Caso Miserendino e pruriti

L’indagine sulla gestione dei beni dell’imprenditore Ferdico, si attendono gli interrogatori

Tra domani e venerdì il gip del Tribunale di Palermo Walter Turturici procederà a sentire gli indagati del blitz della Guardia di Finanza “Backdoor”. Sono gli imprenditori Giuseppe Ferdico, Francesco Montes, Pietro Felice e Antonio Scrima e il commercialista , amministratore giudiziario, Luigi Miserendino. Mentre gli imprenditori sono finiti in carcere, per Miserendino sono scattati gli arresti domiciliari, per lui l’accusa è quella di favoreggiamento, in generale gli imprenditori rispondono invece di estorsione e intestazione fittizia di beni. Ferdico, personaggio molto controverso, è considerato uno dei maggiori imprenditori del settore commerciale, dalla vendita di detersivi ha cominciato una incredibile scalata, dicono le indagini all’ombra dei più importanti mandamenti di Cosa nostra palermitana. Ma  ieri le cronache hanno puntato tutta la loro attenzione su Luigi Miserendino, l’amministratore giudiziario. Pesanti sono le accuse e in un periodo in cui l’amministrazione giudiziari antimafia è finita nell’occhio del ciclone non poteva essere altrimenti. In silenzio i pm, Tartaglia, Picozzi e De Luca, è stata la Guardia di Finanza di Palermo a consegnare ai cronisti uno scenario parecchio pesante di responsabilità, di assoluta disponibilità dell’amministratore giudiziario con il chiacchierato imprenditore. E la qualcosa ha acceso, dalle nostre parti, in certi “leoni da tastiera”, parecchi pruriti. Speriamo che siano solo improvvidi balzi in avanti e non vogliamo pensare che ci possano essere dei suggeritori interessati a far casino e far vivere vendette al mondo mafioso locale. Il nome di Miserendino è indubbiamente legato alla gestione di sequestri e confische che hanno indubbiamente colpito gli affari di Cosa nostra, a cominciare dalla gestione della Calcestruzzi Ericina, l’azienda trapanese sottratta al capo mafia di Trapani Vincenzo Virga e che la mafia voleva far fallire per eliminare uno scomodo concorrente dal territorio, scomodo concorrente per l’azione svolta proprio da Miserendino volta a tutelare il bene e a non farlo fallire. Con Miserendino la Calcestruzzi Ericina è tornata sul mercato, si è trasformata, Cosa nostra ha perduto questa battaglia. Ma l’elenco può essere allungato, e comprende per esempio il villaggio turistico Kartibubbo di Campobello di Mazara, dove Cosa nostra investì ingenti somme affidandosi all’imprenditore palermitano Calcedonio Di Giovanni, o ancora l’albergo Panoramic di San Vito Lo Capo sequestrato all’imprenditore Michele Mazzara, favoreggiatore del boss latitante Matteo Messina Denaro. Miserendino è stato anche amministratore giudiziario dell’holding di imprese del pacecoto Vito Marino. Tra le ultime imprese gestite l’azienda Mannina, appena restituita al suo proprietario, l’imprenditore Vincenzo Mannina, restituita attiva, salvata anche questa dal fallimento. In questi giorni dell’azienda Mannina si è parlato per un debito con l’erario lasciato, in eredità, ma per una parte, dall’amministratore giudiziario, Miserendino ha risposto spiegando cosa è accaduto, chi ha voglia di rileggere può sul nostro sito trovare l’articolo. Quello che è accaduto a Palermo con le imprese di Ferdico lo abbiamo letto dalle cronache di altri colleghi giornalisti. La vicenda giudiziaria riguarda solo il caso Ferdico, non c’entrano altre faccende, e non toccano le vicende trapanesi dove la posizione di Miserendino storicamente è stata sempre intransigente nei confronti di mafiosi e soci dei mafiosi. Questo ci fa dubitare che la sua intransigenza a Palermo possa essere venuta meno, ma c’è una indagine in corso e dobbiamo prenderne atto. Per capirne di più e meglio bisognerà attendere l’interrogatorio di garanzia da parte del gip, prima occasione a disposizione di tutti gli indagati, per rispondere alle contestazioni. E siamo certi che Luigi Miserendino risponderà alle contestazioni. Si è anche fatto fare capolino, in certe cronache giornalistiche, a due nomi pesanti travolti da altre indagini, il giudice Silvana Saguto e l’avvocato Cappellano Seminara, ma se non ci sbagliamo ci pare che in una tranche di queste indagini venne fuori un certo fastidio di quel “cerchio magico” proprio per Miserendino, poco disponibile con quegli scambi di favori. Per chi invece ha certi pruriti consigliamo un buon borotalco mentolato per farselo passare.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.