Chiesta la condanna a sei anni per Marco Di Pietra, per violenze e rapine
Non ha ancora 20 anni ma Marco Di Pietra, classe 1997, è per la Procura di Trapani un vero e proprio pericolo pubblico. A lui infatti sono stati ricondotti dinanzi al Tribunale, presidente Pellino, otto espisodi criminosi di quelli che quando furono commessi , tra l’agosto e il novembre 2015, diedero modo a tanti di parlare di allarme criminalità nella città di Trapani. L’azione delle forze dell’ordine è stata immediata e Di Pietra fu tra i primi a finire in manette. Quando fu arrestato gli agenti dovettero tirarlo fuori dalla sua “tana” nel rione ericino di San Giuliano, protetto da una corte fatta da familiari e amici, “sostenitori” del giovane che non esitarono anche a scagliarsi contro chi lo doveva arrestare, tentando così di permettergli una sua possibile fuga. Ieri nell’aula bunker “Giovanni Falcone” del Tribunale di Trapani, a conclusione del processo, con la requisitoria del pubblico ministero Andrea Tarondo, ad ascoltare le criminali scorribande del Di Pietra non c’era però nessuno di coloro i quali allarmati protestavano contro le forze dell’ordine per quell’apparente mancato controllo del territorio. Non c’era nessuno di loro, non c’era nessuno a prendere atto del fatto che intanto una azione repressiva e punitiva è stata condotta e che un imputato spavaldo e spregiudicato, fortemente pericoloso, è arrivato al giudizio del Tribunale. A contrario dei tanti pronti solo a lanciare anatemi, nel corso del processo le vittime delle rapine per fortuna non si sono voltati dall’altra parte, puntando il dito contro l’imputato, riconoscendolo per le sue rapine, anche il furto di un televisore dal seminario vescovile. In aula ieri al momento della requisitoria c’erano solo i familiari del giovane bandito, palesemente fieri, quanto lo stesso imputato, delle malefatte compiute. Il pm Tarondo ha chiesto sei anni di carcere elencando uno per uno i capi di imputazione, le rapine compiute con violenza e aggressioni. Di Pietra è arrivato al giudizio del Tribunale per otto episodi criminosi, ma c’è il sospetto che le rapine possano essere più numerose, “rapine commesse quasi con cadenza quotidiana – ha sottolineato il pm Tarondo – aspirando ad un controllo del territorio idoneo a vanificare la tutela della legalità e proteggere il sistema criminale instaurato”. Di Pietra sarebbe stato a capo di una vera e propria banda, in una occasione una decina di persone lo spalleggiarono per derubare dell’auto un malcapitato. Modus operandi quasi sempre lo stesso, con una scusa veniva avvicinata la vittima di turno, e subito dopo si metteva a segno la rapina. Tra le azioni criminose, condotte tra Erice e Trapani, anche quelle compiute ai danni di tabaccherie e negozi, in un caso è stato direttamente asportato il registratore di cassa, sempre con violenza nei confronti di commercianti. La sentenza è attesa nei prossimi giorni dopo l’intervento del difensore del Di Pietra.