I lavori per liberare dalle alghe il porticciolo di Selinunte stanno facendo scoprire abusi e l’esecuzione non corretta dei precedenti interventi
A questo punto i fondi messi a disposizione dall’Assessorato regionale alle Infrastrutture , circa 70 mila euro, per liberare dalle alghe il porticciolo di Selinunte, rappresentano ben poca cosa per quello che di più bisogna fare. A poche settimane infatti dall’avvio dei lavori, appaltati all’impresa Paglino di Alcamo, i tecnici del Genio civile che sovraintende all’esecuzione dei lavori, la cui conclusione è prevista in 45 giorni dall’avvio (il cantiere è stato avviato lo scorso 26 settembre), stanno scoprendo che il problema non è rappresentato soltanto dalle alghe e dalla posidonia che si è accumulata sui fondali fin quasi a emergere, costituendo una incredibile piattaforma, ostacolo per le imbarcazioni. E’ infatti accaduto che non appena i mezzi tecnici hanno cominciato con le loro potenti ganasce a tirar fuori le alghe, parte del molo è crollato giù, le alghe infatti avevano realizzato una sorta di sostegno. E questo è nulla rispetto a quello che si è scoperto, un paio di scarichi fognari, del tutto abusivi, sono stati individuati per l’appunto sotto al molo. Così come i tecnici hanno scoperto che i lavori di manutenzione ordinaria in precedenza eseguiti, dall’amministrazione comunale di Castelvetrano, non sono stati eseguiti a regola d’arte. Le foto che qui pubblichiamo sono parecchio indicative a riprova di quanto vi stiamo raccontando. La situazione quindi si è fatta parecchio critica sulla prosecuzione delle opere di ripristino del porto. Intanto prosegue il recupero delle alghe e anche in questo caso altre brutte scoperte, lo stato di putrefazione delle stesse alghe dimostrerebbe che la loro presenza non si è accumulata nel recente periodo, ma da parecchio tempo, e anche in questo caso altre domande. Ma i precedenti interventi che al Comune di Castelvetrano sono costati parecchio, in che modo sono stati condotti? Qualcuno a Selinunte, qualche pescatore, così racconta che in precedenza è stata fatta una operazione di recupero che ha appena “grattato” l’ammasso di alghe che si era raccolto, lo stretto necessario per far muovere le imbarcazioni. Interventi che comunque hanno avuto un costo la cui entità però non pare essere corrispondente a quanto invece è stato fatto. Insomma, ce ne è di materiale perché la magistratura possa interessarsi alla questione.