Incredulo del disastro provocato dall’incendio al bosco Angimbé alcune settimane fa, questa mattina mi sono recato sul posto, rinnegando fino all’ultima curva che mi separava dalla magica sughereta, situata tra Calatafimi Segesta, Alcamo e Castellammare del Golfo, ciò che era avvenuto e che nolente mi apprestavo ad osservare. Un cimitero di alberi bruciati, un vero e proprio scempio causato dalla feroce mano dell’uomo. Tutto nero, nessuna foglia, nessuna forma di vita, uno scenario desolante e mortifero, dove l’unico istinto che ho provato è stato quello di scappare. Il bosco Angimbé, secolare, straordinario per le sue numerosissime varietà di flora e fauna che lo popolavano, quando lo visitavi ti regalava delle emozioni uniche. Percorrere i suoi sentieri, significava passeggiare nel più assoluto silenzio, tradito solo dal cinguettio degli uccelli, dalle fronde degli alberi accarezzate dal vento o da qualche serpe che sgattaiolava libera tra un cespuglio e l’altro, ti faceva sentire un ospite della natura che esprimeva con tutta la sua forza ed il suo fascino le bellezze, i colori, i profumi e l’incommensurabile bio-diversità mediterranea. Le querce con le loro cortecce sugherine, i lecci ed i carrubi, le ginestre fiorite e le palme nane, le infinità di arbusti, di fiori, di colori e di erbe selvatiche, le farfalle, gli uccelli, il paesaggio dalle forti connotazioni selvagge che conservava da tempi remoti l’identità più ancestrale di questo meraviglioso angolo della Sicilia… tutto distrutto.
In questa rubrica, solitamente parliamo di salute e di benessere, ma questa volta, davanti a queste immagini, non si può che parlare di morte, di violenza, di criminalità allo stato puro. Come può commentare uno psicologo dei gesti così efferati eseguiti dall’essere umano, o meglio, da taluni esseri umani? Di certo, non può esistere un movente minimamente valido per giustificare delle azioni di tale malvagità. Un uomo onesto, con dei sani valori, con un minimo di rispetto per il genere umano, per la natura, per il mondo, per la sua terra, non sarebbe spinto da nessuna motivazione a commettere una strage come quella dell’incendio di un bosco. Né il denaro né il potere né la salvaguardia di chissà quali privilegi. Orde di uomini con tratti di personalità evidentemente antisociali, senza scrupoli e senza alcun senso del bene, organizzate per distruggere la loro stessa terra, portando loro stessi all’auto-distruzione, incendiano le nostre terre, certamente per loro personali interessi.
L’uomo con una personalità antisociale non prova alcun senso di colpa, anzi gode nel fare del male per il suo tornaconto personale. Come direbbe Sigmund Freud, l’antisociale è pervaso dalla pulsione di morte, pura violenza che distrugge, senza passare minimamente dal vaglio del buon senso e della salvaguardia della specie, ma in questo caso, sarebbe più opportuno dire, “delle” specie. Gli antisociali, o se vi piace di più, potete usare il termine psicopatici, non sono dei casi sporadici. Questi soggetti sono irrispettosi della legge e delle norme morali, sono incuranti del bene degli altri e scarsamente capaci, se non del tutto incapaci, di provare empatia. Quando sono responsabili di taluni problemi o reati, tendono a sminuire il loro senso di responsabilità, anzi tendono ad attribuire la colpa ad altri o ad altre cause. Provano facilmente rabbia, irritazione, invidia, piacere di dominare, senza alcuno scrupolo per l’altro. Non sanno tollerare la frustrazione e quindi sono psicologicamente vincolati alla dimensione del bisogno che va appagato sempre nell’immediato. Visto che la personalità dell’antisociale è una personalità narcisistica, l’antisociale pensa di essere una persona speciale e superiore agli altri, che quindi merita taluni privilegi oppure è giustificato nel commettere determinate azioni per nulla rispettose di cose e persone. Sempre oggi, al ritorno dalla mia visita ai funerei resti del bosco Angimbé, un canadair sorvola sulla mia testa, intento a spegnere ancora una volta l’ennesimo incendio. Un grande plauso va alle nuove organizzazioni di uomini “sani” che manifestano, non violente, per la salvaguardia dei nostri boschi e della nostra natura, affinché il bene e le pulsioni di vita, prevalgano sul male sulle pulsioni di morte.
Fabio Settipani
Psicologo – Psicoterapeuta