Perché i bambini tendono a rompere gli oggetti? Perché ad un certo punto della crescita, nel bambino comincia a farsi strada una certa distruttività? Bambini che lanciano oggetti, li smontano, li rompono. Perché? Talvolta, i genitori non comprendono questi atteggiamenti dei propri figli e possono tendere a frenare la normale attitudine dei bambini a rompere gli oggetti. Ma perché i bambini sono così appassionati a… rompere? Possiamo dare due risposte, una di carattere cognitivo, legata allo sviluppo dell’intelligenza, l’altra di carattere emotivo, legata allo sviluppo della personalità. Per il bambino, lanciare un oggetto e vederlo andare in frantumi, significa sperimentare la materia nello spazio. Spesso, per il bambino qualsiasi oggetto può assumere un significato completamente diverso da quello che gli attribuisce un adulto. Il bambino che lancia un oggetto e magari lo manda in frantumi, sta esercitando la sua intelligenza e sta approfondendo le sue conoscenze sulla materia. Quindi, per il bambino un bicchiere non è solo un “bicchiere per bere dell’acqua”, ma è anche un corpo volante che ha il potere di trasformarsi in mille pezzi grandi e piccoli, quando finisce a terra con una certa forza. Possiamo allora comprendere come il privare al bambino di rompere alcunché, piuttosto che rimproverarlo quando rompe determinati oggetti, significa inibire determinate sue parti creative e di sperimentazione, fondamentali per lo sviluppo della sua intelligenza.
Rompere gli oggetti assume per il bambino anche un aspetto emotivo altrettanto importante. Quando un bambino rompe un oggetto, comincia a sperimentare emotivamente l’esperienza di separarsi dall’oggetto, quindi comincia a sperimentare la sua autonomia, la sua intenzionalità che, proprio perché distruttiva, è creativa ed unica. Anche se il bambino riceve dai genitori l’indicazione di non compiere un’azione, ad esempio, “non gettare il piatto con la pappa a terra”, spesso tende a compierla ugualmente, in questo caso, gettando il piatto giù dal tavolo e rovesciando la pappa. Tale azione, viene agita sia per provare l’esperienza di separarsi dal piatto, sia per cominciare a separarsi anche dagli intenzionamenti dei genitori: il bambino comincia a pensare con la sua testa, impara ad affermare se stesso, dà legittimità al proprio punto di vista, proprio perché decide di sperimentare ciò che è diverso da quello che dicono gli altri, comprende con la sua personale esperienza le conseguenze delle sue azioni. Un altro indicatore di sanità mentale per il bambino, è la comparsa del “no” nel suo linguaggio. Infatti, quando il bambino comincia a dire “no”, sta provando a dare spazio alla sua personalità “diversa” da quella dei suoi genitori. Anche in questo caso, è auspicabile consentire al bambino di poter dire di no senza inibirlo, in modo tale che lui impari a riconoscere il suo punto di vista; così facendo, diamo al bambino la possibilità di sentirsi sereno nel suo complesso percorso di costruzione dei suoi pensieri e della sua personalità. Ovviamente, quanto sopra esposto non significa non dare le regole ai propri figli, bensì consentir loro di vivere un sano processo di separazione, indispensabile per lo sviluppo cognitivo ed emotivo. Che dire ancora? Fate rompere ai bambini!
Fabio Settipani
Psicologo – Psicoterapeuta