Oggi riaprono le scuole siciliane, tra ritardi delle nomine dei docenti, caos burocratico, precariato e tagli lineari inferti dal governo Berlusconi, si profila un altro anno difficile. L’assessore regionale all’istruzione Centorrino si dice indignato per i tagli ingiusti ma rilancia come risorsa necessaria per le scuole i corsi di cultura siciliana. Critica coloro che li paragonano a semplici lezioni di dialetto: “E’ inutile ironia o semplice ignoranza annunziare l’insegnamento del dialetto siciliano nelle scuole. Il progetto didattico che prevede l’avvio della legge regionale 9/2011, presentata dall’on. Nicola D’Agostino (Mpa), ha ben altri obiettivi , sono soddisfatto per un obiettivo culturale da tempo vagheggiato ed ora finalmente raggiunto grazie anche al contributo dell’Assemblea regionale”. Sostiene la centralità di una nuova relazione tra esperienze diverse: “nel tentativo di ricercare, grazie ad una acquisita consapevolezza dell’identità regionale, un ruolo nuovo di mediazione tra Nord e Sud, tra Occidente e Oriente”. La sicilianità protagonista della globalizzazione? Mentre la Cina acquista i titoli di stato del debito pubblico italiano e il welfare scolastico è in ginocchio, ci si rifugia nella propria rassicurante certezza identitaria. Chissà cosa avrebbe detto il teorico della “sicilitudine” Leonardo Sciascia.
Autore: Danilo Grassa