Nella giornata di ieri il comitato civico Bike & Jogging On The Road – costituito in rappresentanza di alcune associazioni sportive con l’intento di proporre una pista ciclabile e podistica sulla SS 113 nella tratta da Alcamo a Partinico – rappresentato dal Dott. Diego Motisi è stato invitato per l’ennesima volta ad una riunione presso l’Assessorato Regionale ai Trasporti a Palermo (Dipartimento regionale delle Infrastrutture, della Mobilità e dei Trasporti), insieme all’On. Valentina Palmeri che ha da sempre simpatizzato per questa lodevole iniziativa ed i connessi benefici che potrebbe recare ai cittadini ed al territorio, su larga scala, ove realizzata.
La questione, oltre che da una auspicabile aspettativa, scaturisce anche dalla cogente necessità di salvaguardare i tanti habitué della pedalata e della corsa podistica che puntualmente affollano il percorso viario nella predetta statale (chiamata non a caso “scorrimento veloce”) senza alcuna salvaguardia, rischiando costantemente di essere travolti da un traffico veicolare poco rispettoso ed accorto alla mobilità lenta.
Dopo i precedenti incontri del 16-03 e del 30-09-2016, e alcuni documentati sopralluoghi operati sui siti, il comitato civico Bike & Jogging, la FIAB (presente con il Presidente Chiara Minì, ed alcuni soci fra cui l’ex presidente G. Scognamillo), la dirigenza dell’Assessorato Regionale ai Trasporti (nelle persone del funzionario G. Rotondo e del Dirigente Generale Dott. Fulvio Bellomo) e il nuovo direttore regionale di ANAS Sicilia Ing. Nicola Montesano, alla presenza del responsabile di area comp.le Ing. Valerio Mele, hanno fatto il punto sulla situazione emersa.
Allo stato, la normativa nazionale impone, per le ciclabili extraurbane, standard di superfici utili (per corsia, cordolo di demarcazione, ecc.) tali da significare un pesante ridimensionamento della attuale carreggiata sul tratto di interesse.
La soluzione dell’utilizzo di vie parallele come le “regie trazzere”, dati i sopralluoghi e le ipotesi avanzate reca difficoltà logistiche non indifferenti legati a pendenze estreme, traffico rurale di mezzi ingombranti e pericolosi, prolungamento eccessivo del percorso, ecc.
L’unica cosa che appare proponibile, data la disponibilità dei dirigenti intervenuti alla seduta, resta una stima di fattibilità (anche in termini di spesa) per realizzare un ampliamento, a margine della carreggiata esistente, che consenta di ospitare detta pista senza recare nocumento al traffico veicolare ivi insistente.
Questa soluzione, oltre ad uno studio specifico di ANAS, comporterebbe una spesa che non può trovare soddisfo attingendo alle risorse di bilancio preesistenti (esigue ed a malapena utili alla manutenzione della viabilità stradale preesistente) né a risorse di nicchia come “fondi comunitari destinati alla circolazione sostenibile” e “greenways” (specifiche per tragitti di altra natura).
L’esperienza di altre ciclovie, sorte in situazioni similari, è stata resa possibile grazie al valido e munifico apporto di opportuni consorzi di comuni, grazie a progetti specifici per la valorizzazione del territorio, e talvolta anche col contributo dei privati. L’onere del costo ha di certo una positiva ricaduta in termini di cicloturismo, di benessere, sicurezza, decongestionamento del traffico e valorizzazione del territorio (su cui la lenta percorrenza potrebbe spostare un grado di attenzione diversa, rispetto a quanti vi sfrecciano in transito).
La speranza è l’ultima a morire. Frattanto speriamo vivamente che perdurino intonsi anche i ciclisti ed i podisti per cui è stato immaginato un più ampio progetto di vivere civile.
Diego Motisi