Una gran brutta storiaccia

I retroscena all’arresto per corruzione del vice sindaco di Erice Catalano

Angelo Catalano, l’ex vice sindaco del Comune di Erice, arrestato per corruzione e falso, si è avvalso della facoltà di non rispondere ieri mattina dinanzi al gip di Trapani Caterina Brignone che dopo averlo posto agli arresti domiciliari, con l’uso del braccialetto elettronico, lo ha convocato per il previsto interrogatorio di garanzia. Se a luglio scorso, quando su di un filo risicato della violazione del segreto istruttorio, Catalano è stato sentito su sua richiesta ( non è vero che tenne all’oscuro il sindaco, con una nota riservata a firma del suo legale informò delle circostanze primo cittadino e segretario comunale)  dal pm Belvisi ed ha risposto alle domande e depositato una memoria di oltre 400 pagine, stavolta davanti al gip ha preferito il silenzio. Difeso dall’avvocato Giuseppe De Luca, Catalano ha scelto di stare in silenzio in attesa di potere avere conoscenza dell’intero fascicolo di indagine, circa le accuse a lui contestate. Il difensore ha chiesto la revoca della misura cautelare stante il fatto che Catalano non riveste più alcuna carica pubblica, dopo che il sindaco di Erice , Daniela Toscano, lo ha revocato da ogni incarico di Giunta. Non rientrerà nemmeno in Consiglio comunale perché sebbene eletto alle amministrative del 2017 rinunziò alla carica consiliare al tempo, preferendo restare solo assessore. La stessa cosa, per le stesse circostanze, nominato assessore dal sindaco Tranchida, al suo secondo mandato, aveva fatto in occasione della sua prima elezione a consigliere, nel 2012. Quasi sicuramente il gip confermerà la misura cautelare e a questo punto si profila un ricorso al Tribunale del riesame. Frattanto indagato e difensore avranno modo di studiare le carte giudiziarie depositate in oltre tre voluminosi faldoni. La politica in questi giorni si è fatta sentire con i consiglieri di opposizione che hanno chiesto le dimissioni del sindaco Daniela Toscano, e a chiedere le dimissioni sono stati in particolari coloro i quali hanno dato fuoco alla miccia, e in particolare il consigliere Alessandro Manuguerra, discendente di certa dinastia politica, che ha vestito i panni del moralizzatore dopo essere andato in giro a registrare colloqui affidati poi al padre, il ben più noto Luigi Manuguerra, che li ha consegnati alla Digos. Manuguerra jr ha registrato i colloqui avuti con il dirigente comunale Pietro Pedone, parecchio generoso nel riferire i comportamenti dell’allora vice sindaco e suo assessore di riferimento Angelo Catalano, colloquio che sembra esserci stato in un periodo successivo alla sua revoca degli incarichi direttivi, e poi anche un colloquio con Giuseppe Spagnolo, che nell’ordinanza è indicato come assessore e collega di Catalano, sebbene risulti in modo pacifico che Spagnolo non è stato mai assessore ad Erice, pronunciatosi in modo scettico sull’onestà del Catalano. Registrazioni rappresentate come se fatte dal Manuguerra jr ad insaputa degli interlocutori. Certo lo scenario non conferma che davvero possano essere state di colloqui rubati e registrati, ma a parte plausibili dubbi sulla loro originalità, c’è di certo che nella ordinanza firmata dal gip Brignone, quanto nella richiesta a firma del pm Belvisi, le registrazioni non hanno ricevuto alcuna valorizzazione giudiziaria. Preferendo ad esse le attività investigative condotte dai carabinieri. Tornando alla politica , domenica c’è stato un vertice di maggioranza che ha prodotto un documento di fiducia e sostegno all’amministrazione, e al fianco delle espressioni di fiducia nei confronti della magistratura, auspicando che lo sviluppo delle indagini consegni chiarezza su come sono andati i fatti, la maggioranza certa che verrà sgombrato il campo dai dubbi che oggi vengono lanciati contro l’azione amministrativa dell’ultimo decennio, ha però chiesto “un passo indietro” agli amministratori che possono essere oggetto di indagine:Il percorso intrapreso in questi ultimi anni non si può certo fermare per un fatto isolato che riteniamo gravissimo e che deve essere perseguito in maniera esemplare senza sconti per nessuno, noi proseguiremo nella linea tracciata del rispetto delle istituzioni e della trasparenza che ci ha sempre contraddistinto nel corso di questi anni, lavorando in prima linea per il territorio e per la sua crescita. Altri obiettivi ci attendono, altre opportunità per il territorio vogliamo dare e non sarà certo un episodio isolato, seppur gravissimo, a fermarci. Nelle prossime ore si procederà a formalizzare tutte le misure a tutela e garanzia del buon nome della città per garantire la continuità amministrativa dell’Ente anche con la ricostituzione del plenum della Giunta e con tutte le necessarie misure finalizzate a garantire il benessere dei nostri concittadini”. Lo spaccato dell’indagine è quello di una vera e propria storiaccia, fatta di pubblici dirigenti, architetto Pedone, poco inclini a svolgere il proprio ruolo in maniera distaccata rispetto al ruolo dei politici e degli amministratori, salvo poi scoprire di essere “pressati” alla notifica di un avviso di garanzia, e nel contempo una storia dove più che la corruzione (ma il gip esclude che Catalano abbia potuto intascare mazzette) c’è faciloneria e decisionismo, la condotta di Catalano, uomo tutto di un pezzo, poco incline forse alla discussione e al confronto con gli uffici, deciso a fare tutto in nome degli interessi pubblici, facendo infine danno, anche a se stesso, non rispettando la divisione dei poteri tra chi amministra e chi dirige gli uffici. E meritandosi perciò l’annotazione messa per iscritto dal giudice: “soggetto abituato a calpestare la legge”, anche alla luce di certe intercettazioni dove si lasciava andare a offese nei confronti di magistrati e carabinieri, definendoli “rompicoglioni”. Ma si ha l’impressione che quanto emerso possa essere alla fine la punta di un iceberg, se è vero che su Erice ci sono in corso altre indagini. Insomma la partita potrebbe non restare solo quella tra Pedone, l’accusatore, e Catalano l’accusato. Una storiaccia che arriva dopo periodi bui e nebbiosi del Consiglio comunale che nel tempo, già nei precedenti mandati elettorali, è stato segnato da cambi di casacca continui, da comportamenti politici spesso mossi da astio e ripicche di vario genere, dove non è vero che la maggioranza ha vissuto momenti di grande compattezza, anzi abbiamo l’impressione che sia accaduto tutt’altro. Oggi la storiaccia potrebbe non essere finita. E se la politica ad Erice attenderà di prendere le sue decisioni all’esito del lavoro indipendente e autonomo che la magistratura anche in questa occasione ha evidenziato di possedere, c’è il rischio che si perda utile tempo semmai per fare chiarezza e sgomberare il campo da chi poco merita ruoli di rappresentanza politica. Attendiamo dunque che il sindaco Toscano (che avrebbe avuto tante buone ragioni a luglio a dimettere il suo vice sindaco, e a proposito viene bacchettata dal gip che annota: “esula dai poteri dell’autorità giudiziaria ogni valutazione sull’opportunità politica di non rimuovere il Catalano, nonostante il suo operato opaco e discusso dagli importanti incarichi ricoperti in seno all’amministrazione ericina”) riprenda le fila di questa matassa non facendola restare ingarbugliata, valorizzando quanto di lei scrive il gip che le riserva positiva attenzione: il giudice Brignone ripercorrendo anche alcuni interventi del sindaco Toscano che si intersecavano con gli “affari” toccati da Catalano, ha scritto a chiare lettere che quei comportamenti, così come quelli del suo predecessore Tranchida, non possono essere equiparati a quelli che hanno portato sotto accusa l’oramai ex vice sindaco Catalano.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.