L’Ospite: Salvatore Inguì. Riflessioni ad alta voce a proposito di un post scritto su Facebook da don Crociata, sacerdote a Castellammare del Golfo
Pubblichiamo un articolo a firma di Salvatore Inguì quale coordinatore provinciale di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. E’ una riflessione ad alta voce a proposito di un intervento scritto su Facebook da don Michele Crociata, sacerdote a Castellammare del Golfo, che ha ritenuto muovere un rimprovero a don Luigi Ciotti, presidente di Libera, per il suo attivismo, sostenendo che l’errore di don Ciotti è quello di non occuparsi a fare il prete e di dir messa. Ora, a parte il fatto che spesso ci è capitato di incontrare don Ciotti anche durante le sue celebrazioni all’altare di diverse chiese d’Italia, e quindi don Crociata è scivolato su una clamorosa svista, pubblichiamo ben volentieri l’articolo di Salvatore Inguì condividendolo in pieno e facendolo nostro.
“In questi giorni mi è capitato di leggere su Facebook un post che mi ha incuriosito.
Il 7 febbraio scorso, quando è circolata la notizia che la sindaca del comune di Oderzo in provincia di Treviso, decideva di non concedere a Don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera, il teatro comunale Cristallo per un incontro cittadino contro la mafia. La sindaca non desiderava che Ciotti si esprimesse sul tema dei migranti e neppure esprimesse giudizi sull’operato del leader leghista Salvini. Quasi a voler rispondere a questo tema giunge un post lapidario su Facebook, che così recita “io, al posto di Ciotti, preferirei fare il prete invece di andare in giro a fare il politico”. La firma del post è di Michele Crociata. Il post desta in me curiosità ed interesse perché a scriverlo è un parroco di Castellammare del Golfo. Ora ciò che suscita qualche riflessione è: che vuol dire oggi fare il prete, secondo Don Michele Crociata? Quale modello di prete Don Michele Crociata indica a Don Luigi Ciotti? La risposta pare contenuta nella stessa domanda: ” invece di andare in giro a fare il politico”. Ora, a parte il fatto che Don Crociata ha un profilo Facebook di spunti e di notizie di natura prettamente politica (Foibe comuniste, foto con l’onorevole Musumeci e altro materiale propagandistico), che intende in questo caso don Michele Crociata? Don Ciotti va in giro e la sua politica è sui temi dell’antimafia, della Giustizia sociale, contro la corruzione, per l’impegno costante nell’ essere cittadini attivi ed ispirati. Quindi don Michele Crociata chiede a Don Ciotti di non andare in giro a parlare contro la mafia o, anche, visto il momento storico in cui si inquadra la pubblicazione del post, è la vicenda del teatro negato a Luigi Ciotti, di non andare in giro a parlare sui temi della migrazione, della accoglienza, e contro le scelte del ministro Salvini. E su questo punto don Michele Crociata è coerente dato che scorrendo i post della sua pagina non una sola parola è riservata contro mafia e corruzione, certamente fenomeni non estranei alla sua bella cittadina del golfo. Non una parola sugli episodi di estorsione e di violenza che i suoi concittadini hanno operato a danno di altri suoi concittadini. In un momento in cui le Procure e gli osservatori di fatti sociali richiamano l’attenzione perché si rinnovi il contrasto alla criminalità organizzata che ha cambiato pelle e strategia, affinché i cittadini cooperino per la realizzazione di società che si ispirano maggiormente ai valori della legalità , nel rispetto dei valori democratici, don Michele Crociata chiede, di fatto, che Ciotti non vada in giro a fare il politico e che invece faccia il prete. Concetto questo che in realtà troviamo esplicitato in un messaggio che già fu di Totò Riina quando si esprimeva dichiarando che questo Don Ciotti avrebbe dovuto fare la stessa fine di quell’altro, alludendo a Don Pino Puglisi, assassinato dalla mafia nel 1993, e che meglio sarebbe stato per entrambi se avessero continuato a fare soltanto i preti e a dire la loro messa. A seguire il post di don Michele Crociata troviamo alcuni commenti, uno dei quali fa notare “Ma Don Sturzo che faceva?” e la risposta immediata di don Michele Crociata è stata la seguente: “Don Sturzo non faceva politica andando in giro per l’Italia, ma operava con discrezione per educare e formare i laici cattolici in un tempo in cui essi erano costretti alla emarginazione socio-politica in una dittatura anticattolica”. Questa buffa risposta pone inevitabilmente la domanda se don Michele Crociata è convinto di ciò che dice? Già fa un po’ sorridere pensare che il fondatore del Partito Popolare che tanta influenza ha avuto nella storia del nostro Paese e non solo, possa essere nella visione di don Michele Crociata quasi un personaggio che di nascosto, loscamente, sussurrava, guardingo e circospetto, per non farsi sentire o vedere troppo. Ma io non posso credere che don Michele Crociata non sappia invece che don Luigi Sturzo ha girato in lungo ed in largo non solo tutto il nostro territorio nazionale ma si è spinto fin oltre l’oceano a New York senza tralasciare altri paesi d’Europa come ad esempio l’Inghilterra. Qualche altro commento fa notare a don Michele Crociata che “tutti i preti fanno politica, quello che conta, come dice il catechismo della chiesa cattolica, bisogna farlo seguendo i dettami della chiesa”. Ma don Michele Crociata è immediato e perentorio ancora una volta nella sua risposta: “e i dettami della chiesa dicono proprio questo, un prete non può andare in giro per l’Italia facendo politica. Deve invece operare nella propria diocesi come cooperatore del suo vescovo. Ciò che ormai da molti anni Don Ciotti non fa”. Io ho cercato fra tutti “i dettami della chiesa” e non ho mai trovato nulla che possa ricondurre a questa affermazione. Anzi posso dire di aver trovato l’esatto contrario relativamente andare a predicare il Vangelo a tutti gli angoli della Terra. O ancora l’esortazione ad essere testimoni vivi della parola di Cristo. Non ho trovato nessuna esortazione rivolta ai preti a starsene confinati e muti all’interno delle loro parrocchie. Anche perché don Michele Crociata pare usare l’espressione “con discrezione” come sinonimo di “prudentemente”, o “senza dare troppo nell’occhio”, quasi a volersi muovere dietro le quinte. Ma a queste immagini e a queste parole assocerei la parola “tiepidamente” ma nel farlo mi sovviene una frase evangelica dove Gesù tuona ” mio padre vomita i tiepidi”. Ora io non voglio rubare il mestiere né a don Michele Crociata e né a Don Luigi Ciotti, anche perché non solo non sono prete ma forse manco più cattolico ma quando ero più giovane ero un diligente lettore del Vangelo. Ma oggi l’argomento che più mi preme è: cosa spinge un prete, don Michele Crociata, in un territorio ad altissima presenza mafiosa, come è Castellammare del Golfo, ad esortare un suo collega a stare zitto e a starsene beatamente in parrocchia? Perché un prete come don Michele Crociata sente impellente e prepotente il bisogno di accendere e sostenere un dibattito, seppur virtuale sui social, contro un uomo, oltre che un prete, che è un punto di riferimento della lotta contro le mafie e la corruzione in Italia e non solo? Come mai il suo lavoro di Apostolo del vangelo, il cui comandamento principale a cui doversi ispirare sarebbe “Ama il prossimo tuo come te stesso” non si traduce mai in un messaggio ai mafiosi, ai corrotti e ai vari corruttori della sua bella cittadina, che ha visto più volte i propri abitanti alle prese con mafiosi e con estorsori e che avrebbero avuto bisogno di protezione, cura, sostegno solidale. Perché nessun post mai contro gli uomini delle mafie o del malaffare, e perché mai nessun post a conforto delle vittime Innocenti delle mafie? O forse dovrei chiedere a don Michele Crociata se per caso non la pensi come qualche illustre suo collega, alto prelato, che all’indomani della strage di Ciaculli sosteneva che la mafia non esisteva e che era una invenzione dei giornalisti? Perché se la mafia non esiste e la corruzione e il malaffare e diritti negati e la povertà ed il bisogno di impegno, di lotta e di speranza non sono un bene di cui si sente la mancanza, allora fa bene don Michele Crociata a chiedere a Luigi Ciotti di starsene in parrocchia a fare le messe. Se invece l’Italia è ancora preda delle mafie, di politici corrotti che anziché fare gli interessi della collettività pensano solo ad accumulare potere o ricchezza allora chiedo a don Michele Crociata cosa deve fare un prete? Cosa fa don Michele Crociata? A quale dettami della chiesa si appella per rimanersene in parrocchia, senza andare in giro e senza fare politica? Del resto ci sarà un motivo se tanti giovani come me, che hanno creduto che il cambiamento rivoluzionario potesse avvenire anche seguendo la via indicata dal Vangelo e dentro le organizzazioni cattoliche, ad un certo punto hanno abbandonato i banchi delle chiese. E del resto se pertanto, troppo tempo, e forse ancora oggi, la mafia ha potuto proliferare e radicarsi in maniera così perversa forse è anche grazie ai tanti don Michele Crociata che ritengono di non andare in giro a fare politica ma fare solo i preti!
Salvatore Inguì coordinatore provinciale di Libera a Trapani”.