La Chiesa, dopo aver dato disponibilità ad accogliere un centinaio di migranti, stigmatizza l’operato del Viminale: «Non si può fare politica sulla pelle dei poveri»
Il giorno dopo la notte dell’atteso sbarco di tutti i 137 migranti dalla nave Diciotti, dopo cinque giorni trascorsi sul pattugliatore della guardia costiera ormeggiato nel molo di Levante del porto di Catania, arriva il momento delle polemiche. I migranti per ora sono stati trasferiti a a Messina nell’hot-spot realizzato nell’ex caserma Di Bisconte: po 20 andranno in Albania, un gruppo in Irlanda e degli altri si occuperà la Chiesa, comprese alcuen diocesi della Sicilia.
E proprio la Chiesa oggi alza la voce. «Abbiamo deciso di entrare in una situazione di stallo che era ormai diventata insostenibile per tutti – ha detto il direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei, don Ivan Maffeis, a Tg2000 -. Vedere queste persone su una nave italiana attraccata sulle nostre coste e impossibilitate a scendere era una situazione intollerabile anche dal punto di vista umanitario». Secondo Maffeis, «non si può far politica sulla pelle dei poveri», mentre «il governo ha usato queste persone per forzare l’Europa ad una risposta, che si è rivelata alquanto parziale, alquanto debole».
«C’è stata una prima fase con appelli e comunicati – ha spiegato il portavoce della Cei – per arrivare ad una disponibilità concreta e fattiva di accoglienza in strutture che appartengono e fanno riferimento direttamente alla Chiesa italiana. Questo per sbloccare la situazione. È ovvio che stiamo parlando di una soluzione che è legata all’emergenza, una soluzione che di fronte al no dell’Europa e al braccio di ferro che ha tenuto il ministro su questa questione è stata l’unica che siamo riusciti a individuare. Ma la vera partita da giocare è quella culturale e politica. Perchè non possiamo semplicemente affrontare il tema dei migranti e questo esodo di popoli con delle soluzioni emergenziali che non devono essere sopravvalutate».
«Questa risposta concreta – ha aggiunto don Maffeis – ravvia la speranza e la possibilità che di fronte all’altro non ci si possa semplicemente chiudere alzando muri o barriere ma come ripete spesso il Papa occorre veramente aprire la porta del cuore e di un’accoglienza reale costruendo un ponte verso l’altro e accettando che l’altro porti la propria esperienza, ricchezza e cultura. La vita vive anche di segni che ci ricordano chi siamo».
La replica del vicepremier Di Maio
Ma mentre la chiesa sottolinea la solidarietà che sta alla base della decisione di accogliere parte dei profughi della Diciotti, il vice premier Luigi Di Maio – in auna intervista a Sky Tg24 – esulta perchè «se la Cei si prende in carico la gestione significa che non graveranno sulla spesa dei cittadini italiani per il sistema di accoglienza». Di Maio ha detto che i migranti di «saranno accolti in strutture o della Cei, o del sistema di accoglienza albanese o di quello irlandese, che è molto meglio di quello che ci ha lasciato la sinistra italiana, e che è pieno di corruzione. Ci vorranno anni per metterlo a posto».
E il vicepremier Salvini va avanti
Intanto il ministro dell’Interno e vicepremier, Matto Salvini, indagato dalla Procura di Agrigento cone le accuse di sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale per aver dato l’ordine di non far sbarcare i profughi, fa spallucce per l’inchiesta e va avatni per la sua strada come confermato in un tweet questa mattina. «Gli altri attaccano e litigano, noi lavoriamo e risolviamo problemi. Ogni inchiesta, bugia, insulto o minaccia perché difendo la sicurezza, i confini e il futuro degli Italiani, sono per me una medaglia. Grazie».
E poi su Facebook ha ribadito postando una foto con un boccale di birra in mano: «Sempre più determinato a difendere gli italiani, un brindisi a chi indaga, insulta o ci vuole male».
E il collega Di Maio lo invita a continuare così. «Il ministro Salvini vada avanti perchè non ha violato il codice etico del contratto e dei Cinque stelle – dice il leader grillino in un video su Facebook -. Il Governo si assume la responsabilità politica delle scelte fatte sul caso della nave Diciotti ma c’è «pieno rispetto» per l’azione della magistratura per cui non dobbiamo «attaccare» i pm che indagano.
«Il ministro Salvini è indagato e credo che – ha spiegato Di Maio su Fb – sia un atto dovuto in quanto ministro dell’Interno, in quanto titolare delle decisioni in quella materia».
E mentre su Salvini piovono critiche da un lato (quello delle opposizioni) e sostegno dall’altro (il centerodestra e i grillini, ma anche il poolo del web), Matteo Piantedosi, capo di Gabinetto del ministro dell’Interno, svela che il capo del Viminale «non è turbato dall’indagine del pm di Agrigento» sul caso della nave Diciotti e si dice «assolutamente sereno, tranquillo e determinato».
Fonte lasicilia.it