Il dopo Riina e la riorganizzazione di cosa nostra palermitana nell’operazione “Cupola 2.0”. Guarda il video con le intercettazioni
PALERMO. Maxi operazione quella che questa mattina ha portato all’arresto di 46 persone ritenute organiche alla mafia palermitana. L’operazione è stata portata a termine dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che ha disposto un fermo di indiziato di delitto, eseguito dai Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, nei confronti di soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni consumate e tentate, con l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa cosa nostra, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa, risultato di quattro distinti procedimenti penali.
In particolare, le attività di indagine hanno consentito di: cogliere in presa diretta la fase di riorganizzazione in atto all’interno di cosa nostra palermitana. I carabinieri hanno documentato l’avvenuta ricostituzione della “nuova” commissione provinciale di Palermo che in data 29 maggio si è riunita in un luogo segreto.
La nuova commissione ha ristabilito le vecchie regole di cosa nostra, cristallizzate in una “cosa scritta” oltre ad aver deciso chi il “nuovo capo, ovvero su chi far ricadere la capacità di interlocuzione fra mandamenti, la discussione e risoluzione di interessi illeciti comuni, individuando dei portavoce, delegati e presentati ufficialmente dagli stessi capi mandamento. Una mafia che quindi aveva ritrovato la sua natura, riappropriandosi del vecchio “sistema criminale” per ritornare forte organizzata come un tempo.
I carabinieri hanno individuato e arrestato quello che viene considerato il nuovo capo di Cosa nostra, l’erede di Totò Riina, è il boss Settimo Mineo (capo mandamento di Pagliarelli), prescelto nel più anziano tra i capi mandamento, e una parte dei componenti della commissione provinciale di Palermo, Francesco Colletti (capo mandamento di Villabate), Filippo Bisconti (capo mandamento di Belmonte Mezzagno) e Gregorio Di Giovanni (capo mandamento di Porta Nuova).
Le indagini dei carabinieri hanno confermato la centralità dell’organo collegiale, la commissione, per la discussione delle linee strategiche dell’organizzazione criminale e la riaffermazione della centralità delle dinamiche urbane rispetto ai poteri della provincia che si erano sviluppati durante l’epoca corleonese.
Con l’operazione odierna è stato inflitto un altro duro colpo alla cosa nostra palermitana: sono state disarticolati gli organigrammi dei i mandamenti mafiosi di Pagliarelli, Porta Nuova, Villabate e Belmonte Mezzagno e assicurati alla giustizia 4 capi mandamento, 10 tra capi famiglia, capi decina e consiglieri, nonché 30 uomini d’onore e altri 2 responsabili di reati.
Ma c’è anche altro. L’operazione “Cupola 2” ha permesso di impedire l’esecuzione di un progetto omicidiario ai danni di un pregiudicato di Villabate, reo di aver eseguito furti ed estorsioni senza l’autorizzazione di cosa nostra e di ricostruire 28 vicende estorsive (delle quali 9 da subito denunciate spontaneamente dalle vittime) in danno di commercianti e imprenditori operanti soprattutto nel settore dell’edilizia.
La commissione provinciale, quale organismo di vertice di cosa nostra, composto dai capi mandamento e deputato ad assumere le decisioni di maggiore rilievo per l’organizzazione, fu fondata alla fine degli anni ‘50, al Grand Hotel et des Palmes di Palermo, durante una riunione tra i rappresentanti delle famiglie mafioseamericane e siciliane.
Dopo la “seconda guerra di mafia”, agli inizi degli anni ’80, la commissione mutava fisionomia, nel senso che il potere ormai incontrastato dei corleonesi faceva sì che perdesse la sua natura di organo collegiale e “democratico” per essere, invece, dominata da Riina Salvatore.
Con l’arresto di quest’ultimo, avvenuto nel 1993, la commissione, ormai decapitata, cessava di funzionare, pur rimanendo nella struttura ordinamentale di cosa nostrale cui regole, almeno nella forma, non perdono vigore.
Bernardo Provenzano, pur assumendo il ruolo di vertice dell’associazione mafiosa e di coordinamento tra i vari mandamenti, non risulta abbia mai presieduto riunioni plenarie, anche in ragione della “strategia della sommersione” con cui ha inteso dirigere cosa nostra.
L’insofferenza degli uomini d’onore a tale situazione di impasse è emersa nel tempo in svariate attività d’indagine.
Infatti, con Totò Riina in carcere la commissione provinciale non è più riuscita a riunirsi per più di 25 anni.
Nel 2008, però, le indagini condotte dal Comando Provinciale di Palermo, culminate nell’operazione “PERSEO”, avevano documentato e sventato il tentativo, ordito da CAPIZZI Benedetto, CAPIZZI Sandro, SCADUTO Giuseppe ed ADELFIO Giovanni, di ricostituire la commissione provinciale. Il vertice dell’organismo avrebbe dovuto essere assunto da CAPIZZI Benedetto, tuttavia fortemente osteggiato dall’ala dissidente capeggiata da LO PRESTI Gaetano, reggente del mandamento di Porta Nuova, che ne disconosceva la legittimazione ad assumere siffatto ruolo “sul presupposto della necessità della autorizzazione dei capi corleonesi detenuti, ed in particolare di Riina Salvatore”.
Nonostante il tentativo fallito, le successive indagini condotte nel tempo e senza soluzione di continuità dai Carabinieri e denominate “OSCAR”, “PEDRO”, “SISMA”, “ARGO”, “ALEXANDER”, “IAGO”, “RESET”, “PANTA REI” e, in ultimo “TALEA”, hanno documentato che cosa nostra, al fine di sopperire alla mancanza di un organismo decisionale idoneo a dare risposte urgenti in una fase di emergenza, aveva riconosciuto legittimità ad agire ad un organismo collegiale “provvisorio”, costituito dai più influenti reggenti dei mandamenti della città, con mere funzioni di consultazione e raccordo strategico fra i mandamenti palermitani. Nulla a che vedere, però, con la sacralità e i poteri della commissione provinciale.
Ecco perché il 17 novembre 2017, data della morte di Totò Riina, costituisce uno storico spartiacque per cosa nostra.
Da quella data, infatti, le indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo sui mandamenti di Porta Nuova, Pagliarelli, Villabate e Belmonte Mezzagno hanno consentito di registrare un grande fermento all’interno di cosa nostra e – mediante le intercettazioni, le telecamere e i servizi dinamici sul territorio – è stata documentata un’escalation di incontri tra vari esponenti apicali dei mandamenti mafiosi cittadini e della provincia.
Le motivazioni di tale effervescenza venivano decodificate a seguito della captazione di alcune conversazioni ambientali che svelavano i dettagli di un’importantissima riunione avvenuta, il 29 maggio 2018, poco più di sei mesi dopo la morte del capo corleonese, tra i reggenti dei mandamenti mafiosi della provincia palermitana. Alcune modalità organizzative, nonché le ragioni dell’importante incontro emergevano, in particolare, dall’intercettazione di una conversazione intercorsa tra Colletti Francesco, attuale capo del mandamento mafioso di Villabate, e il suo fidato autista Cusimano Filippo, anch’egli uomo d’onore alla famiglia di Villabate, e in quanto tale legittimato a conoscere.
Nello specifico, Colletti Francesco, riferendo di aver partecipato alla riunione da poco conclusa, effettuava chiari riferimenti: ad altri importanti capi di mandamenti mafiosi della città e della provincia, anch’essi partecipanti alla riunione, quali Mineo Settimo (capo del mandamento mafioso di Palermo Pagliarelli), Bisconti Filippo (capo del mandamento mafioso di Belmonte Mezzagno) e Di Giovanni Gregorio (capo del mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova); ad altri uomini d’onore che, sebbene ricoprissero ruoli apicali nelle diverse articolazioni mafiose territoriali, non avevano l’autorità per partecipare alla riunione; alla presenza alla riunione di altri “vecchi di paese”, e cioè di capi di mandamenti mafiosi anche esterni alla città di Palermo, oltre a quelli espressamente citati; alla centralità del ruolo che Mineo Settimo aveva assunto in seno alla riunione, durante la quale aveva preso la parola e ricordato le relative regole agli altri intervenuti; alla necessità di periodiche riunioni durante le quali i rappresentanti dei mandamenti dovrebbero scegliere i vertici delle famiglie mafiose (e in tal senso durante la prima riunione si accennano a due casi: quello relativo alla scelta del capo del mandamento della Noce e quello relativo alla scelta del capo della famiglia mafiosa di Bagheria), dirimere gli eventuali contrasti tra i componenti delle varie articolazioni, nonché sanzionare gli uomini d’onore in caso di inadempienze o comportamenti censurabili allontanandoli temporaneamente o definitivamente dalle rispettive famiglie.
Nelle intercettazioni la riorganizzazione della cupola si definiva: “Una cosa bella, molto seria con bella gente. Gente di paese, gente vecchia, gente di ovunque.” I mafiosi intercettati parlano di “regole” e “responsabilità”. In sostanza la nuova mafia palermitana che cercava di ritornare alle origini, quando la cupola provinciale tutto decideva e tutto determinava.
“Dalle parole di Colletti – spiegano i carabinieri – traspare che il 29 maggio 2018 era stata ricostituita la commissione provinciale di cosa nostra palermitana, la cui sola esistenza e operatività rappresentano un gravissimo pericolo per l’ordine pubblico sul territorio dell’intera Provincia”.
La dichiarazione del Colonnello Antonio Di Stasio, Comandante dei Carabinieri Provinciali di Palermo: “L’importante risultato odierno è il frutto di lunghe e diverse attività d’indagine e di convergenze investigative, condotte dagli inizi del nuovo millennio dai Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo in stretta sinergia con la magistratura, cui rinnovo il mio sentito grazie per il coordinamento e lo sforzo profusi. In particolare, sono trascorsi 10 anni da quando il 16 dicembre 2008 i Carabinieri di Palermo, con l’operazione Perseo, hanno documentato il tentativo di ricostituire la commissione provinciale. Le successive indagini (Oscar, Pedro, Sisma, Argo, Alexander, Iago, Reset, Panta Rei e Talea, solo per citarne alcune) hanno confermato nel tempo la necessità, per cosa nostra, di sopperire alla mancanza di un organismo decisionale idoneo e legittimamente riconosciuto a dare risposte.
In particolare, era stata documentata la realizzazione di più riunioni (alcune delle quali avvenute all’interno del locale palermitano “Villa Pensabene”) tra CAPORRIMO, capo mandamento di San Lorenzo, con gli esponenti di vertice dei mandamenti di Porta Nuova, Pagliarelli, Boccadifalco-Passo di Rigano, Brancaccio, Noce, Santa Maria di Gesù, Misilmeri e Bagheria. Oggi, 4 dicembre 2018, con l’operazione Cupola 2.0, lo Stato – attraverso la Procura distrettuale del capoluogo siciliano e i Carabinieri di Palermo, cui rivolgo il mio sincero e commosso plauso personale, unendomi agli apprezzamenti, che profondamente ci onorano, già formulati dal Signor Comandante Interregionale Culquaber – ha documentato e cristallizzato la ricostituzione della “nuova” commissione provinciale di Palermo di cosa nostra ottenendo un brillante risultato operativo, frutto di un impegno senza pari, di un altissimo senso del dovere e di una straordinaria professionalità.
La “nuova” cupola – oltre a ristabilire e riscrivere le vecchie regole di mafia, riportandole persino in una “carta scritta” – aveva nominato il “nuovo” capo provinciale e individuato portavoce, delegati e rappresentanti ufficiali dei capi mandamento.
Con l’operazione odierna è stata disarticolata la “nuova” cupola, decapitando i mandamenti mafiosi di Pagliarelli, Porta Nuova, Villabate e Belmonte Mezzagno e assicurando alla giustizia 4 capi mandamento, 10 tra capi famiglia, capi decina e consiglieri, nonché 30 uomini d’onore (cui si aggiungono ulteriori 2 per reati fine). Emerge quindi dalle indagini come cosa nostra risultati ancora viva, arrivando a ricostituire l’organo collegiale Provinciale che non si riuniva dall’arresto del capo dei capi, e continuando a controllare il territorio e gestire gli innumerevoli business. Ma è anche indiscutibile – sottolinea Di Stasio – come non sia mai stata abbassata la guardia e come le sempre più numerose denunce dei cittadini possano fortemente ed efficacemente contribuire a scalfire l’affermazione del potere mafioso. Nell’operazione Cupola 2.0, si è infatti realizzata una più incisiva partecipazione di imprenditori e commercianti i quali, sin da subito e spontaneamente, hanno denunciato i loro estorsori. A loro la mia sincera gratitudine. E un grazie sentito anche alle famiglie dei Carabinieri che, giornalmente, hanno dovuto patire la lontananza di chi ha dedicato intere giornate al raggiungimento di tale, straordinario risultato.”
In mattinata anche il commento del Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci che in questi giorni si trova in visita Istituzionale a Malta: “L’operazione antimafia di stamane è l’ennesima vittoria dello Stato contro la criminalità organizzata, oltre che la conferma della presenza di una squadra investigativa di altissimo livello. Oggi, per la nostra Isola ma anche per l’intero Paese, – prosegue – è una bellissima giornata. E di questo voglio ringraziare, a nome di tutta la comunità siciliana, i carabinieri e i magistrati per quotidiano impegno a favore di una Sicilia più libera”.
Sull’operazione antimafia arriva anche il commento di Claudio Fava, presidente della commissione regionale antimafia: “L’operazione che ha portato all’arresto del capo della commissione di Cosa Nostra Settimo Mineo è un indubbio successo della Procura di Palermo e dei carabinieri a cui va la nostra gratitudine e il nostro apprezzamento. Ma è anche un importante richiamo a non abbassare mai la guardia nei confronti di una mafia sempre pronta a rigenerarsi e capace di penetrare in profondità nel tessuto economico e politico dell’isola”.
Tutti i nomi e le foto dei fermati dell’operazione “Cupola 2.0”:
1) ALBANESE Stefano, nato a Termini Imerese (PA) il 24.05.1984, affiliato alla famiglia mafiosa di Polizzi Generosa(PA);
2) AMODEO Giusto, nato a Palermo il 26.04.1970;
3) ANNATELLI Filippo, nato a Palermo il 03.07.1963, capo della famiglia di Corso Calatafimi;
4) BADAGLIACCA Gioacchino, nato a Palermo il 30.11.1977, affiliato alla famiglia di Rocca Mezzo Monreale;
5) BISCONTI Filippo Salvatore, nato a Belmonte Mezzagno (PA) il 01.01.1960, capo mandamento di Belmonte Mezzagno – Misilmeri;
6) BONANNO Giuseppe, detto Andrea, nato a Misilmeri (PA) il 13.07.1961, affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri;
7) CANCEMI Giovanni, nato a Palermo il 10.09.1970, affiliato alla famiglia mafiosa di Pagliarelli;
8) CAPONETTO Francesco, nato a Palermo il 11.05.1970, vice capo della famiglia di Villabate;
9) COLLETTI Francesco, nato a Palermo il 28.02.1969, capo del mandamento di Villabate;
10) COSTA Giuseppe, nato a Palermo il 18.04.1982, affiliato alla famiglia di Villabate;
11) CRINO’ Maurizio, nato a Palermo il 04.02.1971, affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri;
12) CRINO’ Rosalba, nata a Palermo il 07.01.1989;
13) CUSIMANO Filippo, nato a Palermo il 01.04.1976, affiliato alla famiglia di Villabate;
14) D’AGOSTINO Rubens, nato a Palermo il 10.02.1975, affiliato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova;
15) DI GIOVANNI Giuseppe, nato a Palermo il 04.01.1980, affiliato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova;
16) DI GIOVANNI Gregorio, nato a Palermo il 26.05.1962, capo del mandamento di Palermo Porta Nuova;
17) DI PISA Filippo, nato a Palermo il 11.02.1973, affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri;
18) FERRANTE Andrea, nato a Palermo il 14.05.1975, affiliato alla famiglia mafiosa di Pagliarelli;
19) FUMUSO Francesco Antonino, nato a Palermo il 03.07.1967, affiliato alla famiglia di Villabate;
20) GANCI Vincenzo, nato a Palermo il 30.09.1966, affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri;
21) GRASSO Michele, nato a Palermo il 03.09.1975, affiliato alla famiglia mafiosa di Pagliarelli;
22) LA BARBERA Simone nato a Mezzojuso 28.7.62
23) LA ROSA Marco, nato a Palermo il 29.08.1981, affiliato alla famiglia mafiosa di Corso Caltafimi;
24) LETO Gaetano, nato a Palermo il 26.12.1980, capo della famiglia mafiosa di Porta Nuova – quartiere Capo;
25) MADONIA Michele, nato a Palermo il 18.06.1970 affiliato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova;
26) MANISCALCO Matteo, nato a Palermo il 13.07.1955, affiliato alla famiglia mafiosa di Pagliarelli;
27) MARINO Luigi, nato a Palermo il 03.10.1974, , affiliato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova;
28) MERENDINO Pietro, nato a Misilmeri (PA) il 10.04.1965, affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri;
29) MESSICATI VITALE Fabio, nato a Villabate (PA) il 22.01.1974, affiliato alla famiglia di Villabate;
30) MIGLIORE Giovanni Salvatore, nato a Belmonte Mezzagno (PA) il 06.10.1968, affiliato alla famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno;
31) MINEO Settimo, nato a Palermo il 28.11.1938 capo della Commissione Provinciale palermitana di Cosa Nostra e capo del mandamento di Pagliarelli;
32) MIRABELLA Rosolino, nato a Palermo il 11.04.1986, affiliato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova;
33) MIRINO Salvatore, nato a Palermo il 18.03.1967, affiliato alla famiglia mafiosa di Corso Calatafimi;
34) MULE’ Massimo, nato a Palermo il 03.02.1972, capo della famiglia mafiosa di Porta Nuova – quartiere Ballarò;
35) NOCILLA Domenico, nato a Misilmeri (PA) il 21.09.1946, affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri;
36) ORLANDO Nicolò, nato a Misilmeri (PA) il 06.12.1966, affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri;
37) PISPISCIA Salvatore, nato a Palermo il 14.07.1965, elemento di vertice della famiglia mafiosa di Porta Nuova;
38) RIZZUTO Gaspare, nato a Palermo il 26.10.1982, capo della famiglia mafiosa di Palermo Centro;
39) RUBINO Michele, nato a Palermo il 08.12.1960, affiliato alla famiglia di Villabate;
40) SALERNO Giovanni, nato a Palermo il 20.02.1950, affiliato alla famiglia mafiosa di Porta Nuova;
41) SCAFIDI Pietro, nato a Palermo il 03.04.1992, affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri;
42) SCIARABBA Salvatore, nato a Palermo il 11.11.1950, ivi residente in via Roma n. 59/A, già a capo del mandamento di Misilmeri – Belmonte Mezzagno;
43) SORRENTINO Salvatore, nato a Palermo il 16.01.1965, capo della famiglia del Villaggio Santa Rosalia;
44) SUCATO Giusto, nato a Palermo il 28.04.1969, affiliato alla famiglia mafiosa di Misilmeri;
45) SUCATO Vincenzo, nato a Misilmeri (PA) il 27.09.1944, capo della famiglia mafiosa di Misilmeri;
46) TROIA Salvatore, nato a Palermo il 26.08.1960, affiliato alla famiglia di Villabate.