Una corsa dedicata a Pietro

Pietro-MoriciLibera e Uisp dedicano una gara al carabiniere valdericino Morici ucciso nel 1983

Il ricordo dedicato al carabiniere Morici Pietro, ucciso nel 1983 a Palermo quando aveva 27 anni, anche quest’anno come accade oramai da qualche tempo, si è mosso con le gambe di tante persone, atleti per passione. Una gara podistica organizzata da Libera e dall’Uisp, presente al momento delle premiazioni della mamma del militare che fu ucciso a Monreale il 13 giugno del 1983 assieme al capitano Mario D’Aleo e all’appuntato Giuseppe Bonmarito. I mafiosi avevano già ucciso a Monreale, nel 1980, ammazzando il capitano Basile al quale era succeduto D’Aleo. Morici era già autista di fiducia di Basile, lo restò anche per D’Aleo. Nell’agosto del 1983, a Roma, è stata conferita una Medaglia d’Oro al Valor Civile al carabiniere Morici, dall’allora Ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro; medaglia che conserva la madre. Il capitano D’Aleo aveva proseguito, con lo stesso zelo, l’attività di polizia giudiziaria del suo predecessore, volta a contrastare gli interessi mafiosi nel territorio ove imperversava la potente cosca di San Giuseppe Jato, comandata da Bernardo Bruscaed avente come referente, a Monreale, Salvatore Damiani. D’Aleo aveva avviato una serie di indagini indirizzate a colpire le iniziative economiche riferibili ai suddetti esponenti mafiosi ed alla cattura dei latitanti che si nascondevano nella zona, fra i quali lo stesso Brusca. Il capitano D’Aleo, al pari del suo predecessore, non si era limitato a ricercare quei pericolosi latitanti mediante un’azione pressante anche nei confronti dei loro familiari (come il giovane Giovanni Brusca), ma aveva sviluppato indagini dirette a colpire i ramificati interessi mafiosi nella zona, mostrandosi riottoso a qualsiasi possibilecondizionamento da parte del potere mafioso, e senza temere il pericolo delle loro ritorsioni. Cosa nostra uccidendo prima Basile e poi D’Aleo volle fermare l’azione di coraggiosi carabinieri che avrebbero potuto ledere gli interessi ed il prestigio del sodalizio nel territorio del mandamento di San Giuseppe Jato, in quel periodo divenuto uno dei più importanti di Cosa Nostra. Addirittura, il capitano D’Aleo stava mettendo in pericolo la latitanza di due boss del calibro di Bernardo Brusca e Riina Salvatore. Una corsa per dimostrare come la corsa della società civile contro la mafia continua, non si è fermata e non si ferma, mentre la criminalità continua a reagire con gli omicidi come purtroppo è accaduto appena qualche settimana addietro a Marsala con l’uccisione del maresciallo capo Silvio Mirarchi. Nulla potrà mai fermare questa corsa, l’impegno di tante vittime che davvero può dirsi oggi corre con le gambe di tante persone. Significativa la presenza alla gara di una “pattuglia” autorevole di carabinieri trapanesi, il comandante provinciale Stefano Russo, il comandante del nucleo operativo tenente colonnello Alessandro Carboni e il capitano comandante della Compagnia di Trapani Livio Luperi. A quest’ ultimo un compito di responsabilità doppia, gli è casualmente capitato di indossare il numero 112, lo stesso numero che appartiene al centralino del pronto intervento dell’Arma. Presente alla manifestazione anche il sindaco di Trapani Vito Damiano. Alla fine della gara a parte i premiati che si sono distinti nelle diverse categorie, maschile e femminile, i premi sono stati per tutti , caloroso l’abbraccio con la mamma di Pietro Morici.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.