Operazione “Scrigno”: in manette è finito Vito D’Angelo capo della famiglia di Cosa nostra nelle Egadi
Il capo del clan mafioso di Favignana è l’agrigentino Vito D’Angelo, uno che a Favignana c’è finito perché detenuto per omicidio e poi da libero c’è rimasto. Al suo servizio un imprenditore marsalese Francesco Russo, una sorta di assessore ai lavori di Cosa nostra sull’isola delle Egadi, pronto a dirimere controversie economiche. Non di meno il ruolo dell’imprenditore Mario Letizia, portavoce di Francesco Virga. Come manovalanza il rumeno Jacob “Andrea” Stelica, uno che oramai da anni trapiantato sull’isola tanto da fare impressione come parli bene il siciliano. Esperto nel fare le bonifiche per scovare microspie o all’occorrenza anche a realizzare intimidazioni, come quella subita dall’imprenditore Antonino Donato. Cosa nostra sull’isola è risultata parecchio attiva, il controllo è quello del capo del mandamento di Trapani Ciccio Virga attraverso anche Francesco Peralta, Filippo Tosto e Vincenzo Ferrara Le indagini hanno consentito di documentare, inoltre, la costituzione della società “V.M. Costruzioni”, intestata fittiziamente a prestanome e direttamente espressione della famiglia mafiosa di Trapani, società interessata al Grand Hotel Florio di piazza Madrice. Tra gli appalti sui quali Cosa nostra voleva mettere le mani quelle dei “Lavori di completamento della rete fognante e realizzazione dell’impianto di sollevamento e riqualificazione del lungomare Duilio”.Un appalto per oltre 700 mila euro. E’ questo uno dei retroscena dell’operazione antimafia “Scrigno”. La mafia, quello che qualcuno indica come sconfitta, è invece riuscita a contaminare le Egadi. Una “famiglia” che non è nemmeno una succursale della cosca trapanese ma che è riuscita a darsi anche una certa autonomia. Nel tempo non sono mancate indagini che hanno segnato la presenza di imprenditori collegati alla mafia o comunque alla cosiddetta “area grigia”, come è stato per l’imprenditore marsalese Salvatore Di Girolamo, coinvolto alcuni anni addietro nelle inchieste su “appaltopoli” della Squadra Mobile di Trapani, e che è venuto fuori anche in altre inchieste, ma stavolta la scoperta è grossa, come viene fuori dall’indagine dei Carabinieri consegnata alla Procura antimafia di Palermo. Gli esiti investigativi hanno fornito elementi che dimostrano, per la prima volta, l’esistenza “di una articolazione mafiosa” sull’isola di Favignana, capeggiata da Vito D’Angelo, 71 anni. Vito D’Angelo si legge nell’ordinanza “Scrigno” del gip Morosini “ ha organizzato la famiglia mafiosa di Favignana, quale referente mafioso di Francesco Virga sull’isola, mantenendo, attraverso il continuo scambio di comunicazioni, un costante collegamento con gli altri associati, organizzando e partecipando ad incontri con gli stessi finalizzati a trattare questioni di interesse dell’associazione mafiosa, tra le quali la acquisizione diretta e indiretta di attività economiche ed il controllo del territorio su Favignana”. L’interesse della cosca di Favignana ha riguardato l’edilizia e scrivono i magistrati “questo veniva esplicitato anche mediante azioni violente, o comunque finalizzate a turbare i liberi imprenditori interessati ai vari lavori”, con la regia di Franco Virga. Le indagini degli investigatori dell’arma hanno consentito di documentare, la costituzione della società “V.M. Costruzioni”, intestata fittiziamente a prestanome, Mario Letizia. Francesco Russo in una intercettazione tradisca, parlando con la moglie, il suo ruolo, raccogliendo la preoccupazione della donna. C’era da organizzare una riunione a casa sua, informa la moglie che devono venire “mio zio Vito e Franco…dimmi una cosa, se ci sarebbe all’improvviso qualche…una riunione da fare… ve ne salite nel salone eventualmente?”. E la moglie schietta, capendo i personaggi che deve ospitare, risponde, “ma mi devi fare arrestare tu a me?”. la riunione serve a convincere un imprenditore, Maurizio Paladino, a versare una somma di denaro, si pensa ad una intimidazione, e Russo è ancora ricco di dettagli, “è per “intenagliare” a Maurizio Paladino, per dirgli che deve portare i soldi, ma se no…”. La donna replica, “tu quando la devi fare, me lo dici che me ne parto!”. Un altro aspetto eloquente è quello della costituzione di una società, la V.M. costruzioni attraverso Mario Letizia e Vincenzo Ferrara, quest’ultimo coinvolto nell’indagine antimafia della Polizia “Peronospera II” che lo indicò come appartenente alla famiglia mafiosa di Marsala. quella società come si capirà da un dialogo tra Francesco Peralta e Franco Virga aveva una finalità “portare tutta l’acqua (i soldi ndr) a questo mulino di qua”. E ci sono precise ragioni per affidarsi a Letizia, “Vedi che qua, tutte cose…tutti i lavori, sono qua di Letizia, perché lui qua a Favignana… dice è agguantato con l’ispettore della finanza… con il Sindaco…” >>. La società nasceva quindi sotto questi auspici, intestatari Mario Letizia e Maria Stella Cardella, moglie di Vincenzo Ferrara. Poi c’è il capitolo del Grand Hotel Florio. I fratelli Virga, Pietro e Francesco, ancora Mario Letizia e Francesco Peralta e un imprenditore compiacente, il farmacista Marcello Pollara hanno investito nel settore alberghiero per mezzo di una società appositamente creata, la P.H.M. s.r.l., acquisendo la gestione di uno degli alberghi più noti dell’isola di Favignana, l’Hotel Florio. Gestione che si è interrotta dopo la scorsa stagione estiva perché la società al proprietario dell’Albergo, ignaro dello scenario mafioso, non ha pagato i canoni d’affitto convenuti. Le intercettazioni hanno svelato che c’era un gruppo di napoletani, tra i quali uno “potente” che si era fatti 30 anni di carcere, interessato a quell’albergo, ma i dialoghi, tra Pollara e Letizia, venivano impostati del tipo, loro hanno questo napoletano, noi abbiamo i Virga. “Non c’è peggio di una cosa, che quando uno è buono farlo diventare cattivo”commentava Letizia, come a voler dire se i napoletani insistono nell’intromettersi noi sappiamo farci sentire. Sembra risentire il vecchio capo mafia di Trapani Vincenzo Virga quando gli capitò di commentare l’intromissione di altri mafiosi nei suoi affari, “a casa di Pilucchedda altri suonatori”.Intenzioni che poi diventavano più chiare per il colloquio tra Pollara e Franco Virga, “voi dovete solo entrare… e appendi il cappello!”. Nasceva così la PHM srl, con i Virga nel retrobottega di questa società. La società è tra i beni sequestrati nell’ambito dell’operazione “Scrigno”. L’Hotel non è stato oggetto di sequestro.