“Ingiustizia”. “Ingiustizia”. Questo è il vocabolo che di continuo viene utilizzato dai 60 lavoratori impiegati a Palermo nel call center Almaviva e trasferiti nella sede di Rende. “Ingiustizia”, è il termine che maggiormente esprime lo stato d’ animo dei lavoratori in questi giorni, giorni che dovrebbero essere di festa….
In realtà le condizioni e gli eventi che hanno portato all’ attuale situazione non possono che lasciare sbigottiti: Almaviva, il colosso dei call center che sta sentendo fortemente le conseguenze dei processi di “delocalizzazione selvaggia”, dopo avere “ tamponato” per anni la crisi con i cosiddetti contratti di solidarietà, a marzo del 2015 dichiarava a Palermo più di 1700 esuberi, aprendo così una vertenza che ha attirato l’attenzione dei media e che ha vissuto momenti di forte tensione. Di fatto i licenziamenti sono stati scongiurati ricorrendo a nuovi ammortizzatori sociali e decidendo di sperimentare l’applicazione della cosiddetta “clausola sociale”, cioè il passaggio dei lavoratori impiegati in una commessa persa all’azienda vincitrice della commessa .
I trasferimenti a Rende scaturiscono proprio da un effetto indesiderato della clausola sociale: i 60 lavoratori di cui si parla sono lavoratori assegnati alla commessa Enel, persa da “Almaviva” e vinta da “ Exprivia srl”. Le due aziende, con la mediazione del Ministero dello Sviluppo Economico avevano raggiunto un accordo che avrebbe dovuto scongiurare conseguenze drammatiche , ma in realtà così non è stato.
Si è venuta a creare una situazione paradossale per un incongruenza sui profili orari dei lavoratori da assumere, di fatto “Exprivia” non ha raggiunto il monte ore che si era impegnata ad impiegare (175 full time equivalenti) , “Almaviva” ha deciso di trasferire il personale escluso, ed ad oggi il Ministero non ha fissato un nuovo incontro che dovrebbe evitare lo stravolgimento della vita di 60 persone.
Ed ecco che 60 persone saranno trasferite ( se non si corre subito ai ripari) non per una chiusura o un fallimento aziendale, ma a causa , in fin dei conti , di dettagli tecnici. A causa di dettagli tecnici non previsti. La situazione attuale è grottesca e drammatica , gran parte dei lavoratori impattati hanno profili part-time. Gli stipendi dei lavoratori dei call center , in generale, non permettono di sostenere i costi di un cambiamento di sede, quindi, di fatto si tratterebbe di un licenziamento. Ad interi nuclei familiari è stato richiesto di trasferirsi, di sdradicarsi in brevissimo tempo dai luoghi di residenza, per non parlare di altre famiglie che si trovano nella situazione paradossale di avere uno dei coniugi impiegati a Palermo e l’altro trasferito a Rende. Una situazione gravissima che giustifica il ricorso a quel termine, a quel maledetto termine: “ingiustizia”.