La politica ha perso, i comitati d’affari no

Mentre si cominciano a fare i conti su chi tra i candidati ha vinto e perso, nessuno guarda a chi alle urne continua a non andarci

Non abbiamo dubbi, i comitati di affari hanno vinto. I grandi capi elettori, quelli che stanno nascosti nelle stanze del potere occulto, sono ancora una volta riusciti a passare indenni dal voto regionale. Non hanno colore politico, sono le anime di quelle lobbies che in campagna elettorale possono permettersi di dividersi ma che dopo il voto sono l’humus col quale gli avversari possono nuovamente mettersi d’accordo. E’ questa la realtà che emerge dalle urne delle nostre elezioni regionali e non c’è da stare allegri. Un responsabile di questo stato di cose c’è e si chiama astensionismo. Più della metà dei siciliani convocati alle urne ha deciso ancora una volta di disertare la partecipazione al voto. Ma non ci sentiamo di dare in testa agli astensionisti. Non hanno avuto alcun torto, semmai la ragione di continuare a non riconoscersi in un sistema politico che da tempo ha deciso di sopravvivere con la parte minoritaria di chi invece è puntuale a recarsi alle urne. Ha perso una occasione quindi la politica, anche quella politica che dice di richiamarsi ai valori più autentici della democrazia e della libertà. Anche con un movimento tanto populista come quello dei Cinquestelle gli astensionisti hanno scelto di restar tali. Anche con un movimento autenticamente progressista e di sinistra come quello che si è raccolto attorno a quella gran persona perbene che è Claudio Fava, ma vorrei dire anche Ottavio Navarra. Nemmeno loro sono riusciti a suscitare attenzione ad un buon voto. E’ la politica che deve cambiare ma davvero, vogliamo pensare che il lavoro sopratutto fatto a sinistra possa continuare per cambiare il rapporto dei cittadini con la politica, cambiare perché davvero tutto possa cambiare. Senza una buona politica i comitati di affari continueranno a sopravvivere. La vittoria di Musumeci non ci piace e non ci piace per questioni di casacche, non ci piace perché il presidente Musumeci è stato eletto dopo avere firmato, e certamente a sua insaputa, tante, troppe cambiali in bianco. Vedremo se Musumeci riuscirà a fare il cosiddetto “governo del presidente” e se ci riuscisse siamo curiosi di sapere quanto questo governò sarà capace di durare. Non siamo Cassandra, non ne abbiamo stoffa e capacità, ma dando un primo sguardo al nuovo Parlamento regionale, non ci pare che Musumeci possa oggi esser certo di mettere la mano sul fuoco già sulla lunga durata del suo governo prossimo venturo. Anzi forse non avrà nemmeno il tempo di accendere il fuoco per sfidare la sorte che già qualche poltrona di governo sarà messa in discussione. Perché pensiamo di avere ragione sostenendo questo ragionamento? Date uno sguardo alle dichiarazioni, non c’è segretario di partito che dice di aver perso, ci sono leader politici che attribuiscono a terzi le colpe, anche i candidati non eletti hanno la faccia tosta di sostenere di aver comunque vinto. Perché tutti sono pronti a rimettersi in corsa, d’altra parte le elezioni sono come gli esami non finiscono mai. Nel 2018 ci saranno le nazionali, a Trapani, non lo dimentichiamo, le amministrative, poi si continuerà con le elezioni europee che sono dietro l’angolo, e poi ancora torneranno le amministrative. E quindi continuerà la corsa a “chi accoltella chi”. E con questo clima è difficile vedere realizzati i cantieri per una buona politica, e gli astensionisti troveranno sempre un buon motivo per restare tali. A meno che…

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.