Due cose su certa toponomastica cittadina

Tra pochi giorni ricorre il 26° anniversario della strage di Capaci, vorremmo che Trapani si ricordi di Francesca Morvillo

Sarò ripetitivo, ma sono fatto così, qualcuno magari troverà maniera di dire che sarò un disco rotto. Ne hanno dette di peggio contro di me certuni incantati nel ripetere sempre le stesse bugie magari aggiorneranno il loro sparlare. A Trapani c’è una strada dedicata ai “grandi eventi”, fu inaugurata per volere dell’amministrazione del sindaco Fazio in pompa magna nel 2005 all’indomani della conclusione delle gare preliminari della Coppa America. Quella fu la stagione che fece brillare gli occhi di tanti, addirittura furono cambiati i cartelloni di ingresso in città, e fu scritto “Benvenuti a Trapani, città della vela”, cartelloni poi immediatamente corretti e venne scritto “Benvenuti a Trapani, città del sale e della vela”, così anche per ricordare che i meriti di quei “Grandi Eventi” dovevano essere divisi a metà, tra Fazio e il senatore, allora sottosegretario D’Alì, la cui figura imprenditoriale è legata alle banche quanto alle saline. Si disse che la città non avrebbe smesso di ospitare grandi eventi , si disse che il porto avrebbe conosciuto una incredibile stagione di successi. Come è finita è cosa nota. Niente grandi eventi, il porto arranca, alcuni cantieri protagonisti anche di quella stagione del 2005 hanno chiuso, e l’unica cosa nuova collocata al porto è un obbrobrioso bagno pubblico. Il porto di Trapani nel mondo è conosciuto solo per gli arrivi di quei tanti sventurati salvati lungo le rotte del Mediterraneo o ancora per lo scandalo sulla corruzione della cosiddetta tangentopoli del mare, dove sono coinvolti anche alcuni di quei personaggi che con i Grandi Eventi hanno fatto carriera. Di questi veri “professionisti” specialisti del “malaffare” ovviamente non si parla tanto in città. Premessa lunga per arrivare al dunque. Al termine di quelle gare si inaugurò nella zona del porto, vicino Piazzale Ilio, la “via dei Grandi Eventi”. Quei “Grandi Eventi” oggetto di indagini e processi perché su quegli appalti si scoprì che Cosa nostra trapanese aveva affondato le sue mani. Nel tempo raccontando della città e delle sue connivenze, ho spesso sottolineato che quel “Grande Evento”, per il quale l’allora Governo Berlusconi concesse incredibili scorciatoie, trasformando, per la prima volta in Italia, la Protezione civile in un dipartimento specializzato nell’organizzare manifestazioni pubbliche, non meritava fasti ed esaltazioni sociali e mediatiche, per quella orte ingerenza mafiosa. A Trapani sono occorsi oltre 20 anni per dare a strade e piazze il nome appartenuto a vittime della mafia, per la via dei grandi eventi tutto fu deciso nell’ambito di ore. Ecco, il punto odierno. Non so come la pensa l’attuale commissario straordinario del Comune, il procuratore Francesco Messineo, forse nemmeno conosce l’esistenza di questa via. Ma chissà magari adesso qualcosa potrebbe decidere di fare. La questione la voglio porre anche ai candidati sindaci per le prossime amministrative del 10 giugno. Cosa intendono fare con questa via? Sono bene attese le risposte. Una idea l’avevo lanciata, questa strada potrebbe essere intestata “Via 2 aprile 1985”, il giorno della terribile strage di Pizzolungo, il giorno dell’attentato al pm Carlo Palermo che indagava sui traffici di armi e droga, sulle banche della mafia, il giorno in cui furono straziati dal tritolo mafioso Barbara Rizzo e i suoi figlioletti, i gemelli Salvatore e Giuseppe di sei anni. Via 2 aprile 1985 per ricordare non solo chi non c’è più ma anche chi è rimasto in vita ma per lo Stato è come se fossero morti, il magistrato, gli agenti della scorta, finiti presto dimenticati, non una via per ricordare la morte per dire che nel nome del 2 Aprile 1985 Trapani ha conosciuto una riscossa, c’è stata una parte di società civile che si è mossa, magari c’è a chi la cosa dispiace, anche questo è un buon motivo per cambiare nome a quella via, ricordando il 2 Aprile 1985. In questa città c’è ogni giorno la necessità, innanzi a certi corvacci e a certi professionisti del malaffare, per ricordare che il migliore impegno contro la mafia non può esistere se non c’è memoria, per dirci ogni giorno che la lotta alla mafia è anche battaglia di rivoluzione, vera, culturale e sociale, oltre che essere compito di magistratura e forze dell’ordine. La lotta alla mafia non è sancita solo da arresti e condanne, dal sequestro delle casseforti, ma deve essere una lotta culturale dinanzi ad una mafia, che ha cambiato pelle e anche, in parte, uomini ma che sa sempre essere spietata quanto spavalda, strafottente e sfottente. E allora per il prossimo 23 Maggio , giorno che ci ricorda la strage di Capaci del 1992, spero che dal Municipio si faccia un altro passo. Questo si lo attendiamo dal commissario Messineo. Dedicare una via ad una delle vittime di quella strage, ad una di quelle vittime delle quali si parla poco, Francesca Morvillo, ricordata solo per essere la moglie di Giovanni Falcone, ma lei era anche un giudice. Il suo nome è legato a quella storia giudiziaria del nostro Paese, della quale si parla solo, e non sempre, se ci sono morti ammazzati di mezzo. Il prefetto di Trapani Darco Pellos proprio ieri pomeriggio con l’organizzazione di un concerto, assieme al Conservatorio “Antonio Scontrino”, ha voluto organizzare un concerto a Palazzo di Governo , per dedicarlo al giudice Francesca Morvillo. Bella iniziativa. Trapani allora sia conseguente, ricordi meglio il 2 Aprile 1985 e per il prossimo 23 Maggio conceda una via a Francesca Morvillo. Penso che bene potrebbe andare l’attuale slargo delle Sirene, inutile coltivare credenze leggendarie, le Sirene, dedichiamo lo slargo a chi è stata parte viva del nostro Paese e della Giustizia italiana, il giudice Francesca Morvillo.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.