“U prufissuri” è più povero

coppola f.Confisca da 3 milioni di euro per Filippo Coppola, imprenditore e insegnante , fidato boss di Cosa nostra col “pallino” dei meloni

Quando finì di scontare una condanna per mafia si ripresentò puntualmente a scuola per tornare a insegnare lettere e filosofia, e un istituto privato lo accolse dandogli l’incarico di preside. Non aveva e non ha mai fatto un passo indietro rispetto a Cosa nostra e per giunta si apprestava a proseguire la carriera di educatore. Adesso a Filippo Coppola, 67 anni, pacecoto, detto “u prufissuri” il Tribunale delle misure di prevenzione ha confiscato un patrimonio di 3 milioni di euro: 7 terreni agricoli; 6 immobili adibiti a civile abitazione e magazzini; 1 impresa individuale agricola con sede in trapani; 13 rapporti bancari; 4 polizze assicurative; gli accertamenti delegati dalla DDA di Palermo hanno consentito infine di verificare l’attuale disponibilità di una villa costruita abusivamente negli anni ’90 e della quale, a seguito di sentenza giudiziaria, era stata disposta la demolizione nel 2008. Ma le porte aperte il prof. Coppola non le ha trovate aperte solo a scuola, ma anche presso le banche, una in particolare, la banca Sen. Grammatico di Paceco dove nel giro di pochi anni ha ottenuto circa 500 mila di euro prestiti e mutui concessi a cuor leggero, tanto che dopo le indagini dei carabinieri la Banca d’Italia ha avviato una indagine e proprio di recente la banca ha eletto nuovi amministratori. Coppola nel tempo è stato più volte condannato per l’appartenenza a Cosa nostra, ritenuto dai giudici vicini ai boss Vincenzo Virga e Matteo Messina Denaro e con responsabilità dirette nella gestione degli affari della famiglia mafiosa di Paceco. Aver fatto da padrino al battesimo di un nipote del patriarca della mafia pacecota, don Vito Sugameli, sancì per lui negli anni 70 l’ingresso nella cosca di Paceco quale uomo d’onore. I suoi ultimi affari quelli della gestione di diverse attività commerciali, il commercio dei meloni, caratteristica produzione agricola della zona di Paceco, era il suo pallino, passione e impegno che avrebbe condiviso anche con altri soggetti pronti nonostante la sua caratura criminale a fargli da spalla. Pare che tra i suoi ultimi tentativi ci fosse stato quello di “intercettare” il commercio dei meloni gialli provenienti da terreni confiscati.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.