Il manipolatore affettivo è una persona, uomo o donna, con un carattere sul versante narcisistico che ha bisogno di falsificare la relazione con l’altro, al fine di esercitarne un potere totale. Il manipolatore ha bisogno di percepire inconsciamente un senso di onnipotenza sull’altro per mascherare a se stesso il suo profondo senso d’impotenza, rispetto alle sue relazioni originarie, in principal modo con la madre. All’inizio di un rapporto, il manipolatore fa sentire l’altro come una persona estremamente fortunata tendendo, tramite le sue attenzioni e le sue cure, a far provare tutti quei vissuti che lui avrebbe desiderato ricevere da bambino, ma dai quali è rimasto frustrato. Il manipolatore tende quindi ad idealizzare la relazione, pretendendo da essa sempre di più, in quanto dalla relazione ha bisogno di colmare quel profondo vuoto affettivo interiore. Tuttavia, tale vuoto così profondo, non potendo essere colmabile da nessuno, fa arrabbiare il manipolatore che reagisce, facendo sentire in colpa il proprio partner, eseguendo anche delle azioni di punizione e vendetta. Così, il manipolatore tende talvolta ad assumere anche il ruolo della vittima incompresa che soffre per le negligenze dell’altro. Il suo vuoto è incolmabile, è come un serbatoio bucato che non riesce mai a riempirsi e, pertanto, tende a vampirizzare la relazione affettiva. Fin da piccolo ha imparato a non fidarsi del genitore (spesso la madre) dal quale, anziché ricevere amore ed affetto, ha percepito distacco ed indifferenza. Fin da piccolo ha imparato a non essere se stesso, a non manifestare apertamente le proprie emozioni, in quanto, non essendo corrisposte dal genitore, una loro manifestazione gli faceva correre l’alto rischio di sentirsi frustrato ed abbandonato. Di conseguenza, il manipolatore, come meccanismo di difesa, ha imparato a falsificarsi e a vivere nella menzogna: le bugie sono spesso una caratteristica predominante della sua personalità. Il manipolatore non riesce ad avere fiducia, anzi, anche una minima mancanza da parte dell’altro, gli dà conferma che l’essere umano è cattivo ed ostile, scatenando in lui un’ira furibonda aggressiva e distruttiva. Essere lasciato dal partner, mina l’autostima del manipolatore che, proprio perché vive da sempre la paura dell’abbandono, mal tollera le separazioni, giungendo anche a commettere dei gesti inconsulti. Essendo la paura dell’abbandono il suo tallone d’Achille, il manipolatore affettivo è spesso profondamente geloso e sospettoso, perché non ha fiducia nell’altro, sentendosi dall’altro costantemente tradito. Per il manipolatore, l’altro è sempre potenzialmente pericoloso, perché in grado di abbandonare. Per difendersi dalla sofferenza di essere abbandonato, spesso il manipolatore abbandona per primo, diventando infedele, dimostrando così a se stesso che il partner non occupa poi un posto così importante nella sua vita. Visto che il manipolatore non ha ricevuto un sufficiente affetto materno, lui stesso non è in grado di provare empatia nei confronti dell’altro, tendendo piuttosto a controllarlo ossessivamente, sottometterlo e vincere così il suo inconscio senso di inferiorità. Inizialmente, il manipolatore per farsi accettare comincia a manifestare un potente gioco di seduzione (love bombing) che si caratterizza per la quantità dei gesti piuttosto che per la qualità. I gesti devono stupire e sedurre la vittima. Una volta sedotta, la vittima deve essere divorata affettivamente e sottomessa. Tanti possono essere i messaggi sottili che il manipolatore invia alla propria vittima per indurre in essa un comportamento sottomesso ed obbediente. Ad esempio, parlando negativamente della propria ex, può dire: “lei non mi rispettava, litigava con me, mentre tu sei diversa”. Questa frase, sotto mentite spoglie di un complimento, invia sottilmente l’avvertimento che il manipolatore tratterà bene la propria partner fintantoché lei gli mostrerà il massimo assoggettamento non litigando mai. Ovviamente, in una coppia, essendo questa costituita da due persone normalmente diverse, tale dimensione non è realizzabile, pertanto il conflitto prima o poi arriverà, scatenando la delusione e l’angoscia del manipolatore, con le dovute conseguenze. Quindi, dopo la fase dell’adulazione e della seduzione, emerge quella della gelosia, del cinismo e della svalutazione. Anche in questa fase, il manipolatore invia alla vittima dei messaggi molto sottili per sminuirla e sottometterla, rendendola sempre più disarmata e moralmente distrutta. Come possiamo appurare, il manipolatore affettivo è una persona che porta in sé una profonda sofferenza, ma che non può essere curata dal proprio partner il quale spesso ne rimane vittima inconsapevole. Solo un approccio psicoterapico può consentire al manipolatore affettivo di entrare nel suo mondo interiore e riparare la sua profonda ferita narcisistica che lo accompagna da tutta la vita.
Fabio Settipani. Psicologo – Psicoterapeuta