Erice, le accuse di Pedone

Nelle sue dichiarazioni il dirigente dei Lavori Pubblici non ha risparmiato i sindaci Tranchida e Toscano. Intanto il gip annota che l’attività condotta dal consigliere Manuguerra può avere avuto altri interessi

La “storiaccia” resta sempre più “storiaccia” mentre si attende che la magistratura a una settimana dall’arresto dell’ex vice sindaco di Erice Angelo Catalano, si faccia sentire. Per adesso c’è silenzio a Palazzo di Giustizia o meglio se qualcosa si muove è coperto dal caos che la politica ha messo su dopo la notifica a Catalano della misura cautelare. Noi una cosa la vogliamo dire subito: abbiamo l’impressione che fuori dagli uffici giudiziari e investigativi, che vivono per fortuna di vita autonoma rispetto al can can che sta caratterizzando questa inchiesta, qualcuno ha messo mano ad una regia che diffonde tam tam sui social e anche su alcuni organi di stampa. E’ saltato fuori un “superteste” – rimasto non identificato – che sarebbe stato sentito dalla Digos e che si sarebbe rivolto ai giornali perché qualcuno in Procura a Trapani si decida a sentirlo. Ma se è stato sentito da investigatori si presuppone che esista un verbale e i verbali per norma finiscono sui tavoli dei magistrati. Quindi perché rivolgersi, anonimamente, al giornalista? Grave è la cosa se invece la notizia venisse data ai giornali perché una volta scritta servisse a mandare qualche segnale, utilizzando la buona fede del giornalista. Nella vicenda ericina molto è finito scritto sui giornali in questi mesi, e a rileggere certi articoli, che puntualmente un vecchio politico ericino ha postato per mesi sulla sua pagina Facebook, parliamo del noto Luigi Manuguerra, abbiamo l’impressione che menti sopraffine hanno pensato di potere utilizzare la magistratura da una parte e l’informazione dall’altra parte. La magistratura sappiamo come ha risposto, mettendo nero su bianco di non potersi fidare fino in fondo delle registrazioni di colloqui fatte dal consigliere comunale Alessandro Manuguerra e consegnate dal di lui padre Luigi alla Digos (a proposito perché non è andato lui alla Digos): A pagina 27 dell’ordinanza il gip Brignone spiega che l’indagine “prescinde da interessi del consigliere Alessandro Manuguerra”: fino ad oggi gli interessi dei Manuguerra, padre e figlio, appaiono essere solo di natura politica, ossia riuscire a determinare la crisi dell’amministrazione ericina. Con una informazione che talvolta ha fatto da cassa di risonanza durante le indagini, utilizzando più fonti politiche che giudiziarie. Insomma in questa vicenda qualche corto circuito c’è stato, a parte quelli che sistematicamente avrebbero mandato apposta in tilt gli impianti della pubblica illuminazione ericina. Ragionando sugli atti giudiziari, abbiamo l’impressione che gli investigatori dei Carabinieri che hanno lavorato sodo in questa indagine abbiano consegnato alla magistratura più roba di quella che è riassunta nelle quaranta pagine dell’ordinanza del gip Brignone. C’è infatti la conferma che l’indagine in Procura a Trapani è chiusa in numerosi faldoni, insomma ci sono tante carte che raccontano questa brutta pagina ericina. Come ci sono ufficiose conferme che il capitolo investigativo su Erice non è del tutto chiuso a parte l’altra indagine che riguarda episodi relativi alla campagna elettorale del 2017, con consiglieri sotto inchiesta per voto di scambio, come pare esserlo la consigliera Franca Miceli, la stessa che con suo marito Fabio Grammatico è anche indagata nell’inchiesta sull’ex vice sindaco Catalano. Ci sarebbero tante ragioni per indurla ad un passo indietro dalla carica consiliare, ma lei ha fatto sapere di non aver nulla da temere e di attendere d’essere sentita a Palazzo di Giustizia. Tornando allo scandalo scoppiato. Le dichiarazioni dell’ex dirigente dei lavori pubblici architetto Pietro Pedone potrebbero non essere le uniche cose scritte in queste pagine. Ma c’è di certo che Pedone si è presentato dinanzi a magistrati e carabinieri con la voglia di raccontare tutto. E nei suoi racconti non risparmia anche l’ex sindaco Giacomo Tranchida e l’attuale primo cittadino Daniela Toscano, che per mercoledì prossimo hanno preannunciato una conferenza stampa. Pedone ha infatti dichiarato che le ditte specializzate nella pubblica illuminazione con le quali l’ex vice sindaco Catalano manteneva rapporti fin troppo stretti, erano le stesse “che Giacomo Tranchida preferiva per il fatto che conoscevano gli impianti…posso dire che ho sempre avuto l’impressione che sia il sindaco Toscano che il vice sindaco Catalano nella scelta delle ditte fossero mosse da interessi personali ma è semplicemente una sensazione…”. Pedone ha ricordato però di “essere stato osteggiato dal sindaco Toscano quando introdusse alcune nuove regole nella gestione di questi lavori. Ma le pressioni maggiori e secondo i pm fuorilegge sono state quelle di Catalano. Pm e gip infatti analizzando i comportamenti dei sindaci Tranchida e Toscano, li hanno distinti da quelli illeciti del Catalano, riconoscendo in quei comportamenti atti propri della responsabilità di un sindaco. Attorno al sindaco Toscano si sono adombrati i sospetti su una mancata denuncia, ma anche in questo caso l’analisi giudiziaria ha riconosciuto che la Toscano non aveva tutti gli elementi a disposizione per valutare una denuncia. Nessuna omissione e nessun illecito sebbene le campane della politica insistono con il dire cosa diversa. Ma ovviamente l’interesse di certuni non è quello di far chiarezza ma creare nebbia. Unica scivolatura, sollevata per inciso dal gip, quella di non avere revocato per tempo l’incarico a Catalano, pur avendo contezza – il sindaco Toscano – del suo operato opaco e discusso. Nell’ordinanza infatti sono finiti scritti alcuni giudizi e commenti del sindaco Toscano nei confronti del suo vice, “Angelo Catalano secondo me ha perso il lume della ragione…ancora non l’ha capito…glielo ho detto in tutte le lingue…confonde troppe cose …non capisce il ruolo che ha lui è un pubblico ufficiale” e poi ancora parlando con l’assessore Simonte: “il bello che voleva fare il sindaco …così lo arrestavano in quattro e quattr’otto chissà cosa avrebbe combinato”.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.