In piena campagna elettorale Alcamo è travolta da uno scandalo che riguarda anche l’attività politica cittadina. L’indagine che oggi ha portato ad una retata condotta dalla Guardia di Finanza tocca e non poco l’attività amministrativa condotta nel più recente periodo, quella già sconvolta da “accordi elettorali”, “patti” di diversa natura rispetto ai quali ci sono ancora indagini e processi in corso a parte quello già concluso e che ha visto condannati per voto di scambio diverse persone a cominciare dall’ex senatore Pd Nino Papania.
Vicende giudiziarie che hanno indotto il sindaco eletto nel 2012, Sebastiano Bonventre, a dimettersi senza completare il mandato elettorale. Da qui le elezioni anticipate per le quali c’è una campagna elettorale in corso in vista del voto del prossimo 5 giugno.
Sono in tutto sette le persone raggiunte dal provvedimento di misura cautelare emesso dal gip del Tribunale di Trapani su richiesta della Procura nell’ambito della indagine denominata “Dirty Affairs”, ossia “Affari sporchi”. Ma in totale sono 32 le persone indagate a vario titolo.
Le misure cautelari hanno colpito oltre l’ex vice sindaco di Alcamo Pasquale Perricone, 61 anni, in carcere con lui sono finiti Girolama Maria Perricone, sua familiare, 50 anni, Marianna Cottone, 34 anni, fidatissima collaboratrice del Pasquale Perricone, e il funzionario regionale Emanuele Asta, 54 anni, arresti domiciliari invece per Francesca Cruciata, 58 anni, e Mario Giardina, 50 anni, divieto di esercizio dell’attività professionale per l’ex consigliere comunale di Alcamo Domenico Parisi, 50 anni.
Le accuse sono quelle di associazione a delinquere finalizzata a truffe, reati contro la pubblica amministrazione e il patrimonio, non chè corruzione e bancarotta fraudolenta ed ancora intestazione fittizia di beni. Nel corso della conferenza stampa tenutasi stamane il procuratore Marcello Viola ha messo in evidenza l’esistenza di un “comitato di affari” che per diverso tempo ad Alcamo ha gestito “la città” sotto diversi profili, dal controllo sugli appalti pubblici sino all’inquinamento di attività pubbliche, “un contesto criminale di assoluta gravità”.
Tra gli affari di Perricone sempre condotti attraverso prestanomi anche la gestione di corsi di formazione professionale e anche in questo caso si è scoperto un fraudolento uso dell’impegno sociale contro le mafie, uno dei corsi era titolato “cultura della legalità” ma come tanti altri corsi anche questo esisteva sulla carta tranne che per l’ottenimento dei fondi pubblici regionali destinati alla formazione. Le società di formazione ricondotte dalla Procura a Perricone per le loro attività “finte” hanno riscosso contributi per 280 mila euro e un sequestro preventivo eseguito mesi addietro impedì l’ulteriore erogazione di altri 60 mila euro.
In questo filone si inserisce il funzionario regionale Emanuele Asta, che avrebbe dovuto controllare la regolarità dei corsi ma si preoccupava di avvertire per tempo Perricone e le sue collaboratrici quando c’erano ispezioni in corso. Asta di recente è stato eletto vice presidente dell’opera pia Mangione, designato dalla Curia di Trapani (attraverso l’arciprete Ludovico Puma) ed è commissario del residence oramai in liquidazione Sieri Pepoli di Trapani.
Nell’indagine si parla abbondantemente di una delle più importanti opere incompiute del trapanese e cioè quelli relativi al porto di Castellammare del Golfo. L’appalto aggiudicato a suo tempo a coop venete, come la Coveco (già toccata da altre indagini come quella sul Mose di Venezia) di fatto era condotto da due imprese del Perricone, la Nettuno e la Cea, l’indagine è scaturita proprio dal fallimento che i pm ritengono essere stato fraudolento della società Nettuno.
Per il procuratore aggiunto Ambrogio Cartosio, l’ex vice sindaco era “dominus assoluto” di tante cose, tanto che nel periodo in cui fu vice sindaco ad Alcamo, sindaco era il prof. Sebastiano Bonventre, “di fatto era lui ad occuparsi della cosa pubblica, tanto che alcune riunioni di giunta si svolgevano nella sua abitazione o presso sedi di sue società”.
Tra i comportamenti segnalati dalla magistratura quello relativo alla stesura del piano triennale delle opere pubbliche, “fu Perricone a scriverlo tanto che il relativo file è stato trovato nella memoria di un suo computer”. Sullo sfondo dell’indagine c’è anche la presenza dell’organizzazione mafiosa.
Pasquale Perricone in diverse inchieste è stato ritenuto vicino alla cosca mafiosa alcamese dei Melodia, tanto che, hanno evidenziato gli investigatori delle Fiamme Gialle, preoccupato che potesse essere colpito da una misura di prevenzione evitava di intestarsi conti correnti e società. Il ruolo imprenditoriale però gli veniva riconosciuto tanto che Perricone risulta essere uno dei punti di riferimento a Trapani dell’associazione Ance, il sindacato dei costruttori edili di Confindustria, in questo ambito pare svolgesse compiti relativi alla formazione professionale.
L’indagine ha anche sfiorato la vita di una delle più importanti banche cooperative del trapanese e cioè la don Rizzo di Alcamo, i finanzieri hanno ascoltato una conversazione telefonica dopo l’elezione nel 2014 del nuovo Cda, uno degli eletti telefonò a Perricone per ringraziarlo del sostegno. “Pasquale Perricone – hanno detto i finanzieri in conferenza stampa – è il classico esempio di un politico che non ha operato al servizio del cittadino”. Proprio un paio di giorni addietro Perricone è stato eletto nel nuovo direttivo del Psi trapanese.