Certo la splendida e suggestiva cornice del Teatro Antico di Segesta facilita l’espressione di ogni forma d’arte, ma è anche vero che alcune espressioni artistiche sembra vi si adattino a perfezione o vi siano addirittura nate. Non a caso gran parte del repertorio musicale di Vinicio Capossela è strettamente connesso con la mitologia e la storia antica. Impossibile davvero non rimanere affascinati da un tale spettacolo musicale, ma nondimeno scenico, che sembra trovare a Segesta la sua collocazione ideale. Il cantautore eclettico, spazia dalla storia antica ai giorni nostri senza alcuna difficoltà. Anche la legenda e la mitologia ben si prestano ai paragoni con la moderna e quotidiana storia di disfacimento e decadenza di valori, specie se si parla di stato e istituzioni. La scenografia, che rimanda all’ultimo album ” Marinai, profeti e balene”, rappresenta il grande leviatano, l’animale che Hobbes paragonò allo stato… Le sole ossa poi, prive di carne e pelle, sono lo spiraglio che ancora la società può sfruttare per uscire da questa situazione di stallo in cui si è cacciata. Ma anche se non ci si volesse soffermare ai significati politici, sociologici o di denuncia che l’autore accenna appena, non si può non rimanere affascinati dallo spettacolo che definire esclusivamente concerto appare riduttivo e insensato. Ne ha per tutti Vinicio, anche per gli sfortunati mostri mitologici, come Medusa (cha cha cha) e il Polpo (d’amore) che ha otto braccia per non abbracciar nessuno, che non trovano amore a causa delle loro “deformità”, anche queste metafore edulcorate di una straordinaria quanto vera realtà.