mai, sia necessario uno sforzo pedagogico che spinga alla comprensione dei fenomeni storici che ciclicamente si ripetono, al fine di ancorare al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo ogni azione futura. La carta dei diritti, nata dalle macerie morali della seconda guerra mondiale, va osservata come necessaria conquista di civiltà e posta come base della società occidentale.