Giammarinaro, le parole dell’odierno Capo dello Stato contro l’allora enfant prodige della Dc trapanese a sua volta difeso dal chiaccherato senatore a vita che lo sponsorizzò nel 1991
Una sentenza che ricostruisce la storia non solo di una provincia, quella di Trapani, della Sicilia, non c’è solo la storia di malaffare, tra mafia, politica e gestione della sanità, non c’è solo il racconto del perchè il potere mafioso dei Messina Denaro si è radicato in larghe fette della società, di come la massoneria ha fatto da amalgama a tante cose, la sentenza con la quale il Tribunale delle misure di prevenzione ha confiscato il patrimonio dell’ex deputato Dc Pino Giammarinaro, sottoponendolo nuovamente alla sorveglianza speciale, per 5 anni, racconta anche la fibrillazione nella Dc siciliana e nazionale nella stagione dell’attacco frontale di Cosa nostra. La mafia ammazzava, anche politici di rango dello scudocrociato, ma dentro la Dc c’era chi continuava a sedere a tavola con i mafiosi e i loro potenti emissari, come negli anni ’80 erano i famosi cugini Salvo di Salemi. Piersanti Mattarella per come ha raccontato ai giudici di Palermo a metà degli anni ’90 l’odierno Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fu tra i primi a individuare il malaffare tra mafia e politica nel regno trapanese dei cugini Salvo. “Il giudizio, l’opinione che ne esprimeva era di un sospetto, una valutazione di probabile, verosimile rapporto con ambienti mafiosi ma l’elemento principale quello su cui… era quello di un ruolo di inquinamento e corruzione della vita politica regionale, di un gruppo di pressione che dotato di molti mezzi finanziari e clientelari cercava di condizionare e sovente vi riusciva la vita politica regionale…i Salvo erano nell’ambito della Democrazia Cristiana vicini all’Onorevole Lima ma formalmente nella loro provincia di Trapani che era la loro provincia erano, come dire, collocati e coordinavano, dirigevano la corrente dorotea… Complessivamente il rapporto politico più intenso politicamente era con… notoriamente con l’Onorevole Lima pur essendo a Trapani nella loro provincia dove non c’era infatti solo negli ultimissimi anni una corrente andreottiana, erano a Trapani collocati nell’ambito doroteo ed era un gruppo che di fatto dirigevano… ma il rapporto politico non soltanto a Palermo ma anche in sede regionale più stretto lo avevano con l’Onorevole Lima i Salvo nella Democrazia Cristiana”. In tale quadro, l’on. Mattarella ha raccontato una vicenda concernente un’iniziativa bancaria intrapresa dai personaggi vicini ai cugini Salvo: Nei primi del ’76 fu richiesta la costituzione e autorizzazione per una cassa rurale di Salemi da parte di un gruppo di associati il cui rappresentante amministratore si chiamava Ignazio Lo Presti notoriamente vicino ai Salvo (era cognato di Nino Salvo ndr). A Ignazio Lo Presti poi fece seguito come amministratore rappresentante Giuseppe Giammarinaro (al tempo socio di Lo Presti), anch’egli molto vicino ai Salvo. Bene, questa richiesta nei primi del ’76 non fu mai dotata di parere favorevole e non ebbe mai finché rimase Piersanti Mattarella all’Assessorato al bilancio, quindi per altri due anni e più e poi Presidente della Regione per altri due anni, non ebbe mai esito positivo. Per quel che so poi ebbe un parere favorevole a fine del 1980, dopo quasi un anno dell’omicidio di Piersanti Mattarella e poi fu bloccato dall’intervento della banca d’Italia”. A Piersanti Mattarella sul punto è stata attribuita questa frase: “Non glielo consentirò né oggi né mai”. Sul conto diretto di Giammarinaro questa fu la testimonianza resa dal presidente Mattarella: l“Gianmarinaro faceva prima parte della corrente dorotea che era quella appunto che si raccoglieva intorno ai Salvo quando questo si divise negli ultimi anni nell’arco degli anni ’80, non ricordo in quale anno con precisione, divenne andreottiano perchè è vicino a Lima e fu candidato alle regionali come gruppo limiamo appunto…la sua non è una buona reputazione, sia per quanto riguarda la mia parte nella Democrazia Cristiana, di fatto che fosse, appunto, dell’aria dei Salvo, era un elemento di per sé decisivo, ma a parte questo non aveva una buona reputazione sul piano della…diciamo, del rapporto… era un uomo di affari, anche quindi era un… aveva una reputazione che non era buona, c’era anche il dubbio sulle sue frequentazioni, sui suoi rapporti anche di affari…per me era sufficiente il fatto che provenisse da quell’ambiente che era stato intorno ai Salvo, per me era inopportuno metterlo in lista, ma questa la convinzione di metterlo in lista era così forte nel suo gruppo che vi fu incluso…Era così forte la convinzione di metterlo in lista perchè c’era quella sorta di ripartizione ai posti, fra le correnti che non vi era modo di impedirlo”. L’On. Mattarella ha sostenuto in quella sua audizione di aver parlato con il segretario nazionale della D.C. dell’inopportunità di candidare Giammarinaro, ma in assenza di elementi concreti non vi fu modo di impedire tale candidatura”. Ci fu il solito gioco delle correnti dentro la Dc e Giammarinaro stesso ha riferito ai giudici di un viatico direttamente ricevuto dal presidente Andreotti. Andreotti venne a Trapani a sponsorizzare la candidatura di Giammarinaro, una manifestazione elettorale organizzata dalla mafia, allora rappresentata dall’insospettabile Nino Birrittella che da collaboratore di giusitizia ha ricostruito l’intera faccenda. Giammarinaro così invece ha parlato di quel sostegno di Andreotti: “il presidente Andreotti ha voluto sapere telegraficamente la mia storia, dice “Figlio mio, con questa storia ti possono buttare mai fuori?, La mia candidatura alle elezioni regionali del 91 venne approvata all’unanimità dal comitato provinciale di Trapani, col pieno avallo dell’onorevole Mattarella”. Un tentativo di mettere in dubbio, quasi fino ad infangare la testimionianza resa dal presiodente Mattarella una volta entrata , su richiesta del pm Tarondo, nel procedimento di confiosca dei beni. Un tentativo sventato dai giudici: “è sufficiente osservare che quel voto all’unanimità (del comitato provinciale Dc per le candidature alle regionali del 1991 ndr) è stato espresso non solo sulla candidatura di Giammarinaro, ma per tutti i candidati, sicché è evidente che è il frutto di un accordo politico di compromesso e di sintesi delle posizioni delle varie correnti della D.C.; il voto favorevole espresso anche dal gruppo mattarelliano per la designazione di Giammarinaro come candidato alle elezioni regionali non è in alcun modo in grado di mettere in dubbio le indicazioni fornite dall’On. Mattarella sul conto di Giammarinaro, sui suoi rapporti con i cugini Salvo e con l’On. Lima e sulla sua ambigua reputazione all’interno della DC.