Quando l’altro giorno ho letto la notizia, lanciata da alcune agenzie di stampa, non ci potevo credere, e invece era proprio vero: “un terzo delle canzoni trasmesse dalle emittenti radiofoniche, nazionali e private, dovranno essere italiane”.
La proposta di legge è di Alessandro Morelli, parlamentare della Lega e Presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera. Stranamente questa proposta di legge, arriva dopo una settimana di fuoco per una polemica nata subito dopo la proclamazione del vincitore di Sanremo, Mahmood, ragazzo italiano con padre di origine egiziane.
Già, il giorno successivo al festival era scoppiato un caso nazionale per quella vittoria e, fin da subito, avevo pensato che un tale clamore avesse dell’incredibile. Perché vedere sui TG e su tanti giornali uomini politici gridare al complotto contro il governo e chiedere di cambiare il regolamento del festival di Sanremo mi era sembrato alquanto scandaloso, considerato i problemi che questo Paese ha. Alla fine ero certo che tutta questa storia, tragicomica, si sarebbe chiusa lì ma… mi sbagliavo.
Oggi, a distanza di pochi giorni dalle polemiche sanremesi, si assiste a una nuova battaglia leghista: “prima i cantanti e la musica italiana”. Da una dichiarazione rilasciata dal On. Morelli sembra che questa proposta di legge sia pensata per la difesa e la valorizzazione della musica italiana e della nostra industria musicale e le tante persone che ci lavorano. Per fare tutto questo la proposta di legge prevede di mettere le mani sui palinsesti musicali delle radio nazionali e private, prevedendo delle percentuali di programmazione tra musica italiana e straniera da rispettare; si parla di un terzo della programmazione giornaliera da dedicare alla musica italiana. Se queste percentuali non saranno rispettate, sono previste sanzioni pesanti per le emittenti radiofoniche. Questo è quanto scritto nella proposta di legge. Una perplessità (o domanda) comunque resta: siamo sicuri che questo sia il sistema migliore per tutelare l’industria musicale italiana e al tempo stesso dare opportunità ai giovani emergenti per creare musica di qualità? Vedremo. Al momento, voler mettere le mani sui palinsesti radiofonici, potrebbe sembrare un primo passo verso il “controllo” di un importante mezzo di comunicazione e, se questa proposta di legge dovesse passare, nulla vieterà domani che altre norme (per il bene italico) si potranno presentare anche per le TV, quotidiani e altri media.
Al contrario di altri, non sono uno che pensa che si stia andando verso una deriva fascista ma che, in lontananza, si inizi a intravedere una deriva sfascista, beh… quello forse si. L’Italia merita di raccontare in Europa e al mondo tutta un’altra storia.