Succede da qualche anno che l’incremento demografico sia pari a zero, cioè il numero di nascite e di morti si equivale ed in qualche periodo le morti hanno superato le nascite; così il nostro bel paese sta sempre più diventando un paese di vecchi. Bisogna dire che la vecchiaia moderna è uno stato ben diverso da quello dei nostri avi; ai primi del novecento, per non guardare troppo indietro, si era considerati vecchi a quarant’anni. Oggi tutto è proiettato in avanti e la vecchiaia vera forse non arriva mai. Non di rado vediamo nonne più pimpanti delle giovinette e donne dopo i cinquanta far figli, e non entriamo nel merito con giudizi, ma è comprensibile questo slittamento in avanti se visto con l’ottica del lavoratore precario. Se un posto di lavoro stabile, se ti va bene, lo trovi dopo i quaranta è logico che fino ad allora non hai pensato a metter su famiglia nè tantomeno a proliferare. Ma con questo andazzo il nostro paese è invecchiato e allora come mai la notizia delle culle tornate colme di bimbi? Presto detto: gli stranieri. Già, sono venuti a fare quei lavori duri che noi non volevamo più fare e adesso fanno anche più figli di noi. Badate non si sta facendo retorica nè la cosa dovrebbe dispiacere o sconvolgere, si sta semplicemente ponendo l’attenzione su una questione non secondaria. Viene da pensare che la reale spiegazione di tale fenomeno sta solo in un’unica possibilità: gli stranieri hanno rispetto a noi qualcosa che noi, invece, abbiamo perso nel tempo, la speranza. Quando nel secolo scorso si viveva di stenti, si facevano tanti figli e si tiravano su, tra tante difficoltà, ma crescevano lavoratori ed onesti. Oggi che abbiamo tutto, non abbiamo più una società sana. Sarà l’ingranaggio a non funzionare più o siamo cambiati in peggio noi. Certo è che gli stranieri in italia non hanno sempre vita facile, eppure, proprio come i nostri avi, fanno tanti figli. Capita così che a Modena ci siano più figli di stranieri nati nell’anno che modenesi, con buona pace di quanti non gradiscono l’ “invasione”. Mettetevi il cuore in pace: la multicultura è una realtà, che piaccia o no, bisogna imparare a convivere con le diversità, di tutti i generi possibili; in un mondo civile si chiama crescita.