Mentre in Consiglio comunale a Castelvetrano si dibatteva sul caso del consigliere intercettato a esultare per il boss Messina Denaro, a Roma veniva decisa una nuova missione a Trapani, anche per sentire il sindaco Errante
Non ha detto nulla di nuovo la maggioranza dei consiglieri comunali di Castelvetrano nel corso della lunga e per certi versi noiosa seduta di lunedì sera del consesso civico. Resta per quello che già era il caso Giambalvo, ossia quel consigliere comunale arrestato nel 2014, assolto poche settimane addietro dalle accuse di mafia, sospeso quindi per le manette e poi reintegrato, sempre con provvedimento prefettizio, dopo il proscioglimento nella carica consiliare, ma intercettato in modo inequivocabile a inneggiare per il boss Messina Denaro, raccontando di commoventi incontri per le campagne belicine. Bisogna però dire che più di qualcosa ha affermato il Pd con il consigliere Pasquale Calamia, e con il consigliere Monica Di Bella, e altrettanto rilevante è stato l’intervento del sindaco Felice Errante che stavolta non ha mancato di dire la verità sul caso Giambalvo. Dopo che in una nota pubblica si era assunta la responsabilità politica circa l’ingresso in Consiglio comunale di Lillo Giambalvo, ha svelato quello che sta accadendo dietro le quinte, e cioè la questione Giambalvo “è utilizzata per compiere ricatti politici, io – ha detto – non mi piegherò ad alcun ricatto”. Leggendo la nota, da noi peraltro già ripresa qualche giorno addietro, e ascoltando in aula Errante non c’è voluto molto a capire che interlocutori del sindaco è il movimento politico Articolo 4 e dunque il suo leader on. Paolo Ruggirello. Giambalvo, infatti, eletto nella lista del sindaco Errante una volta in aula si schierò con Ruggirello, vicinanza politica che ancora oggi resta.
Negli stessi momenti in cui a Castelvetrano si riuniva il Consiglio comunale, a Roma, a Palazzo San Macuto, si riuniva l’ufficio di presidenza della commissione parlamentare d’indagine sul fenomeno mafioso. Il suo vice presidente on. Claudio Fava è stato di parola. Lo aveva detto venendo due settimane addietro a Castelvetrano e così è stato: ha proposto alla commissione di ascoltare il sindaco Felice Errante. L’ufficio di presidenza è andato oltre ha deciso di compiere una missione a Trapani. Il caso Giambalvo è la punta di un iceberg e la commissione nazionale antimafia ha prontamente colto la circostanza. Trapani torna al centro delle attenzioni dell’organismo parlamentare. La data ancora non è stata stabilita ma verranno sentiti prefetto, procuratori della Repubblica di Trapani e Marsala, magistrati, giudici, investigatori e anche il sindaco di Castelvetrano Felice Errante. Sulla seduta consiliare di Castelvetrano c’è poco da dire. E’ sembrata una partita di “tressette col morto”. Tressette perché? Perché è noto che in questo gioco a carte la regola prevede che i “compagni” si possano scambiare segni, fare ammiccamenti, e talvolta può mancare anche un giocatore al tavolo, per l’appunto l’assente è indicato al tavolo da gioco come “il morto”. E questo in aula è accaduto, segni e ammiccamenti soprattutto tra la maggioranza e tra la maggioranza e la Giunta, non c’è stato consigliere comunale che abbia preso la parola senza leggere qualcosa che aveva già scritto, ognuno ha dato il suo “testamento” politico, i responsabili della gazzarra in occasione dell’ultima seduta consiliare svoltasi sotto la telecamera de la trasmissione Le Iene, hanno chiesto scusa, tutti, anche quelli che a quell’indecorosa sceneggiata non parteciparono, hanno chiesto a Giambalvo, assente, lui quindi nella parte del morto (ovviamente sempre paragonando il tutto a una partita a carte), di togliere tutti dall’imbarazzo e dimettersi.
Fiumi d’ipocrisia, come se solo grazie alla trasmissione de Le Iene il Consiglio comunale è venuto a conoscere il contenuto delle intercettazioni che hanno riguardato il consigliere Giambalvo. A parte il fatto che già dal momento del suo arresto, le conversazioni intercettate fatte dal Giambalvo, incluse nella misura cautelare, sono finite riprese da giornali, tv, radio, c’è da dire che c’era un consigliere comunale, tutt’ora in carica, Francesco Martino che quelle frasi di Giambalvo le ha ascoltate, era lui per molte l’interlocutore, ma Martino , consigliere comunale, si è ben guardato dallo svelare le confidenze di Giambalvo. Esempi? Il 2 novembre 2013 è a Ciccio Martino che Giambalvo svela la sua forte vicinanza ai Messina Denaro. E’ con lui che parla raccontando di essere pronto a farsi la galera pur di salvare il boss latitante Matteo Messina Denaro dall’arresto. E Martino che ha fatto? Quelle cose se le è tenute per se. “Io l’ho vista prima di morire a Ciccio (Francesco Messina Denaro ndr) ti pare unnera, ti pare che era all’Africa qua era, nel paese”. Ma anche Martino svelava a sua volta a Giambalvo che anche lui l’aveva visto a don Ciccio, “fazzi ti pare che io non l’ho visto…io mi facevo sempre i cazzi…a me piaceva come personaggio”. Poi sempre a Ciccio Martino , Giambalvo ha raccontato di avere incontrato Francesco e Matteo Messina Denaro in una fattoria agricola quando d’improvviso sarebbe stato mandato via dai due che sapevano di un’imminente perquisizione, “non li hanno però trovati” commentava Giambalvo, e Martino rispondeva, “menomale”. Nell’ordinanza i giudici indicavano Martino anche come indagato, anche se poi non ha avuto alcuna conseguenza giudiziaria. A questo punto i casi forse sono due, Giambalvo e Martino, ma la “recita” consiliare ha riguardato solo Giambalvo. In aula dal presidente Cafiso , al vice presidente Bonsignore, al consigliere La Croce e poi altri, è stata una sfilza di scuse con la troupe de Le Iene, e poi le dichiarazioni di “siderale distanza” da Giambalvo. Qualcuno ha poi ripetuto la rituale litania che Castelvetrano “è sotto attacco mediatico”, insomma ci sono colpe dell’informazione, eccetera, eccetera. Dal Pd con i consiglieri Di Bella e Calamia si è alzata una voce vera, contro l’assenza di ogni indignazione al momento dell’arresto di Giambalvo, e che oggi il caso Giambalvo è usato “per distrarre la città”. Nessuno ha parlato di dimissioni per far decadere il Consiglio comunale, paventando in caso di dimissioni di massa “un dannoso” arrivo dei commissari. “I commissari se vengono – ha detto il consigliere Calamia – certamente non ripeterebbero la liquidazione di 450 mila euro come ad oggi accade, presi dalle casse pubbliche a titolo di contributi”. E ancora Calamia ha ripercorso le sceneggiate sul caso Giambalvo sin dai giorni del suo arresto, “noi allora siamo stati gli unici a chiederne le dimissioni…il dibattito odierno arriva in ritardo”. “Restare in Consiglio oggi, all’opposizione di quest’ amministrazione – hanno detto Di Bella e Calamia – è un dovere che sentiamo di potere portare avanti, non per attaccamento alla poltrona o all’indennità di consigliere, ma perché chi svolge con correttezza e trasparenza il proprio ruolo istituzionale non ha nulla da temere. Anzi, proprio perché non abbiamo mai vissuto il nostro impegno politico come un lavoro, chiediamo di rinunciare all’indennità di funzione dei consiglieri comunali o che venga sospesa l’indennità”. Infine Errante. Il sindaco oltre a tirar fuori le tracce di un “ricatto politico in corso” ha però confermato che se in nome della legge nessuno può allontanare Giambalvo dall’aula, per lui, che è sindaco e leader della maggioranza, “la partita non è chiusa…la vicenda non è definita e arrivata a conclusione”. Insomma un esito clamoroso potrebbe arrivare. Infine. Abbiamo chiesto in giro a Castelvetrano chi è in realtà Giambalvo e ce lo hanno descritto come un “fanfarone”. Sicuramente ha fatto prendere un granchio agli investigatori quando a Martino raccontava della imminente costruzione di un centro commerciale quasi dirimpetto il Belicittà di Grigoli e Messina Denaro, che doveva essere la rivincita della mafia dopo la confisca dell’impero Grigoli. E’ finito indagato il titolare di quella licenza, l’imprenditore Giuseppe Amodeo, ma poi la Dda di Palermo ha prosciolto Amodeo perché quel centro commerciale semmai stava nascendo per fare uno smacco a Cosa nostra che aveva tentato è vero di infiltrarsi nell’affare ma Amodeo aveva messo tutti alla porta, compreso il famoso Luca Bellomo, nipote di Matteo Messina Denaro. Raccontando bugie quindi avrebbe potuto parlare bene di Messina Denaro, ma ugualmente quelle frasi sono un peso ingombrante per lui e per il Consiglio comunale del quale fa parte. Ma abbiamo l’impressione che casi Giambalvo, e Martino, a parte dentro l’aula consiliare di Castelvetrano ci sarebbero consiglieri che dovrebbero sul serio giustificare rapporti, come quelli di comparato, con persone vicine, perché imparentate, con i Messina Denaro. Così come alcuni consiglieri dovrebbero giustificare se è compatibile la frequenza contemporanea dell’aula consiliare e delle stanze dove si riuniscono certe logge massoniche.