Il supermarket elettorale di Cosa nostra

Operazione “Scrigno”: ecco alcuni politici che andavano a chiedere voti ai mafiosi

Contro di loro pare non esserci alcun tipo di provvedimento giudiziario, sono solo citati, chi più chi meno, nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare contro l’ex deputato Paolo Ruggirello ed altre 24 persone. I nomi sono pesanti e sono quelli di Vito Mannina, architetto, per anni consigliere comunale a Trapani e consigliere provinciale, e di Luigi Manuguerra, politico ericino. Tutti e due leggendo il provvedimento sono andati a bussare alle porte dei mafiosi per chiedere voti, Vito Mannina per se stesso e la figlia Simona, candidati rispettivamente nel 2017 a Trapani ed Erice, Vito Mannina non fu eletto perché quelle elezioni comunali saltarono per le famose vicende giudiziarie che colpirono uno dei candidati a sindaco, Mimmo Fazio, Simona Mannina fu eletta invece al consiglio comunale di Erice. Luigi Manuguerra andò a chieder voti per il figlio Alessandro, poi eletto al consiglio comunale di Erice. Il contatto tra Luigi Manuguerra e Franco Orlando è svelato proprio da una intercettazione tra Franco Orlando e Franco Virga, due boss di mafia scoperti in questa indagine ad interessarsi parecchio di politica, elezioni e raccolta del consenso elettorale: protagonisti del rinnovato rapporto tra mafia e politica, che come hanno sottolineato oggi i pm a Palermo, il procuratore Lo Voi e l’aggiunto Guido, durante la conferenza stampa, costituisce una costante e che si ripete ad ogni consultazione elettorale e il fatto inquietante è quello che è sempre il politico che contatta il mafioso e contratta l’appoggio che il mafioso è disposto a dare. L’impegno elettorale messo in campo dalla mafia anche nelle elezioni comunali del 2017 è stato sottolineato dal gip come una vera e propria “mobilitazione mafiosa”. Secondo quanto scritto nell’ordinanza Luigi Manuguerra con il figlio avrebbero raggiunto Orlando nel suo bar “ per pianificare la loro campagna elettorale”. Luigi Manuguerra in quella occasione avrebbe fatto riferimento a dissidi tra candidati e chiede ad Orlando, “quale garante della raccolta dei voti”, di parlarne anche con Franco Virga: “parlane tu con Franco prendiamo un po’ di voti tu ad Erice che hai…Ma tu che sei un grande organizzatore che dici Diego(Giuseppe Diego Pipitone ndr) c’è la possibilità che passa con noi fra quindici giorni? O vince… la natura testarda dell’uomo o è l’influenza esterna che ci sono…”. Ricevendo il rimprovero di Orlando, che poi parlando con Franco Virga indica il Manuguerra come “quel carabiniere del mago”: “Io ti ho detto sempre da quanto tu… parli un poco assai e c’è chi ne risente”. Ma l’indagine descrive i rapporti stretti con il vertice mafioso trapanese da parte di Vito Mannina, spalleggiato da un altro degli odierni arrestati, Pietro Cusenza, sia per la sua candidatura a Trapani, sia per quella della figlia, Simona, ad Erice. E per consolidare quel patto elettorale gli investigatori dell’Arma hanno anche documentato un incontro tra Franco Virga e l’architetto Vito Mannina

MANNINA: Che faccio ti lascio qualche fac-simile.. qualche cosa oh…

VIRGA: Ma lei lo sa… anche se non me li lasci è lo stesso…

VIRGA lo tranquillizzava dicendogli che gli avrebbe fatto avere almeno 10 voti e che doveva agire con cautela quindi io fino a dieci, perché non è cheposso… fare tanto bordello

MANNINA, comprendendo immediatamente i timori del suo interlocutore nell’esporsi troppo, replicava che una simile circostanza avrebbe sicuramente causato problemiperché è un danno per te… ed è un danno pure per altri!. Il colloquio continuava con Vito Mannina che faceva sapere a Virga che la propria figlia Simona, anche lei candidata al Consiglio comunale di Erice, era stata recentemente assunta all’Ufficio Legale dell’Inps di Trapani, ma Virga non si mostrò sorpreso della notizia, rispondendo si, lo so. E così’ Mannina consegnava i propri fac simili e quelli della figlia. Aggiungeva poi riprendendo il dialogo, il suo ricordo del maresciallo Buracci, soggetto in servizio alla prefettura, arrestato tempo addietro e morto nel corso del processo: “…quando io avevo un amico galantuomo… che poi gli finì male… il maresciallo Buracci”, nostalgie, sottolinea il gip Morosini, dei tempi in cui le pratiche illecite erano all’ordine del giorno, o comunque meno rischiose “allora si potevano fare queste cose… ora no”. Del sostegno alla candidata Simona Mannina i carabinieri hanno sentito parlare durante un colloquio tra Franco Orlando e Pietro Cusenza: “Alla fine che cazzo me ne fotte io l’unica cosa che tiro è per la figlia di Vito va l’unica cosa che mi preme assolutamente va te lo dico bello chiaro tutto il resto… tutto il resto se capita100 voti glieli porta suo suocero… ed è consigliere uscente… Vito 100 voti devi averli per forza sopra sua figlia… e altri 100 li sto portando io”.Il dopo elezioni è raccontato ancora da Cusenza:quando ho fatto salire la figlia di Vito Mannina a me, sua figlia mi ha abbracciato e si è messa a piangere, e mi ha detto Se non era per te io non avevo dove andare, dico sono belle soddisfazioni”. E gli avversari della consorteria mafiosa erano anche oggetto delle discussioni, come nel dialogo tra Giovanni Maltese, altro politico arrestato, Franco Virga e il commerciante Mimì La Russa che metteva a disposizione i suoi locali per i summit. Il giudizio al solito sprezzante ed ebbe come oggetto la candidatura di Tranchida alle comunali: tutti comunisti sono, tutti uno più cornuto dell’altro, tutti con Tranchida sono.

 

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.