Dopo la prolusione del Cardinale Bagnasco, che ha sancito la presa di distanza della Conferenza episcopale italiana dai comportamenti pubblici e privati della classe politica italiana, a partire dalla condotta del Presidente del consiglio Berlusconi, per la vicenda degli scandali delle Escort, al vaglio degli inquirenti delle procure di Milano, Napoli e Bari, è ritornato in auge il ruolo dei cattolici in politica. Il bisogno di un partito dei cattolici irrompe nel dibattito pubblico e l’unità dei cattolici che fanno politica diventa una priorità. Il segretario del Pdl Angelino Alfano ha dato inizio alle manovre di riavvicinamento nei confronti di Casini e soprattutto di Formigoni, Presidente della Regione Lombardia e amico del movimento cattolico, fondato da Don Giussani, Comunione e liberazione. Si prepara dunque il dopo Berlusconi sotto l’egida del Vaticano? In realtà dopo la fine della Democrazia cristiana dovuta all’inchiesta di Mani pulite, non è mai scomparso il blocco sociale di riferimento della Dc, il popolo degli elettori che aveva sostituito i propri leader con quelli del Polo delle libertà guidato da Berlusconi, basti pensare alla politica culturale del Cardinal Ruini sui temi dell’etica e dei valori “non negoziabili”. La rottura che oggi sembra manifestarsi tra la gerarchia della Chiesa italiana e il Governo Berlusconi, è il risultato della dialettica interna e dei rapporti di forza tra segreteria di Stato, Cei, Vaticano, e alcuni esponenti cattolici del Pdl, mutati inevitabilmente con l’aggravarsi della crisi economica.