Nel 2010 la spesa complessiva per le funzioni istituzionali delle 107 Province italiane (escludendo le tre Province autonome di Aosta, Trento e Bolzano) è stata di 12 miliardi e 158 milioni di euro, vale a dire soltanto l’1,5% del totale (815 miliardi di euro) della spesa pubblica nazionale! Con tale somma i costi delle Province sarebbero coperti per quasi 68 anni! Sono parole del Presidente del Consiglio Provinciale, Peppe Poma, riferendosi al DDL regionale che taglierebbe le Provincie.
Poma sottolinea che gli eccessivi costi della politica non sono certo da addebitare all’attività istituzionale delle Province che non vanno abolite ma, al contrario, messe finalmente in grado di svolgere pienamente tutte le importanti funzioni assegnate loro dalla vigente normativa.
Non solo Poma sta facendo sentire la sua voce contro questa eventualità, tutti i consiglieri provinciali sono uniti nel protestare.
Un cronista può solo chiedersi: perché non alzare la voce prima per far attribuire le giuste funzioni, invece di alzarla ora che sembra imminente l’abolizione delle Province? Forse fino ad ora a tutti ha fatto comodo questo immobilismo?
Poi la proposta di abolire “le spese sopportate per i tanti enti strumentali: consorzi, ATO, società, commissari, consulenti, consigli di amministrazione di cui il Paese è pieno (oltre 7 mila) che appesantiscono abnormemente i costi della politica e della macchina amministrativa ad essa collegata, esercitando impropriamente funzioni che invece dovrebbe essere svolte proprio dalle Province oltre che dai Comuni”. Ma non sono enti che hanno fatto un po’ la fortuna politica di tanti politici, anche provinciali?