Replica di Vito Orlando segretario provinciale dell’Assostampa a un nostro articolo
Il segretario provinciale del sindacato dei giornalisti di Trapani, Vito Orlando, ha fatto pervenire una sua nota a proposito dell’articolo da noi pubblicato nei giorni scorsi “Il nome di quella via è un ricordo che offende”. La pubblichiamo integralmente.
I giornalisti trapanesi, che operano con correttezza e onestà, non possono né accettare né condividere, e anzi respingono con forza, l’affermazione che “l’arretratezza culturale della città di Trapani è dovuta dalla mafia e da una informazione che ha abbassato i toni contro la mafia per alzarli contro chi combatte Cosa nostra, calpestando l’articolo 21 della Costituzione”, come riportato oggi nell’articolo di Alqamah “Il nome di quella via è un ricordo che offende”.
La stampa trapanese ha operato sempre con scrupolo di coscienza e onestà, avendo come faro proprio i principi dettati dall’articolo 21 della Costituzione che dice che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Gli eventuali errori commessi da qualcuno, non possono essere ascritti all’intera categoria dei giornalisti che non può essere messa alla berlina con affermazioni generiche e superficiali, perché se si è a conoscenza di fatti gravi o di comportamenti scorretti e fuori legge che si facciano con coraggio nomi e cognomi dei singoli, evitando di sparare nel mucchio. Purtroppo tanti colleghi trapanesi, che operano in questo territorio e contesto difficili, troppo spesso malpagati e pronti a subire querele temerarie e intimidatorie, non meritano di ricevere accuse che lanciano ombre su una categoria che vive già troppe difficoltà.
Non abbiamo avuta alcuna difficoltà a pubblicare la nota del segretario Vito Orlando nonostante il paradosso che egli si esprime a nome di tutti i giornalisti trapanesi, quindi anche a nome dei giornalisti di questa redazione, che continuano a pensarla in maniera diversa, quando forse sarebbe stato più giusto esprimersi a nome della segreteria. Orlando preferisce scrivere di “errori di qualcuno”, speriamo non pensando così di riparare, con la parola errori, veri e propri abusi della professione, esercitati anche da soggetti non iscritti all’ordine. Bene, gli diciamo, faccia anche lui il passo che abbiamo fatto noi che abbiamo da tempo denunciato all’Ordine dei Giornalisti comportamenti fuori dalla deontologia professionale di alcuni. E’ grave il negazionismo che Orlando offre a proposito delle derive all’interno della realtà giornalistica trapanese. Orlando è stato con tanti altri protagonista di quella stagione eroica del giornalismo trapanese che, non solo per la moltitudine di testate presenti nella provincia, con firme coraggiose proprio sul tema della denuncia della mafia, tenne toni più alti degli attuali. Sta qui il nostro riferimento ad un giornalismo che ha abbassato i toni. Una stagione quella nella quale ad un certo punto la politica inquinò il panorama giornalistico facendo sorgere testate destinate a sparire nell’arco di un paio di elezioni, o forse solo di una elezione, facendo scoppiare una serie di contenziosi nei quali il sindacato difese e tutelò quei pochi giornalisti che erano stati liquidati con quattro soldi, rispetto a molti altri che preferirono regolare le cose con certi editori in maniera privata. Non c’è dubbio che quello fu anche il momento in cui l’informazione in questa terra ha cominciato a cambiare. Quella fu la stagione in cui comparirono poi sulla scena certi editori o soci di società editrici, alcuni dei quali ora colpiti da confische per i loro contatti con la mafia. Dunque dire che va tutto bene non è corretto. Quando parliamo di informazione che ha abbassato i toni lo diciamo avendo consapevolezza della presenza di editori al cui servizio si sono messi colleghi senza mai controbattere alcunchè rispetto a quello che gli è stato chiesto di fare. Situazione purtroppo attuale. Sappiamo bene quale sia il trattamento economico che spetta ai giornalisti, conosciamo benissimo, e forse più di altri, il pericolo delle querele temerarie che hanno carattere intimidatorio, e quindi conosciamo le difficoltà cui fa riferimento Orlando. Difficoltà che si combattono andando a bussare alle controparti che sono gli editori, ma questo Orlando da dirigente sindacale lo sa bene, ha messo già in moto la macchina sindacale e andrà certamente avanti. Però una cosa ci sia permessa e cioè rivendicare che i giornalisti non sono tutti uguali. Noi vogliamo rivendicare la nostra libertà rispettando il dovere di informare. Per l’appunto dicasi articolo 21 della Costituzione.
R.G.