ALCAMO – La mafia ad Alcamo c’è e lavora nell’ombra. Controlla tutto il territorio alcamese e si inserisce bene in tanti circuiti economici del paese. Secondo gli inquirenti, la mafia alcamese chiese il “pizzo” alla Construction Company di Roma, impresa che 7 anni fa si aggiudicò un appalto per la rimozione di due passaggi a livelli nelle zone di Alcamo Marina. Dalle intercettazioni contenute negli atti dell’operazione Dioscuri del 3 Novembre del 2009, emerge che, nel novembre del 2004, gli investigatori intercettarono una telefonata del Boss Diego Melodia, nel quale ordinò a Felice Vallone e Lorenzo Greco di chiedere il “pizzo” all’impresa romana. Secondo gli investigatori, presenti ieri al Tribunale di Trapani per un dibattimento sul caso, il Vallone, dopo aver preso conoscenza dell’ammontare dell’appalto, si è recato in cantiere per riscuotere la somma. Secondo l’Avv. Di Graziano, queste ricostruzioni non sarebbero supportate da riscontri pratici. Un’altra intercettazione ha evidenziato che, tra gli altri obiettivi della cosca mafiosa alcamese, ci sarebbero state tre concessionarie d’auto. Queste ultime denunciarono tra il 2004 e il 2005 di aver ricevuto lettere che richiedevano il “pizzo”. Sempre grazie ad un’intercettazione, gli investigatori hanno rilevato che, durante una conversazione telefonica, Lorenzo Greco chiese a Felice Vallone di preparare le lettere intimidatorie. Infine, altre pesanti intercettazioni sono state registrate nei confronti di Filippo Di Maria, che evidenziano alcuni legami con Cosa Nostra. Il Di Maria, in passato, ha fatto molto parlare di sè, in quanto considerato Factotum del Senatore Nino Papania. Alcune testimonianze dirette saranno sentite in Tribunale a partire dal mese di Ottobre. Un processo che mette a nudo un cancro siciliano e la sua capacità di soffocare l’economia, la società e la politica.