Trapani, bomba giudiziaria sul voto

La Dda di Palermo chiede la sorveglianza speciale per il senatore D’Alì. Candidatura in forse

Tanto tuonò che alla fine piovve. La Procura antimafia di Palermo ha chiesto la sorveglianza speciale per l’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì. In 20 pagine la Procura distrettuale antimafia, ancorandosi alle motivazioni della sentenza di secondo grado con la quale il parlamentare ha avuto dichiarata la prescrizione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per i fatti risalenti sino al 1994, e l’assoluzione per i periodi successivi, ha chiesto la sorveglianza speciale. L’udienza si terrà a luglio. La richiesta dei magistrati antimafia è stata notificata al politico trapanese ed ai suoi difensori ieri pomeriggio a poche ore dalla chiusura dei termini per la presentazione delle candidature per le prossime amministrative del giugno prossimo. D’Alì è candidato per Forza Italia alla carica di sindaco. Il movimento berlusconiano è  in fibrillazione, ed oggi a Roma D’Alì si vedrà con Berlusconi e il coordinatore regionale Miccichè. Ipotesi quello di un ritiro della candidatura a primo cittadino e che però lascerebbe Forza Italia senza candidato. E senza candidati al Consiglio comunale. Nel movimento politico di Forza Italia si attacca e si parla di giustizia ad orologeria. Il procedimento per la misura di prevenzione però risulta avviato già nel 2008. La sentenza di secondo grado pur assolvendo e in parte prescrivendo il reato contro D’Alì è andata giù pesante contro l’x sottosegretario parlando di “accertata condotta illecita” e affermando come fondati i rapporti tra D’Alì e la famiglia mafiosa del boss latitante Matteo Messina Denaro. L'”accertata condotta illecita” è legata alla compravendita di uno spezzone di terreno, un vigneto, nella contrada Zangara di Castelvetrano. Terreno venduto al gioielliere Geraci ma di fatto diventato proprietà di Cosa nostra e del suo capo dei capi, il famigerato Totò Riina sanguinario tanto quanto il suo figlioccio Matteo Messina Denaro, vigneto poi confiscato. Una vendita fittizia, segnata dalla restituzione da parte di D’Alì del denaro, 300 milioni di vecchie lire a Geraci, mandato apposta a riprendersi il denaro dal boss Matteo Messina Denaro. I collaboratori di giustizia sentiti “hanno più volte ribadito che si trattava di persona vicina all’associazione mafiosa e disponibile in caso di bisogno”.

La reazione del senatore D’Alì è stata affidata a questa nota: La persecuzione giudiziaria continua! Due volte assolto e nuovamente aggredito! Ieri, dopo appena un’ora dalla chiusura della presentazione della mia candidatura e delle liste per l’elezione a Sindaco di Trapani, con tempistica cadenzata in maniera da precludere ogni alternativa, ho ricevuto una assolutamente imprevedibile ed ingiusta proposta di misura di prevenzione per obbligo di soggiorno nel comune di residenza da discutere nel prossimo mese di luglio. Al di là degli aspetti e degli esiti giudiziari, per me certi nella riaffermazione della mia colpita dignità, ma purtroppo anche nella lungaggine di un già patito calvario, il messaggio è inequivocabile: al di fuori del percorso elettorale democratico qualcuno vuole e può far sì che io non possa impegnarmi come Sindaco nel far diventare Trapani la città civile ed all’avanguardia per la quale ho sempre disperatamente lottato. Quella Trapani del futuro già entrata nei sogni dei Trapanesi appena pochi giorni dopo l’inizio della mia campagna elettorale. Il continuo attacco alla mia dignità dovrebbe allarmare tutti, solo chi ha interesse a non vedere e capire può non chiamarlo una persecuzione che non trova la fine neppure dopo le sentenze di assoluzione. Persecutori e detrattori di un innocente da un lato, avversari senza speranza e adusi alle vie traverse dall’altro, ansiosi del potere in questa mortificata città potranno forse gioirne, e, se mai dovessero averne il consenso, si accomodino pure. Sento il dovere in questo momento di sospendere ogni mia personale attività di campagna elettorale,  torno amareggiato a Roma per onorare come di consueto il mandato parlamentare, poiché ritengo che, pure essendo stato assolto da ogni accusa anche in appello, non potrei condurre le opportune iniziative con questo carico di infamia scaricatomi addosso! Già, io sarei “socialmente pericoloso”! Per mia sventura io sono solamente “politicamente da abbattere”! Lascio ogni valutazione alla capacità di giudizio e di reazione dei Trapanesi, affido il prestigioso bagaglio di idee e di entusiasmo nelle mani del mio partito e di tutti i candidati del mio saldo schieramento  e nel cuore delle donne, degli uomini e dei giovani che si sono già con me ufficialmente dichiarati, persone tutte di grandi e indiscutibili qualità morali ed intellettive, che meritano di poter godere del consenso elettorale dei cittadini trapanesi”. Per adesso la parola pronunciata dall’ex sottosegretario all’Interno è “sospensione” dell’attività elettorale. Ancora non si parla di ritiro, tutto dipendenrà dal summit romano con Berlusconi. e D’Alì dovesse ritirarsi, decadrebbe la presentazione delle liste per i candidati al Consiglio comunale, collegate alla sua candidatura e cioè Forza Italia, Grande Città e Partito socialista.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.