TRAPANI. Lo ha stabilito la Corte di d’Assiste di Palermo presieduta da Biagio Insacco che ha confermato l’ergastolo per i fratelli Michele e Giuseppe Vaiana. Il giudice, confermando la sentenza del 2016 della Corte d’Assise di Trapani, ha però escluso i motivi “abietti e futili”.
La vicenda è stata ricostruita da Enza, che nel 2013 consentì alla procura di Marsala di ricomporre i tasselli del duplice omicidio, per anni rimasto irrisolto, di Paolo Favara e di sua madre, Caterina Vaiana. La coppia venne uccisa a fucilate nell’agosto del 1990 a Campobello di Mazara sotto gli occhi di Enza che allora aveva 16 anni.
Tre giorni prima del duplice omicidio la ragazza si era decisa, dopo dieci anni di silenzio, a confessare alla madre di essere stata abusata da bambina dallo zio Giuseppe. La donna, incredula, aveva affrontato il fratello minacciando di denunciarlo se il ginecologo avesse confermato la violenza sulla figlia. Proprio la mattina del 24 agosto arrivò il verdetto che confermava gli abusi, da lì a poco il duplice omicidio. Nel pomeriggio infatti i due killer colpirono mortalmente a colpi di fucile lei e il compagno Paolo Favara mentre si trovavano all’esterno della casa. Ad assistere alla terribile scena la figlia che in quel momento era alla finestra dalla casa.
La storia venne alla luce nel 2013, quando uno dei figli di Paolo Favara, il compagno della madre, decise di approfondire la vicenda della morte del padre, così dopo anni anche la figlia del compagno della madre decise di rivelare tutto. Le indagini dei carabinieri accertarono che al movente di Giuseppe Vaiana si aggiunse quello del fratello Michele che lamentava la mancata restituzione da parte della sorella di un prestito di 13 milioni di lire.