Elezioni a Trapani: Tranchida attacca, Bologna e Savona replicano
“Registro in questi ultimi giorni “strane” e non meglio precisate dichiarazioni rilasciate sui media locali e sui social da parte di ex competitors alla carica di Sindaco, al pari di altri in corsa. Tanto, e non proprio innocente operato, credo al solo scopo di ingenerare perplessità ed intorpidire l’imminente campagna elettorale. Insomma, una sorta di malcelato mascariamento mediatico, oltre a quello strisciante, che va ad aggiungersi a quello provocato ad arte da altri tra le strade trapanesi”. Esordisce così Giacomo Tranchida l’ex sindaco di Erice che è in piena corsa elettorale a Trapani. Senza tanti giri di parole si rivolge ad un altro candidato, l’ex editore di Tele Scirocco Peppe Bologna e ad un candidato che si è tirato fuori dalla corsa, il dem Pietro Savona. Tranchida afferma: “Spalle larghe da parte mia e serenità di coscienza, rilanciando con determinazione l’impegno per il progetto Cambia-Menti su Trapani, cominciando dalla vecchia cultura politica che trasversalmente interessa diverse generazioni ed aree culturali e politiche. Serenità e fermezza dunque, rassegnate alle tante migliaia di cittadini trapanesi sostenitori invitandoli a non accettare provocazioni e/o non cadere nella trappola tesa. Auspico però, che civilmente, come doverosamente si conviene a cittadini modello, quali sicuramente intendono essere i sigg D’Angelo Salvatore, Savona Pietro e Giuseppe Bologna, abbiano a recarsi nelle competenti sedi giudiziarie ove esporre quanto, a loro parere, di riprovevole sia a loro conoscenza al punto di rappresentare un presunto danno od ingenerare allarme sociale. Converranno costoro che solo i mafiosi e i malavitosi, da perversa disdicevole cultura non praticano il civico dovere della denuncia nelle debite ed opportune sedi, rispetto al disbrigare le loro faccende con altri deplorevoli mezzi, ivi compreso il mascariamento”. Tranchida chiama in causa invitandoli a vigilare prefettura e forze dell’ordine: “Anche in ragione di tanto mi sono sentito in dovere di allertare il Questore ed il Prefetto di Trapani, inoltrando una dettagliata / documentata nota al fine di meglio attenzionare quanto sopra succintamente esposto. Fiducioso che le Autorità preposte assicureranno la tutela dei principi costituzionali e della libertà di voto, confido nell’osservanza dell’espresso e vincolante obbligo del divieto di introdurre nella cabina elettorale il cellulare, non tanto per vietare le libertà individuali ma per restituire invece serena libertà a cittadini vittime di condizionamento da controllo del voto”. Con una nota titolata “non torniamo al passato” replica Pietro Savona: “La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico. Questa frase non è mia, ma di Enrico Berlinguer che oggi si rivolta nella tomba nel vedere come è ridotta certa sinistra che rimane indifferente a quanto succede nella nostra società, così come è accaduto a Trapani non più tardi di qualche mese fa”. Savona prosegue: “Quando lo scorso anno si verificarono i noti fatti giudiziari in piena campagna elettorale, riguardanti i candidati D’Alì e Fazio, ho subito feroci attacchi perché parlavo di questione morale, ma, i distratti, sappiano che ne parlavo già nel mio programma quando affermavo di volere promuovere, da Sindaco, una fondazione intitolata a S.E. Prefetto Sodano, con lo scopo di divulgare i valori dell’antimafia e dell’anticorruzione. Io, non coinvolto in vicende giudiziarie, venivo accusato di volere speculare sulle disgrazie occorse ai due avversari, di scorrettezza in quanto ribadivo, molto più modestamente, i concetti espressi da Berlinguer, quasi che politica e morale non fossero interconnessi nella gestione della cosa pubblica; qualcuno è arrivato a gridare che il complotto della sinistra, che condiziona i giudici, ha determinato lo sfociare degli accadimenti in piena campagna elettorale, insomma dovevo quasi sentirmi in colpa nell’affermare certi valori.Pensavo che questi tempi fossero sepolti, invece mi rendo conto che anche oggi parlare di questione morale continua a suscitare reazioni scomposte e, a tal proposito, non capisco il nesso tra le mie dichiarazioni e quanto contenuto nel documento di Tranchida, al punto da pensare che il suo sfogo non sia rivolto a me, sebbene citato. Ho detto più volte, e riaffermo adesso, che prima di scegliere il Sindaco per cui votare devo conoscerne il programma compreso come intende affrontare la “questione morale” che a Trapani c’è, è scoppiata durante la campagna elettorale ma che ha radici ben più remote per quanto dichiarato a più voci da diversi organi giudiziari che hanno stigmatizzato comportamenti ben precisi posti in essere da personaggi che hanno gestito lanostra città, direttamente o indirettamente, negli ultimi venti anni. Esistono agli atti di cronaca dichiarazioni terribili rese da autorevoli magistrati esistono lettere di Prefetti, esistono dichiarazioni dell’ultimo Sindaco di Trapani, dott. Damiano, che lasciano intravedere terribili e torbidi scenari. Quindi essere preoccupati non è reato. La stessa città di Trapani oggi si trova in una situazione di amministrazione straordinaria e senza organi amministrativi per responsabilità ben precise ed ha scoperto che negli anni non è stato fatto niente per programmarne lo sviluppo se non quando questo prevedeva aspetti particolari. Questi fatti, politici e morali assieme, mi hanno portato, in verità ancor prima dei fatti giudiziari, a rifiutare ogni possibile proposta di intesa, anche quando ne avrei potuto trarre vantaggio politico e non capisco perché oggi, da cittadino votante, io non possa dire che sulle alleanze, e sui sostegni che ognuno riceve bisogna fare molta attenzione. Tutti i candidati a Sindaco, dovrebbero dire ai cittadini cosa pensano della scelta che ha determinato il commissariamento della città e dichiarare, senza ricorrere al politichese, di non volere essere sostenuti da quei soggetti che, in questo momento, hanno seri problemi con la giustizia. Tranchida si sente in difficoltà o pensa che tutto sia rivolto contro di lui? E perché mai se, da parte mia, non è così. Si faccia la sua campagna elettorale e non faccia sterile vittimismo con dichiarazioni plateali ed appelli alle Istituzioni che già svolgono egregiamente il proprio lavoro e non hanno bisogno delle sue sollecitazioni per vigilare”. Più stringata la replica di Peppe Bologna: “Dopo aver letto l’esternazione dell’aspirante candidato a sindaco di Trapani, ho subito fatto una considerazione: excusatio non petita, accusatio manifesta. Il replicante constata l’intorpidimento della campagna elettorale, l’aspirato mascariamento e continua ad utilizzare frasi altrui con goliardiche modificazioni. Come al solito parla di autorità giudiziaria, di mafia e mafiosità. Più volte parla di confronto dal quale è sempre “scappato”. Il punto saliente della replica sta nel sollecitare le autorità preposte a che assicurino il divieto di introdurre nella cabina elettorale il cellulare. Ma il programma elettorale? Ci sarà un copia-incolla? Qualora mai ci sarà, sarà condiviso dai diversi ed eterogenei sostenitori? Trapani non può subire ulteriori oltraggi nel rischio di potenziali dissesti, né aumenti della TARI come ad Erice”. E’ vero Bologna e Savona non hanno mai molto amato Tranchida, così come al contrario stessa cosa ha nutrito Tranchida, ma pensiamo che in questa improvvisa ma non tanto da essere definita sorprendente ebollizione del clima elettorale c’entrino molto gli amorosi sensi.