PALERMO. È stata confermata anche in Appello la condanna inflitta a Vito Turriciano, esponente della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo.
Questa mattina la VI sezione della Corte di Appello di Palermo, Presidente Giacomo Montalbano, ha confermato la condanna di primo grado che lo scorso 31 gennaio gli ha inflitto 12 anni di reclusione per il reato di associazione mafiosa ed estorsioni. Inoltre Turriciano dovrà risarcire le parti civili: le imprese Siar, Mollica Francesco, Mollica Antonino, Tecnordest, il Comune di Castellammare del Golfo, Sicindustria, le associazioni Libero Futuro- associazione antiracket Libero Grassi, il Centro Studi Pio La Torre Onlus e l’associazione Antiracket e Antiusura Alcamese.
Una pena severa, quella di primo grado e riconfermata in secondo, che testimonia la sua importanza all’interno della famiglia mafiosa locale. Con lui durante l’operazione antimafia “Cemento del Golfo” vennero arrestati il boss castellammarese Mariano Saracino insieme a Vincenzo Artale e Vito e Martino Badalucco. Quest’ultimi ancora sotto processo dinanzi al Tribunale di Trapani.
Per gli altri imputati le accuse a vario titolo sono di associazione mafiosa, estorsione aggravata, danneggiamento aggravato, fittizia intestazione aggravata, frode nelle pubbliche forniture e furto.
L’operazione “Cemento del Golfo” è strettamente legata ad altre operazioni antimafia che hanno smantellato i nuovi vertici della famiglia mafiosa di Alcamo. In particolare con l’operazione “Freezer” in cui lo stresso Vito Turriciano è indagato. Operazione “Freezer” che ha fatto riemergere come “u dutturi” Ignazio Melodia fosse tornato a capeggiare la locale famiglia mafiosa e a gestire le estorsioni dopo la sua scarcerazione del luglio 2012. Quest’ultima operazione antimafia è stata possibile grazie ai dialoghi intercettati in carcere dei mafiosi castellammaresi Diego “u nicu” Rugeri e Michele Sottile, arrestati entrambi dalla Squadra Mobile di Trapani nel 2012 nell’operazione antimafia “Crimiso”.