Compra almeno un biglietto della Lotteria!

Accompagno la mia anziana ma arzilla mammina per un controllo presso l’ambulatorio di un dottorone palermitano (non specifico meglio il tipo di affezione perché sto pubblicando senza il consenso della citata consanguinea, e come sapete le leggi sulla privacy sono ferree, anzi le uniche rispettate di questi tempi in Italia). Di fronte alla clinica c’è un Tabacchi dove lei mi propone di giocare il Gratta10 o un nome del genere, datemelo per buono, non sono un esperto come sarà evidente qui appresso. Non mi sembra il momento e cerco di convincere la mammina a comprare il Gratta10 sotto casa, quando torniamo, se proprio ci tiene. Replica che non capisco, ci troviamo in una grande città, Palermo, e lì ci sono più probabilità di vincere. Non replico che è più facile che la vincita avvenga in una grande città perché là si vendono semplicemente più biglietti, ma ciò non significa che il singolo giocatore abbia maggiori opportunità di vittoria. Mi sembra che ragioni come quelli che, una volta quando la Lotteria di Capodanno assegnava il montepremi più alto, si facevano portare i biglietti da parenti e amici che andavano a Roma o a Milano. Non avevano affatto maggiori possibilità di vincere, al massimo potevano godere di qualche attimo in più di speranza durante l’estrazione, perché tra i primi sei estratti capitava sempre un biglietto di una grande città. Dove però ne erano stati venduti talmente tanti da lasciare poche possibilità che l’estratto fosse proprio il loro.

Accontento quindi mia madre per farle cosa gradita, ma subito lei mi impone di acquistarlo in società per un euro ciascuno. In caso di grossa vincita, mi confida, ne farò quattro parti, una per me e le altre per i tuoi fratelli che ne hanno bisogno. Se vinci, anche tu dovrai darne una parte, specie a tuo fratello il piccolo, di cui ti devi sempre ricordare. La lascio dire e mi avvicino alla cassa per l’acquisto dove una giovane con voce sgraziata mi chiede: da uno o da due? Allora c’è anche da un euro, mi volto per dirlo alla mamma, che però mi precede, “da due, da due!” fa risoluta. Pago e le passo il foglietto. Mi spiega: noi grattiamo dieci numeri, se poi ne escono 8,9 o 10 si vince, ma anche se facciamo 0, 1 e 2. Così, mi pare di capire, ci sono parecchie opportunità L’estrazione però sarà tra una mezz’ora, si potrà controllare al Televideo, dice la cassiera. In macchina sulla via del ritorno, cerco di indagare con tutto il tatto possibile se la mia mamy spenda molta della sua pensione in gratta e vinci o superenalotti, dato che mi è apparsa così esperta del gioco. Mi rassicura che solo un paio di volte la settimana spende un euro nel Gratta10. In fondo non è una cifra insostenibile, ribatto, e poi in questo periodo lo Stato ha bisogno di noi. Lei coglie la mia ironia, mi guarda sorniona e dichiara di volermi raccontare una barzelletta.

Un giorno un uomo sull’orlo del fallimento si reca in chiesa per chiedere aiuto a Gesù e prega: Gesù, tu che sai tutto, vedi come io e la mia famiglia che ti abbiamo sempre onorato abbiamo questi gravi problemi economici, ti prego, fammi vincere alla Lotteria! L’indomani l’uomo è di nuovo in chiesa, sempre più sconvolto e prega mettendosi in ginocchio davanti all’altare: Gesù, Gesù, tu che puoi tutto, ti prego in ginocchio, farò tutto ciò che vorrai, vedi come sono indebitato, per favore, fammi vincere alla Lotteria! Il giorno dopo l’uomo torna in chiesa, si butta davanti l’altare strappandosi i capelli e piangendo: Gesù, Gesù, Gesù, perché ci hai abbandonati, vedi come siamo ridotti, ti prego, fammi vincere alla Lotteria! Al che si sente una voce dall’alto che dice: uomo, mi spezzi il cuore, te la faccio vincere la Lotteria, ma compra almeno un biglietto!

Tutta soddisfatta della sua parabola, si mette le mani conserte sorridendo in silenzio, come a dire: con questo ho concluso l’argomento in mio favore. Ma non gliela posso far passare. Il gioco d’azzardo legalizzato, sbotto finalmente, con lo Stato che controlla tutte le Lotterie, i Gratta e vinci, le scommesse e il Bingo, è in realtà una forma diversa di estorsione di denaro per i cittadini che come dei polli si fanno spennare. Con l’aggravante che non ponendo alcun limite o controllo alle giocate, finisce spesso per dare assuefazione rovinando famiglie proprio come il gioco d’azzardo che ufficialmente viene combattuto. Il nome poi Gratta e vinci dice tutto, vedilo dalla parte di chi lo ha inventato: “gratta” significa “ruba i soldi dei poveracci” e a vincere sono sempre le casse dello Stato. La mia strategia consiste invece nel non giocare mai, in tal modo ho un incasso sicuro al mese: i soldi che risparmio.

Che tirata che ho fatto, tutta d’un fiato! Mia madre un po’ offesa replica però che in questo modo mi perdo quel momento magico che consiste nella speranza che l’ultimo numero grattato coincida con quello estratto, un’emozione che in fondo si ottiene pagando un piccolo prezzo. E soprattutto aggiunge, prima di scendere dall’auto davanti casa sua, che non devo troppo razionalizzare, se no mi perdo la parte magica della vita.

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