L’inutile diffida dell’on. Saverio Romano

Caso Giammarinaro, l’ex sottosegretario e la storia di 40 mila euro di contributo elettorale finiti nelle tasche di Giammarinaro

L’ex ministro ed ex sottosegretario Francesco Saverio Romano, ex di tante, importanti cose, a cominciare dalla cassaforte Ircac, plenipotenziario dell’Udc siciliana per tanti anni, con una nota ha provato a gettare fumo negli occhi dei cronisti che si sono permessi, come per primi abbiamo fatto noi, di scrivere di una sua possibile falsa testimonianza nel processo per la misura di prevenzione a carico del suo senza dubbio fedelissimo uomo di partito, Udc, Pino Giammarinaro. L’on. Romano sostiene che “non sono mai stato citato in tribunale come teste. Ho reso dichiarazioni al difensore di Giammarinaro su sua precisa richiesta e per indagini difensive. Non mi risulta e non potrebbe peraltro risultare che la Procura abbia aperto una indagine per falsa testimonianza nei miei confronti in quanto non sono mai stato citato dal tribunale nella qualità di testimone. Diffido…a diffondere notizie tendenziose perché la trasmissione da parte del tribunale di atti in suo possesso alla Procura, non é necessariamente una inchiesta“. Noi non abbiamo scritto frottole! L’on. Francesco Saverio Romano è tra le 28 persone per le quali il Tribunale ha trasmesso gli atti alla Procura di Trapani per falsa testimonianza. Falsa testimonianza, mendace la parola usata dai giudici nel dispositivo della sentenza del processo Giammarinaro, racchiusa in una nota a sua firma, consegnata ai difensori di Giammarinaro e da questi trasmessa ai giudici perchè venisse acquisita come esito di attività difensiva di indagine a norma del codice di procedura penale. Materialmente non è comparso dinanzi ai giudici, ma è come se la cosa fosse avvenuta. Nel corpo della sentenza sono numerosi i riferimenti dello stretto rapporto tra l’on. Giammarinaro e l’on. Francesco Saverio Romano, tanto stretti che Giammarinaro all’epoca in cui subì il primo provvedimento di sorveglianza speciale, si faceva concedere i permessi per recarsi a Palermo per cure odontoiatriche, per poi recarsi ad incontrare l’amico Saverio Romano , tanto stretti che Francesco Saverio Romano all’epoca della candidatura alle regionali di Giammarinaro nel 2001, quando questi era sorvegliato speciale, si dava da fare per garantire che quella sorveglianza speciale presto sarebbe stata revocata. La vicenda per la quale per i giudici avrebbe commesso falsa testimonianza è legata a 40 mila euro che Giammarinaro intascò direttamente dopo le elezioni regionali del 2008, quando candidato di sua diretta espressione fu l’ex presidente dell’ordine dei medici di Trapani Pio Lo Giudice. Quando Lo Giudice andò a chiedere il rimborso elettorale al partito, l’Udc, si sentì dire che i soldi li aveva presi Giammarinaro. Romano però lo ha smentito, lo ha smentito in tutto anche quando una frase lo chiamava direttamente in causa. Lo Giudice al Tribunale disse che Romano nel dirgli che i soldi li aveva presi Giammarinaro aggiungeva che nessuno sapeva della cosa. L’ex ministro però ha scritto altro: È vera la circostanza che l’On. Giuseppe Lo Giudice dopo le elezioni regionali della primavera 2008 mi chiese, nella mia qualità di Segretario Regionale U.D.C., un contributo economico per le spese elettorali da lui sostenute. In quella occasione risposi di avere dato un contributo di euro ventimila (€ 20.000) alla segreteria provinciale dell’U.D.C. di Trapani nella persona dell’On. Turano Girolamo n.q. di Segretario Provinciale così come previsto dal piano riparto contributi elettorali stabilito dalla dirigenza regionale di allora”. I giudici annotano: “Tuttavia, tale dichiarazione dell’On. Romano non solo non è supportata da alcuna documentazione, ma soprattutto non collima con le indicazioni dell’On. Lo Giudice ed è contraddetta dall’On. Turano che ha escluso di aver mai ricevuto, tantomeno nell’anno 2008, nella qualità di segretario provinciale di Trapani dell’U.D.C. alcuna somma di denaro dalla segreteria regionale siciliana dell’U.D.C.“L’on Francesco Saverio Romano ha ancora scritto: “Non ho mai riferito di avere consegnato nè ho mai consegnato somme di denaro all’On. Giuseppe Giammarinaro né egli mi chiese alcunché per sè medesimo. Mi fu chiesto invece da lui, e da altri dirigenti di partito, di saldare alcune fatture relative a prestazioni eseguite nella campagna elettorale a sostegno dell’U.D.C. e dell’On. Lo Giudice. Li assicurai che sarebbero state saldate a valle del contributo elettorale spettante alla segreteria Regionale e dovuto dalla segreteria Nazionale. Non ricordo l’esatto ammontare di tali fatture, che comunque si aggirava intorno a 50.000 euro, né se furono anche parzialmente saldate ai fornitori, certamente rimasero inevase per un lungo periodo posto che il contributo arrivò molto tempo dopo le elezioni regionali e da Trapani lamentavano il mancato impegno”. Ancora i giudici: “L’affermazione secondo cui le fatture consegnategli da Giammarinaro e da altri – indefiniti – rappresentanti dell’U.D.C. ammontavano a €50.000,00 circa si pone in contrasto con la circostanza che proprio l’On. Romano, secondo la sua stessa versione, avrebbe potuto contribuire ulteriormente, oltre all’importo asseritamente già trasmesso alla segreteria provinciale dell’U.D.C., per spese evidentemente di importi modesti per la stampa di fac-simile. Ma la circostanza più rilevante riguarda gli asseriti ritardi nelle erogazioni da parte dell’U.D.C. nazionale in favore della segreteria regionale dell’U.D.C.: dalla documentazione trasmessa dalla segreteria amministrativa nazionale dell’U.D.C. emerge che l’U.D.C. nazionale corrispose all’U.D.C. regionale l’importo di €35.000,00 in data 10.7.2008 per le elezioni regionali dell’aprile 2008; e l’importo di €200.000,00 in data 21.3.2008 per le elezioni politiche dell’aprile 2008; nonché l’importo di €15.000,00 in data 7.4.2008, l’importo di €50.000,00 in data 30.5.2008 e l’importo di €70.000,00 in data 30.5.2008 per le elezioni amministrative del giugno 2008. Orbene, ne esce fuori un quadro assai fosco in cui l’On. Romano non solo non è stato in grado di documentare le sue affermazioni e la destinazione dei contributi elettorali, ma soprattutto la sua ricostruzione risulta contraddetta dall’On. Lo Giudice, dall’On. Turano e principalmente dalla documentazione trasmessa dall’U.D.C. nazionale. Ne discende che le indicazioni fornite dall’On. Romano nella nota del 17.9.2013 devono ritenersi mendaci”. Francamente l’on. Francesco Saverio Romano può produrre tutte le diffide che vuole, ma suona pesante ancora una affermazione che si coglie nel provvedimento: “…emerge più di un sospetto sul fatto che l’On. Romano possa aver corrisposto indebitamente a Giammarinaro delle somme di denaro relative alla campagna elettorale dell’On. Lo Giudice“. La vicenda riguarda un incredibile spaccato di campagna elettorale. Quando Giammarinaro puntò tutto su Lo Giudice, lo accompagnò nella campagna elettorale passo passo, concludendo spesso ogni incontro elettorale con una storiella di paese, mica tanto inventata di sana pianta: era la storia dello “zio Calò”e dell’onorevole Calogero Volpe. Eccola: lo zio Calò era un potente uomo di paese che un giorno davanti a tante persone ebbe a presentare un deputato suo amico, l’onorevole Volpe, dandogli dell’«ex» perchè durante il mandato non era stato al suo fianco. Lui, lo zio Calò, lo aveva fatto eleggere e lui aveva deciso pubblicamente di togliergli la poltrona. Fin qui la storielle che Giammarinaro raccontava sotto forma di ilarità, ma da ridere c’era poco. Il messaggio era chiaro,  Lo Giudice sapesse fin da subito quale era la regola di fedeltà da rispettare. Se voleva continuare a fare il deputato. Ma Lo Giudice terminata la legislatura ha preferito tornare al suo studio medico, non ha avuto però il coraggio di raccontare fino in fondo quella campagna elettorale, tanto che anche lui è tra i testi, secondo i giudici, “mendaci”. 

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.